«Zitto e soffri!»

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Gabriel si guardò nello specchio esaminandosi il livido che gli macchiava una delle ali, sapeva che Sam era irruento ma avrebbe preferito che usasse questa sua dote per tirarlo a sé non per scaraventarlo via.
"L'ultima cosa di cui ho bisogno è un fidanzato manesco..." pensò.
Sapeva che non l'aveva fatto apposta, tuttavia era deciso a dargli una bella lezioncina per fargli ricordare che certe azioni possono lasciare il segno e anche piuttosto vistoso...

Quando Sam arrivò, lo fece entrare poi gli chiese: «Allora, ser Winchester, sei pronto a subire la tua giusta condanna?»
«Sì, Gabriel.» Sam gli s'inginocchiò prontamente davanti, guardandolo con un misto di pentimento e desiderio.
«Ottima risposta» ridacchiò l'avvocato, scompigliandogli i capelli, «ma ho pensato a un altro genere di punizione. Seguimi.» Lo condusse in bagno dove c'era la vasca mezza piena con la schiuma.
«Siccome sei in castigo» disse Gabriel, cominciando a spogliarsi, «oggi niente Torta Paradiso, però ti concedo l'immenso onore di lavarmi la schiena.» Entrò nella vasca.
In un primo momento Sam non capì che cosa volesse dire, poi comprese: quel giorno non avrebbero fatto l'amore. Ci rimase molto male ma in fondo se lo era meritato. Si guardò intorno per cercare una spugnetta.
«Sammy» disse Gabriel, guardandolo con la testa inclinata e sfarfallando le ciglia, «perche non entri anche tu? È vero che sei in castigo ma chissà che nel frattempo tu non riesca a farmi cambiare idea?»
«Subito» rispose Sam sorridendo e si spogliò. «Spostati un po' in avanti, Gabe» gli disse entrando con cautela e si sistemò, sedendoglisi dietro. Sentì sotto di sé qualcosa di gommoso, probabilmente il tappetino antiscivolo. Cercò di allungare le gambe ai lati del suo ragazzo ma non poté distenderle completamente, perciò dovette tenerle piegate.
Accidenti quanto era piccola!
Prese una spugnetta che era sul bordo, la inzuppò nell'acqua insaponata e annusò la schiuma che era rimasta sopra, sembrava che profumasse di vaniglia, possibile?
Conoscendo Gabriel, tutto lo era.
Iniziò a strofinargliela con dolcezza sulla schiena. «Ti sto facendo male?» gli chiese, quando la passò intorno al livido nero-bluastro che gli deturpava la pelle. Si sentiva ancora male nel ripensare a quel momento, tanto più che non erano stati scoperti e quindi avrebbe potuto benissimo lasciarsi andare a un po' di effusioni...
«No, non ti preoccupare» ansimò Gabriel. Tremava un po' ma non certo per il freddo (l'acqua era quasi bollente).
«Vieni più vicino» disse Sam, afferrandolo gentilmente per i fianchi e tirandolo verso di sé.
Gabriel afferrò i bordi della vasca e si spostò indietro, appoggiando la testa sul suo petto muscoloso e chiudendo gli occhi, mentre Sam passò a insaponargli il petto, poi scese sull'addome e si soffermò sull'ombelico, facendo delle spirali e provocandogli un fremito in tutto il corpo.
Si chiese se Sam avrebbe continuato a scendere ma si era fermato esitante. Aprì gli occhi per fissarli nei suoi e vi lesse dentro lo stesso desiderio che provava lui. Alzò la testa per baciargli il collo.
Sam posò la spugnetta e gli accarezzò il viso. «Ti amo tanto» gli sussurrò all'orecchio, passando ad accarezzargli i fianchi. «Andiamo a farlo adesso!»
«No, sei in castigo, soffri in silenzio» rispose Gabriel, voltandosi e cominciò a strusciargli il proprio fondoschiena esattamente , il bastardo.
Era la tortura più dolce che Sam avesse mai provato e dovette stringere le mascelle per resistere.
Le mani di Sam si spostarono dai fianchi per accarezzargli il morbido ventre, mentre continuava a baciarlo sulla nuca e alla base del collo, facendolo rabbrividire di piacere. Chissà se a Gabriel sarebbe piaciuto se gli avesse titillato i capezzoli...
La reazione fu quasi immediata: gemendo, inarcò la schiena, spingendo il fondoschiena ancor più indietro (e facendo strabuzzare gli occhi a Sam) e il petto in avanti contro le sue mani.
Sam sentiva che stava per scoppiare e tolse la destra dall'accarezzare Gabriel per...
«Sam, tieni le mani dove possa vederle o sentirle!»
«Ti prego... Non resisto più...» Il desiderio gli stava imperlando la fronte di sudore freddo.
«La prossima volta che ti bacerò nel gabinetto dell'ufficio, mi spingerai ancora via?»
«No! Mai più! Te lo giuro!»
«Neanche se entrassero Raphael o i titolari?»
«Neanche se entrasse la Trinità in persona! Adesso possiamo...?»
«Mi sembri abbastanza pentito... D'accordo, sta fermo lì.»
No, seriamente pensava di far sesso in quella bacinella d'acqua?
Continuando a dargli le spalle, Gabriel si appoggiò su di lui a pancia in giù e si mise con attenzione sul suo membro. Appoggiò le mani al fondo della vasca e iniziò a muoversi, a volte lentamente a volte più veloce, conducendo il gioco, mentre Sam lo accompagnava tenendolo per i fianchi e impazzendo dal piacere.
Il ragazzo non aveva mai provato prima un simile godimento: era un delizioso tormento non poter decidere lui il ritmo delle spinte ma lasciar fare all'estro del suo compagno.

Quando uscirono dalla vasca, Gabriel prese il proprio accappatoio dall'appendino, lo indossò e gliene porse uno bianco molto lungo. «Spero che ti vada bene. La commessa continuava a far storie, prima insistendo che non era della mia taglia, come se non lo sapessi! Poi voleva incartarmelo...» Scrollò la testa divertito.
Sam lo indossò: era perfetto.
«Come vedi, conosco alla perfezione le tue misure!» gli disse strizzandogli l'occhio.
Sam arrossì leggermente. «Sai, Gabriel?» disse, mentre si abbracciavano, asciugandosi a vicenda. «Mi è piaciuta molto questa punizione, potremmo rifarla qualche altra volta.»
«Sono d'accordo» rispose Gabriel. «Pulisci tu qui, vero?» Indicò la vasca e gli schizzi d'acqua per terra. «In cucina troverai il mocio e quando avrai finito, c'è un piatto di focaccine alla cannella che ti aspetta.»



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