Il mondo magico festeggiava, quella notte. Lord Voldemort, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, era caduto. Per mano di un bambino - che già tutti chiamavano il bambino sopravvissuto - il più grande mago oscuro di tutti i tempi era caduto.
Rispetto a chi festeggiava, erano in pochi quelli sovrastati dal dolore per la morte di chi, quel bambino, l'aveva amato più della sua stessa vita.Nella casa dalla facciata orribilmente deturpata nel piccolo villaggio di Godric's Hollow, il primo ad entrare dopo l'accaduto fu Severus Piton, che con uno sguardo quasi indifferente superò il corpo di James Potter,accasciato sulla soglia, dove come uno stupido aveva tentato di fermare il Signore Oscuro senza nemmeno stringere una bacchetta nella mano.
Fu solo mentre procedeva salendo le scale che il terrore iniziò a pervadere l'uomo dagli unti capelli corvini: sapeva di non potersi fidare della parola di LordVoldemort, ma fino a quel momento non aveva potuto credere che fosse accaduto veramente. Che Lily, la sua Lily, fosse morta veramente. Come si poteva uccidere qualcosa di così puro, di così bello, di così meraviglioso? Come si poteva uccidere Lily Evans? Non poteva essere così. Eppure, oltre la porta staccata dai cardini,tutto ciò ch'egli fu in grado di fare fu gettarsi a terra di fianco a quel corpo senza vita ch'era stato tutto ciò ch'egli avesse mai amato e lanciare un urlo di disperazione.
Del pianto del bambino dagli occhi verdi, come quelli di lei, non si rese nemmeno conto. L'unica cosa che riuscì a penetrare il suo dolore, fu un altro urlo, lo specchio di quello che lui aveva lanciato vedendo Lily, i suoi capelli di fuoco ed i suoi occhi smeraldini chiusi,accasciata a terra. Seppe di doversene andare, e mai alcunché gli era costato tanto come alzarsi dal pavimento sapendo che mai più avrebbe visto quel viso se non nei suoi ricordi. Nemmeno uno sguardo al bambino - c'era spazio solo per lei nei suoi occhi - e sparì.Sulla soglia, in un dolore ch'era probabilmente l'unico a poter essere più forte di quello provato da Severus Piton, v'era Sirius Black, che aveva appena perso tutto ciò in cui avesse mai creduto. Aveva scoperto, che una delle persone che aveva considerato come un fratello per tanti anni aveva tradito quello che un fratello per lui lo era veramente,causandone la morte. Aveva perso la sua famiglia, l'unica vera famiglia che avesse mai conosciuto in vita sua. Ed oltre a tutto ciò,si sentiva in colpa. Perché era stato lui a suggerire a James e Lily di cambiare Custode Segreto senza dire nulla a nessuno. Era stata tutta colpa sua, se adesso erano morti.
Ma non erano morti tutti.
Fu il pianto del piccolo Harry a dargli nuovamente speranza per qualche istante. Harry Potter,il suo figlioccio. Avrebbe dovuto prendersi cura di lui, ora, e l'avrebbe fatto dando tutto se stesso in ogni istante. Per James. Per Lily. Ed anche per se stesso.
Salì le scale quasi di corsa, sforzandosi di non cedere nuovamente al dolore quando a terra vide Lily, proprio davanti alla culla del suo bambino.
Vedendo un volto tanto noto, il piccolo Harry smise di piangere e tese le braccia verso Sirius, che fu la prima persona a vedere ciò che era rimasto della maledizione fallita di Voldemort sul piccolo volto del bambino: una cicatrice a forma di saetta sulla fronte che l'avrebbe segnato per sempre. Tutti l'avrebbero riconosciuto, ovunque fosse andato. Ed a lui sarebbe toccato il compito di proteggerlo.
Prese in braccio il piccolo Harry e fece in modo che nascondesse il viso contro la sua spalla, perché non dovesse vedere i suoi genitori sul pavimento, ed uscì dalla casa distrutta dove, mentre s'avviava verso la sua motocicletta, udì un rumore di passi pesanti.
Estrasse prontamente la bacchetta, ma chi si trovò di fronte era sorprendentemente un amico.
«Sirius...» disse l'uomo che pareva un gigante, con voce rotta dal pianto.
«Hagrid» replicò quello che in realtà era ancora un ragazzo, ma che non lo sembrava più da quando la guerra era iniziata. «Cosa ci fai qui?» aggiunse poi, con fare sospettoso.
«Silente m'ha chiesto di venire» rispose lui, prima di soffiarsi il naso in un fazzoletto tanto grande da apparire come una piccola tovaglia.
Un lampo di comprensione attraversò gli occhi di Sirius, ma volle comunque provarci: «Posso occuparmi io di Harry, Hagrid. Sono il suo padrino, è compito mio».
«Sono d'accordo, Sirius. Ma Silente c'ha già mandato una lettera alla sorella Babbana diLily»
«Ma quella la odiava, Lily! Odiava lei, James e anche Harry. Come può Silente pensare dimandare il mio figlioccio in quella topaia Babbana?» quasi urlava ora, il bel viso sfigurato dal dolore, dalla rabbia, dall'odio...
«Silente c'ha sempre una ragione, Sirius. Non possiamo pretendere di conoscerle tutte ma sono sicuro che sa cosa sta facendo».
Era vero. Era stramaledettamente vero. Eppure non poteva rassegnarsi a lasciarsi strappare anche l'unico scopo che alla sua vita era rimasto, a meno che...Vendetta.
«Prendi la mia moto, allora. A me non serve più», baciò Harry sulla fronte e lo pose tra le mani tremanti di Hagrid.
«Dove andrai?» gli chiese il gigante.
«Prenditi cura di lui, quando verrà ad Hogwarts» rispose invece Sirius con un sorriso, poi sparì con uno schiocco. Avrebbe riso ancora una volta, quella stessa notte, e sarebbe stata l'ultima per lungo tempo.«Lo farò» sussurrò Hagrid, per poi andare con passo pesante alla grossa motocicletta.Harry Potter lo osservava con sguardo curioso, segnato da quella che sul viso di un bambino era un'enorme cicatrice. Una lacrima scese sul volto di quell'uomo gigantesco, andando presto a scomparire nella folta barba, mentre si guardava attorno osservando le macerie di quella che era stata una casa accogliente e, nonostante la guerra,felice.
James Potter e Lily Evans erano state due persone stupende, e non riusciva nemmeno ad immaginare che lì dentro potessero esservi i loro corpi privi di vita senza che una morsa gli si stringesse attorno al cuore:Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato era stato sconfitto, ma a che prezzo? E poi... Era davvero caduto?
Nonostante avesse la prova vivente tra le braccia del fatto che qualcosa era davvero successo, non riusciva a capacitarsi del fatto che un male tanto grande potesse essere sconfitto da un bambino ancora in fasce,quando due dei più promettenti maghi della loro generazione erano stati uccisi in un lampo verde, come tanti altri prima di loro.
Si accorse che era tardi, ormai albeggiava, e doveva andare: il bambino doveva raggiungere la sua nuova famiglia, e la strada da fare era lunga e avrebbe dovuto fare attenzione a non essere seguito: quegli orribili Mangiamorte presto sarebbero arrivati a cercare il loro Signore, e lui non aveva la minima intenzione di mettere le loro vite in pericolo.
«Meglio che andiamo,eh?» borbottò.
Fece partire la motocicletta ed essa prese vita con un rombo simile ad un tuono che spaventò il piccolo Harry.
«Sta' tranquillo, Harry. Non ti faccio succedere nient'altro di brutto questa notte».
Chissà come, lui parve comprenderlo. Lo squadrò con i suoi occhietti verdi e rimase in silenzio mentre si sollevavano in cielo diretti verso il Surrey.
Pareva che gli piacesse, stare per aria. Si guardava in giro e a volte rideva piano piano,allungando le manine verso il cielo.
Ancora una volta, Hagrid dovette trattenere le lacrime: certo che sorrideva. Mica si rendeva conto che la sua mamma e il suo papà non li avrebbe più rivisti,ancora.
Forse non se li sarebbe nemmeno ricordati, quando sarebbe stato più grande, e questa era una cosa alla quale, si ripromise, avrebbe rimediato.
Avrebbe tanto voluto che il Professor Silente avesse lasciato che fosse Sirius a prendersi cura di Harry: così sarebbe stato certo che avrebbe avuto una vita il più possibile felice, come si meritava di certo.
Ma quei Babbani... Lily era sempre stata gentile, nel parlare della sorella e di suo marito, ma se anche la metà di ciò che diceva James era vero,allora Harry avrebbe avuto un'infanzia a dir poco difficile. E pensare che era già famoso.
Andando a casa dei Potter, aveva già incontrato persone che per strada brindavano al bambino sopravvissuto, che festeggiavano in pieno giorno senza nemmeno tentare di confondersi con i Babbani. Come potevano non essere nemmeno un po' tristi?
Ed erano degli sciocchi, pensò di nuovo, perché Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato era troppo malvagio per morire senza lasciare alcuna traccia ed una sola cicatrice su un neonato. Per quanto straordinari i poteri di Harry potessero essere, era solo un bambino, accidenti.
Un bambino, che aveva perso i suoi genitori e nemmeno se ne rendeva conto.
Un bambino che avrebbe passato la sua infanzia tra Babbani così diversi da lui.
Un bambino che sarebbe stato un grande mago, un giorno.
Un bambino al quale in quel momento migliaia di persone brindavano senza che lui avesse la minima idea del perché: "a Harry Potter, il bambino sopravvissuto".
Un bambino che gli si addormentò tra le braccia mentre volavano sopra Bristol e che pareva infinitamente vulnerabile, con quel segno rosso sulla fronte e che, ribadì mentalmente la promessa che aveva fatto a Sirius Black, avrebbe protetto sempre.Un bambino, solo un bambino... che aveva cambiato la storia.
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OWL AWARDS || FENICE
FanficQuesto è il libro in cui pubblicherò tutte le storie scritte per il concorso OWL AWARDS indetto da Ali_di_pagine, con il nickname di Fenice.