3. Viaggio per la vita

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Shion inserì l'ID card nel card-reader dell'Ufficio Amministrativo del Parco. La porta si aprì senza far rumore e il sistema di filtrazione dell'area ed il controllo della temperatura si attivarono. Non c'era ancora nessuno in ufficio. Era strano che Yamase non fosse già arrivato. Avviò il Sistema Amministrativo del Parco. Era l'inizio di una nuova giornata di lavoro.
  "Buongiorno." Un'immagine del municipio, il Moon Drop, fece la sua comparsa insieme al saluto. "La sua incrollabile fedeltà alla Città"
  Posizionò la mano sull'immagine del Moon Drop e recitò lentamente.
  "Giuro ora e sempre la mia incrollabile fedeltà alla Città di No.6."
  "La nostra gratitudine per la sua lealtà. Si impegni al meglio nel suo lavoro giornaliero con sincerità e orgoglio come un buon cittadino della Città." Il Moon Drop scomparve e venne rimpiazzato con un report delle condizioni di tutti gli organismi del parco. Shion tirò un sospiro di sollievo. Il rituale giornaliero di alleanza era diventato una fonte di disagio per lui. Anche se tra i rami più lontani, l'Ufficio Amministrativo del Parco era comunque sotto affiliazione diretta della Città. A tutti gli impiegati era richiesto di giurare fedeltà alla città ogni mattino. Se si fossero rifiutati, avrebbero perso il lavoro.
  In realtà non era un grosso problema. Si trattava solo di posare la mano sul display e recitare le stesse parole. Shion provò a scacciare il pensiero, ma quelle parole logore, banali e l'intera assurdità del rituale stesso lo riempivano sempre di disgusto. E per dover ripetere quel ridicolo ed insignificante rituale ogni mattina, l'orgoglio ferito di Shion bruciava. Ricordò che anche Safu si era lamentata della stessa cosa. Anche il laboratorio in cui lavorava la ragazza operava sotto il controllo diretto della Città, quindi anche lì il rituale di fedeltà era obbligatorio.
  Shion soffiò leggermente sul palmo della sua mano. Era inutile lamentarsi. Fino a quando sarebbe stato un cittadino di No.6, fino a quando abrebbe vissuto in città, era inutile consumarsi a causa dell'orgoglio. Questo continuava a ripetere a se stesso.
  La porta dell'ufficio si aprì e vi entrò Yamase. Dietro di lui si trovava una donna che a prima vista sembrava avere una ventina d'anni. Yamase la chiamò tenendo la voce bassa, ma lei scosse la testa, fece un leggero inchino col capo ed andò via di fretta. Era una donna minuta con dei lunghi capelli.
  "Ho capito..." Shion fermò le mani sui pulsanti di controllo e si voltò per fissare il volto quadrato e spigoloso di Yamase.
  "E' raro vederti con una donna, Yamase-san. Può essere che lei..." stava per dire 'è la tua ragazza' ma chiuse prontamente la bocca. Yamase era seduto alla sua postazione, recitando il giuramento di alleanza alla Città. La sua espressione era tesa. Shion riusciva a capire dal suo volto che non era il momento giusto per scherzare.
  "Yamase-san, c'è qualche problema?"
  "Shion, quella donna..." Yamase si fermò e si girò verso Shion, "E' la moglie dell'uomo morto ieri."
  "Huh?"
  Significava che erano una coppia con una grossa differenza di età. No.6 non aveva grandi restrizioni riguardo i matrimoni, purchè celebrati tra due cittadini registrati e consenzienti. Anche se la coppia non avesse ottenuto un certificato ufficiale di matrimonio non era un problema. Il problema principale era essere in grado di preparare un ambiente appropriato per un bambino nel caso avessero deciso di avere figli. La nascita dei bambini non era permessa ad individui che non possedevano gli standard dei criteri della città. Shion non aveva idea di quali fossero questi criteri. Non di meno, la gente era libera di sposarsi ed una coppia di due persone con così tanta differenza di età non era nulla fuori dall'ordinario.
  "Ha detto che avevano solo tre anni di differenza," disse Yamase con calma. Shion non riusciva a capire. "Era tre anni più grande di lei," ripetette Yamase.
  "Tre anni... ma..."
  Yamase fece di sì con la testa. "Quell'uomo aveva solo 31 anni."
  "Non è possibile!" esclamò Shion incredulo. "Non può essere. Il corpo era quello di un anziano, in qualunque modo la si metta"
  "Già," disse Yamase, gravosamente. "Anche io non riuscivo a crederci. Ma il corpo non è stato restituito ancora alla signora. È ancora trattenuto presso il Dipartimento."
  "Trattenuto? Stai dicendo che non sono riusciti a stabilire la causa della morte nemmeno dopo l'autopsia?"
  "Immagino sia quello il significato."
  Non riuscivano a scoprire la causa della morte. Shion non riusciva ad immaginare una causa di morte che la tecnologia medica di prima linea di No.6 non fosse in grado di decodificare. La medicina aveva da tempo il pieno controllo sull'analisi di un organismo fino alla scala del nanometro. Un micrometro era 1000 volte più largo del nanometro. Qualsiasi malattia a livello cellulare sarebbe dovuta essere estremamente facile da identificare ed analizzare.
  Shion sentì un brivido. Un Rigor Mortis anormale, la sua decomposizione ed il corpo che aveva lasciato era esattamente quello di un anziano...cosa significava tutto questo? Non ne aveva idea.
  In quel momento la voce di Yamase parlò nuovamente.
  "Alla signora è stato detto che è morto per un incidente nel parco e di aspettare una prossima chiamata quando sarà stabilita la causa della morte. È venuta qui oggi chiedendo se poteva almeno vedere dove era accaduto l'incidente."
  "Incidente? Sciocchezze!"
  "Hai ragione, è un mucchio di sciocchezze. E il fatto che le abbiano detto che si è trattato di un incidente è stata una grossa menzogna" rispose Yamase, grattandosi con vigore il collo per l'irritazione.
  "Yamase-san, perchè il Ministero avrebbe dovuto mentire? E non è strano che sembra non riescano a trovare la causa della morte?"
  "Sì... questo incidente è pieno di domande irrisolte."
  "Se il dipartimento non riesce a spiegarlo, potrebbe trattarsi una di morte di cui non ci sono precedenti?"
  "Senza precedenti?"
  "Quell'uomo è morto per qualcosa di totalmente sconosciuto fino ad oggi, qualcosa che nessuno ha mai sperimentato prima...è mai possibile?"
  "Shion... che stai..." la voce di Yamase si affievolì. Il suo volto era pallido. Shion pensò che anche la sua faccia doveva apparirgli così in quel momento.
  "Ci prendiamo un caffe, che ne dici?" Yamase si alzò in piedi improvvisamente, come se non potesse sopportare ancora a lungo quell'atmosfera tesa. Shion si alzò velocemente in piedi dopo di lui.
  "Oh, lascia che..."
  "No, lo preparo io. Ti piace con molto latte nel tuo, vero Shion?"
  "Grazie." Shion si fermò. "Dunque...ma chiunque potrebbe guardare il corpo e dire che non si tratta di un incidente, giusto?"
  Yamase si girò verso di lui. Il suo solito volto gentile era stranamente contorto.
  "Yamase-san?"
  "Shion, i cadaveri possono essere modificati."
  "Huh?"
  "Io..." Yamase esitò. "Prima di iniziare a lavorare qui, lavoravo all'Ospedale Centrale Municipale. Il mio lavoro era quello di modificare i cadaveri."
  "Modificare...cosa vuoi dire?"
  "Non dovrei dirlo a nessuno, ma..." Yamase esitò. "Shion, hai mai visto un cadavere prima d'ora?"
  "Una volta, al funarale per il mio nonno materno. Vidi il suo corpo in una bara alla veglia."
  "Com'era?"
  "Come... ? Sembrava in pace. Non sono tutti così?"
  "Lo pensi davvero?"
  "Mi stai dicendo che non lo sono?"
  La tecnologia medica aveva fatto enormi progressi non solo nel campo del trattamento e della prevenzione delle malattie ma anche nel sollievo del dolore. La tecnologia del presente poteva aiutare in tutto, che si trattasse di un incidente o di una malattia, spaziando dal dolore durante un intervento ai problemi respiratori, eliminare il dolore e gli attacchi nei momenti prima di morire. Le persone abbandonavano le loro vite liberi dalle sofferenze e morivano tutti con un'espressione serena sul volto. Questo era quello che era stato detto a Shion.
  Yamase gli passò una tazza di caffè. Abbassò lo sguardo e piegò il collo per grattarlo, come per evitare lo sguardo di Shion.
  "Tutti questi discorsi sulla tecnologia medica di prima linea mi stanno facendo venire mal di testa," disse Yamase lentamente. "Ma quello che so è che... non importa quanto sia sviluppata la tecnologia, è impossibile che tutti muoiano di una morte pacifica. Almeno di questo sono sicuro." Il volto di Yamase si contrasse ancora di più. La mano che stringeva la tazza tremava leggermente.
  "Ho lavorato per lungo tempo nei sotterranei dell'ospedale centrale. Il mio lavoro era modificare i corpi che mi venivano portati."
  "Yamase-san, cosa intendi allora per modificare i corpi?"
  "E' un lavoro semplice. Quando un cadavere è stato confermato motro è portato di sotto, io dovevo cospargere il suo viso con una sostanza chimica speciale e ricoprirlo con questo apparato. E poi..."
  "Poi?"
  "Poi avrebbe sorriso. Tutti lo facevano. Finivano tutti per sembrare come se stessero facendo qualche sogno meraviglioso."
  Shion si fece quasi sfuggire un grido. Era esattamente come aveva detto Yamase. Aveva nove anni quando aveva visto il viso di sua nonna morta e stava sorridendo.
  "È come se stesse facendo un sogno meraviglioso", ricordava che sua madre aveva sussurrato queste parole tra le lacrime.
  "Certo," continuò Yamase. "La maggior parte delle persone che muore non ha bisogno di essere modificata. Sono tutte persone che hanno ricevuto una cura adeguata di antidolorifici e sono morti davvero di una morte tranquilla. Ma resta comunque la maggioranza...non l'intera popolazione. C'è un piccolo numero di persone, comunque, che muore tragicamente, e le loro facce sono irrigidite nella sofferenza."
  "Per esempio...?"
  "Huh?"
  "Che tipo di persone muoiono così, Yamase-san?"
  Yamase emise un respiro breve e mandò giù il resto del caffè. "Non lo so. Il mio lavoro era solo cospargere le loro facce con questa sostanza e ricoprirle con l'apparato. Non sapevo perchè dovevano morire con tanta sofferenza e tristezza sui loro volti e nessuno me lo avrebbe mai detto." Si fermò. "Ma...c'è stata una volta, un uomo di mezza età che mi era stato portato... di solito devo pulire le facce prima di applicare la sostanza chimica e notai che l'uomo aveva i segni delle lacrime sul viso e pensai – forse ha pianto fino al momento della sua morte. - E poi ho avuto quel pensiero...– forse quell'uomo si era tolto la vita da solo."
  "Tolto la vita? Un cittadino di questa città?"
  "Pensi sia impossibile?" chiese Yamase apertamente.
  "Di tutte le cause della morte negli ultimi dieci anni, il suicidio è stato solo dello 0,05%. E la maggior parte di questi casi sono stati impulsi causati da psicosi momentanee, quindi tecnicamente non rientrano nemmeno nel criterio. Secondo le statistiche cittadine, ovviamente."
  "Secondo quanto la Città ha publicato come statistiche, si," riformulò Yamase.
  La disperazione non esisteva in No.6. Tutti i cittadini conducevano una vita sicura ed ospitale. Non c'era fame, né guerre, né tormento. Nemmeno nei momenti che conducevano alla morte c'era dolore.
  Siete stati tutti programmati a credere che questo ammasso fallato di menzogne sia una perfetta utopia. Nezumi aveva sputato fuori queste parole quattro anni prima. Ora, Shion stava sperimentando il loro realismo parola per parola. Lost Town era piena di gente che aveva perso le speranze. Avevano abbastanza per mangiare, abbastanza per continuare a vivere. Ma non avevano speranze per il futuro. Lost Town non era l'unico luogo e forse qualcuno avrebbe potuto dire lo stesso anche di Cronos. Quante persone possono morire con un vero sorriso in volto e dire di aver vissuto una vita appagante?
  "Yamase-san. Stai dicendo che il Dipartimento sta manipolando le informazioni?"
  "Shion!" Yamase lo ammonì, aggrottando le sopracciglia e scuotendo violentemente la testa. "Non dire cose come quella a voce alta. Siamo registrati dalla città. Abbiamo giurato la nostra lealtà. Non dovremmo parlare dei nostri sospetti. Non so cosa mi è preso. Dimentica tutto quello che ti ho detto. Semplicemente dimenticalo."
  "E va bene," rispose Shion, incerto.
  "Ok, allora, mettiamo in moto Sampo e gli altri. Dov'erano le regioni principali oggi?"
  "Dall'area JK02 alla ER005. Principalmente raccolta di fogliame."
  "Ok, mettiamoci a lavoro."
  "Hai ragione." Cominciarono a premere i pulsanti di controllo dei robot. Yamase si lasciò sfuggire un breve grugnito di dolore.
  "Yamase-san?"
  "Ah, non è niente. È solo...le dita...le sono strane."
  "Ti fanno male?"
  "No, no... è come se le sentissi irrigidite..." si alzò in piedi barcollando e poi improvvisamente si abbassò, ricurvo, sul pavimento, la faccia tra le mani.
  "Ti senti bene?"
  "I miei occhi... non riesco a vedere... vedo tutto sfocato..."
  Mentre si stava avvicinando per aiutare Yamase, Shion si immobilizzò. Non riusciva a muoversi. I capelli di Yamase stavano diventando bianchi. Delle macchie stavano inziando a diffondersi sulle mani che coprivano il volto.
  "Shion... cosa... cosa mi succede...?"
  Pietrificato dal terrore, Shion guardò Yamase invecchiare ad una velocità sorprendente proprio davanti ai suoi occhi. Si era rannicchiato sul pavimento e la sua schiena si contorceva in spasimi violenti. Stava avendo problemi nel respirare. Shion si gettò sull'interfono di emergenza.
  "C'è un emergenza! Un'ambulanza, per favore! Presto!"
  Yamase tossiva debolmente. Cosa sta succedendo? Shion non riusciva a credere a quello che stava accadendo davanti ai suoi occhi. Sembrava tutto così surreale. La sua mente era nel panico, non sapeva cosa fare o come comportarsi. Ma un'altra parte di lui rimaneva stranamente calma. Osserva. Analizza. Guarda. Non distogliere lo sguardo da lui. Prendi tutto quello che puoi e assorbilo come conoscienza.
  Shion deglutì e sollevò Yamase tra le braccia. Dopo qualche debole spasimo, il corpo di Yamase finalmente si immobilizzò.
  "Yamase-san?" Il suo volto era chiaramente quello di un anziano. E non era più quello di una persona viva. Shion controllò il polso e le pupille. Il corpo di Yamase si fece più freddo nell'arco di un minuto. La sua bocca era aperta dallo stupore, come l'uomo del giorno prima.
  Shion, come può accadere una cosa simile? Non posso crederci. Shion poteva quasi immaginare queste parole uscire dalle sue labbra aperte.
  Devo almeno chiudere i suoi occhi. Shion premette le dita sulle palpebre di Yamase. Non si chiudevano. Il Rigor Mortis aveva già iniziato a diffondersi.
  Shion si accovacciò accanto a Yamase, stringendo i pugni e continuò a fissare il suo collega con cui stava avendo una conversazione solo un attimo prima. Sentimenti di paura, dispiacere e dolore erano curiosamente assenti. Era come se tutti i suoi sentimenti si fossero intorpiditi.
  Osserva. Analizza. Guarda. Non distogliere lo sguardo da lui. Prendi tutto quello che puoi e assorbilo come conoscenza. Memorizzala. Memorizza. Memorizza -
  Cessazione della respirazione e dell'attività cardiovascolare. Diminuzione della temperatura corporea. Rigor mortis. Macchie di morte. Dissipazione del rigor mortis. Fenomeni di postmortem che di solito impiegano una dozzina di ore si stavano verificando in appena quindici, sedici minuti. Era come se stesse guardando un film con l'avanzamento veloce.
  Shion guardava immobile, con gli occhi spalancati, mordendo le labbra in concentrazione. Poteva predire cosa sarebbe successo dopo. Stava sudando. Una calda goccia di sudore scivolò dalla tempia giù fino alla guancia. Il calore di quella goccia lo rassicurò di essere ancora vivo.
  'Le persone vive sono calde'. Avevi ragione Nezumi. Le persone sono calde perchè sono vive. Quattro anni fa, tu lo sapevi questo.
  Una macchia comparve sul collo di Yamase. Era verde scura, quasi nera. Shion si morse le labbra ancora più forte. Il sapore del sangue si diffuse nella bocca. Eccolo, stava cominciando...quello che era sconosciuto prima, quello che nessuno aveva ancora sperimentato in precedenza. Si avvicinò. La macchia si mosse. La pelle sotto la zona in questione si sollevò leggermente e si iniziò a muovere.
  Un allarme iniziò a suonare. Sampo stava mandando il segnale di un oggetto non identificato. Inconsapevole dei cambiamenti che stavano avvenendo all'interno dell'ufficio, sembrava che Sampo egli altri stessero proseguendo nelle pulizie come al solito. Shion ignorò il segnale. Non aveva tempo da perdere. Tutti i nervi del suo corpo erano concentrati su quella macchia. I suoi occhi erano incollati ad essa e non poteva interrompere lo sguardo.
  Shion emise un grido di orrore velato. Portò le mani al petto e sentì il suibattiti del suo cuore martellare contro il palmo. Fece un salto indietro. Un insetto si stava facendo strada fuori dal collo di Yamase divorandone la carne e dimenandosi per liberarsi. Era dello stesso colore della macchia da cui era venuta fuori. Aveva delle sottili ali argentate, sei zampe, antenne e un ovopositore a forma di ago.
  "Una vespa..."
  Una vespa si era appena fatta strada divorando i tessuti di un corpo umano. Come era...
  L'insetto prese il volo. Lo seguì con lo sguardo e vide l'ambulanza del Dipartimento Medico fermarsi davanti all'ufficio. Un'oscurità improvvisa velò i suoi occhi.
  Stava svenendo dallo shock.
  L'insetto nero sfrecciava davanti a lui mentre la vista gli si oscurava. Shion emise un lamento e si rannicchiò sul pavimento.
  ***
  Si svegliò con una luce accecante davanti agli occhi. Sentii la voce calma di un uomo che parlava.
  "Ti sei svegliato?"
  La luce entrava nella stanza attraverso la finestra a cui l'uomo stava dando le spalle. Il suo volto era immerso nell'ombra. L'ombra parlò nuovamente.
  "Alzati. Ho qualcosa da chiederti."
  Era una voce che aveva già sentito prima. Shion si riprese e si rese conto di essere sdraiato sul sofà dell'ufficio. Yamase veniva portato via in quel momento, avvolto in un tessuto bianco. Sembrava fosse rimasto svenuto solo per qualche minuto.
  "Yamase-san."
  Shion chiamò il nome del collega quasi senza pensare. Il volto sorridente di Yamase gli attraversò la mente. Frammenti di ricordi...di quanto amasse il caffè e le numerose tazze che beveva durante il giorno; il suo comportamento tranquillo; la sua abitudine di guardarsi timidamente i piedi...riaffiorarono tutte insieme nella sua mente.
  Non erano mai stati particolarmente vicini. Per Shion era solo un collega più vecchio. Non si era mai confidato con Yamase né aveva mai avuto una conversazione personale di un certo spessore. Ma a Shion Yamase piaceva. Yamase non si intrometteva mai non invitato nello spazio personale di un'altra persona, ma quello non significava che fosse disinteressato. Era una brava persona. Ma ormai non esisteva più.
  "Yamase-san..." gli occhi cominciavano a bruciargli. Venne picchiettato leggermente sulla spalla.
  "Lasciamo l'emotività a dopo, che ne dici?" L'uomo parlò pigramente e senza emozioni. Il cuore di Shion ebbe un balzo.
  "Puoi spiegarci la situazione?" Questa voce, queste parole. Le aveva già udite prima.
  "Lei è..."
  "Ne è passato di tempo, non è vero? È bello vedere che ti ricordi ancora di me."
  Era Rashi, l'Ispettore del Dipartimento di Sicurezza. Aveva la stessa lingua gentile e gli occhi privi di sorriso di quattro anni prima.
  "Ci dirai tutto quello che sai, vero?"
  Shion si ritrovò a fare automaticamente di sì con la testa. Poteva sentire la sua mente cominciare a districarsi lentamente. La sua testa e il suo corpo sembravano pesanti e la sua stessa voce risuonava come se provenisse da un posto molto lontano.
  Non va bene.
  Un segnale d'allarme risuonò in un angolo della sua mente. Ma non riusciva a disciplinare bene se stesso come aveva fatto il giorno precedente. Ogni domanda che Rashi gli poneva riusciva ad estrargli delle parole dalla bocca.
  "Una vespa?" Rashi corrugò le sopracciglia. Guardò per la stanza e portò la testa di lato perplesso. Non c'erano insetti, vespe o altro nella stanza.
  "Come se potessi crederci."
  "Controllate il collo di Yamase-san, dovrebbe esserci una ferita..." si mangiò le sue stesse parole. Dovrebbe esserci una ferita. Avrebbe dovuto essercene una, la stessa, sul collo dell'uomo del giorno prima. Il Dipartimento aveva investigato riguardo quel cadavere come una morte innaturale, era impossibile che non l'avessero vista. L'avevano notata, ma alla vedova avevano detto comunque che si era trattato di un incidente. Non volevano che si venisse a sapere la vera causa della morte...ecco di cosa si trattava.
  Shion girò la testa di lato, per evitare lo sguardo di Rashi. Aveva parlato troppo. Aveva divulgato tutte le informazioni in suo possesso, informazioni che probabilmente il Dipartimento non voleva raggiungessero orecchie esterne...informazioni classificate che stavano coprendo. Se era quello il caso...
  "Ti stavi specializzando in ecologia, giusto?"
  "Intendevo farlo, ma non l'ho mai fatto. Non ho niente a che fare con l'ecologia ora."
  "Ed eri interessato in biologia degli insetti anche?"
  "Ecologia comprende tutto quello ciò che riguarda l'interazione delle specie con il loro ambiente. Gli insetti non sono l'unica cosa in cui ero interessato."
  "Ah, è così? E nello specifico, cosa intendi in termini di relazione tra organismi e il loro ambiente?"
  "Beh..."
  Shion riusciva a sentire il sudore che saliva. Un sorriso sottile si formò sulle labbra di Rashi mentre parlava, le sue parole leggere, il suo tono da conversazione. Ma il suo sguardo non abbandonò Shion nemmeno una volta. Due ufficiali del dipartimento di Sicurezza entrarono nella stanza. Uno di loro sussurrò qualcosa all'orecchio di Rashi. Ed in quel momento Rashi parlò.
  "Spero non ti dispiaccia fare un salto al ministero di sicurezza per un po'."
  "Huh?"
  "Niente di grave, vorremmo solo sentire più sulla tua storia. Finirà nel giro di pochi minuti. Prometto che se vieni con noi non ruberemo molto del tuo tempo."
  "Io..."
  Un allarme cominciò a suonare. Sampo stava mandando di nuovo l'errore di 'Oggetto non Identificabile'.
  "Mi dispiace, devo guidare i robot per la pulizia..."
  "Spegnili. In ogni caso non riusciresti a lavorare tantissimo oggi."
  Shion lo ignorò. Minimizzò l'errore sul display e accese la telecamera. Un piccolo topolino grigio comparve sullo schermo. Stava correndo su e giù dal braccio di Sampo. La sua bocca era aperta e stava ripetendo incessantemente qualcosa, Shion portò le cuffie all'orecchio ed accese il sensore del suono.
  "Shion." La voce di Nezumi gli giunse attraverso le cuffie. "Esci di lì. Sei nei guai."
  Cosa?
  "Esci fuori."
  Click. Udì un suono dietro di lui. Shion si girò e si ritrovò a fissare le canne di due pistole. Non poteva distinguerne il modello. Ma sapeva che non erano pistole stordenti, no, niente del genere...erano vecchi modelli, con alta efficienza di uccidere. Gli uomini con l'hobby della caccia amavano usare questo tipo di pistole. Shion schiacciò lentamente il pulsante di accensione degli speaker di Sampo. Nezumi sarebbe riuscito a sentire la sua voce.
  "Mi state arrestando forzatamente?"
  "Immagino puoi chiamarlo così. Comunque, tu vieni con noi adesso."
  "Non avete bisogno di una ragione per arrestarmi?"
  "Ragione? Non ne abbiamo. Ma se insisti... la tua bicicletta, forse?"
  "La mia bici?"
  "Stavi utilizzando una bicicletta senza limitatori di velocità. È infrazione di legge ed è una ragione di più per arrestarti."
  "Cosa...come...per una ragione così ridicola, senza nemmeno prendervi la briga di seguire le procedure appropriate? Usando la violenza? È così che arrestate un cittadino in questa Città? Che ne è dei miei diritti?"
  "Un cittadino? Diritti?" Rashi sogghignò. Shion sentì un brivido violento corrergli lungo la schiena.
  "Pensi davvero di averli?"
  Sentì Nezumi far schioccare la lingua. Tsk.
  "Immagino di non aver in tempo."
  Shion espirò e cominciò a spegnere il sistema operativo. Un attimo prima che si spegnesse, sentì il breve messaggio di Nezumi risuonare chiaramente.
  "Shion, non avere paura. Sto venendo ad aiutarti."
  Aveva ragione. Niente panico. Calmo. Mente lucida. Doveva riuscire a guadagnare più tempo. Shion si calmò.
  "Vi prego, non usate la violenza."
  "Non lo faremo, certo. Fino a quando coopererai con noi."
  "Dopotutto sarebbe del tutto inutile ribellarmi, no?"
  "La tua politica è quella di non intraprendere azioni inutili? Ecco un bravo ragazo che sa di cosa parla. È uno spreco, davvero."
  "Uno spreco? Per cosa?"
  "Per te."
  "Non capisco di cosa stia parlando."
  "Lo saprai a tempo debito. Sei sempre stato intelligente e veloce nel comprendere, già da quattro anni fa."
  Affiancato da due ufficiali del dipartimento, Shion entrò in macchina. Sopra di loro un cielo autunnale, limpido e azzurro. Il sole era luminoso. Gli uccelli stavano cinguettando. Una brezza leggere li superava. Tutto suggeriva pace e tranquillità.
  L'auto scorreva in avanti.
  "C'è un bel tempo oggi," commentò Rashi dal sedile passeggiero, senza mai voltarsi. L'ufficiale seduto alla destra di Shion annuì in risposta. "Sembra potremo godere di molti giorni caldi in questo periodo."
  Rashi si girò verso Shion e sorrise.
  "E tu? Hai un auto?"
  "No. Di solito prendo la bici o cammino."
  "E' una buona cosa. I giovani come te hanno bisogno di muovere di più i loro corpi. Comunque, quella che stiamo usando ora è un auto che funziona a batteria. Abbastanza comoda, non trovi?"
  "Se non fosse per la situazione in cui mi trovo ora probabilmente penserei che è grandiosa," rispose Shion sarcastico. In termini di rappresaglia, era il meglio che era riuscito a mettere su. Rashi scrollò le spalle leggermente.
  "Come stavo dicendo, quest'auto corre su batterie a pila combustibile. Hai idea di come funzionino? Non sono troppo aggiornato sul lato scientifico delle cose, temo."
  "Non ne so molto nemmeno io."
  "Che tipo di cose conosci?"
  "Non molte.. voglio dire, non possiedo molta conoscenza scientifica."
  Gli ufficiali su entrambi i fianchi si mossero insieme. Venne afferrato fermamente per le braccia. Il tono di Rashi cambiò a quello di un interrogatorio.
  "Allora dì esattamente quello che sai."
  "Come ho detto, quello che so... è tutta conoscenza generale."
  "Di che tipo?"
  La conversazione fu breve, tagliata e priva di frivolezze, ma Shion sentiva una specie di pesantezza che lo schiacciava. Sentiva come se qualcuno lo stesse soffocando lentamente con un soffice e umido pezzo di stoffa. Si sentiva nauseato.
  "Allora... attraverso l'elettrolisi, l'alcol è separato in ossigeno e idrogeno, e riunendoli nuovamente insieme, l'energia è..."
  "L'energia è cosa?"
  "Dove stiamo andando?" Shion chiese all'improvviso. Si sollevò ma venne spinto di nuovo contro il sedile.
  "Non stiamo andando al Disparitmento di Sicurezza? Questa non è la strada." Il Dipartimento era ubicato accanto al Municipio. Dall'Ufficio Amministrativo del Parco bastava solo tagliare per il parco per arrivarci. Con un automobile ci volevano un paio di minuti di distanza. Ma lo scenario fuori dalla finestra gli mostrava che l'auto si stava dirigendo nella direzione opposta.
  "Tu dove pensi che stiamo andando?"
  "E' quello che ho chiesto io..." disse Shion, teso.
  "Non hai il diritto di fare domande."
  "Cosa? Come potete...perchè..."
  "Oh, non te l'ho detto? Sei il sospettato principale per questo caso."
  "Quale caso?"
  "La morte di oggi e quella di ieri. Sei sospettato di omicidio."
  Shion aveva perso la voce. Poteva sentire il sangue che si precipitava verso le orecchie fuggendo dal viso.
  "Sei un sospettato pericoloso. Hai una conoscenza estesa ed una mente intelligente per poterla mettere in uso. Posso dirlo dalla nostra conversazione. E per concludere, non sei soddisfatto della tua situazione e senti una forte ostilità contro la Città. Abilità superiori ed ostilità verso la Città. Una sola non sarebbe preoccupante. Ma tu le hai entrambe. Pericoloso, indubbiamente."
  "Queste sono false accuse."
  "False? Mi permetto di differire." La mano di Rashi si allungò verso un bottone argentato accanto allo sterzo. Le voci di Shion e Yamase cominciarono a essere riprodotte dagli altoparlanti.
  'Yamase-san, perchè il dipartimento ha dovuto mentire a riguardo? E non è strano che non riescano a trovare le cause della morte?'
  'Sì... questo incidente è pieno di domande irrisolte.'
  Shion chiuse gli occhi. Era la conversazione che aveva avuto solo pochi minuti prima. Erano stati registrati per tutta la durata. C'era un microfono nascosto nel pannello di controllo? Ma a quale scopo?
  'Yamase-san, stai dicendo che il dipartimento sta manipolando le informazioni?'
  'Shion!'
  Rashi premette di nuovo il bottone leggermente. Le voci furono interrotte. Per un momento, un silenzio gelido cadde nell'auto come se la stessa aria si fosse congelata.
  "Vuoi ascoltare ancora un po'?"
  "La prego... basta... non posso crederci..."
  "Non puoi?"
  "Io non ho ucciso nessuno," disse Shion onestamente.
  "Quindi stai dicendo che questa vespa di cui stavi parlando è il vero assassino?"
  "Sì."
  "Ridicolo. Una storia abbastanza studiata per qualcuno con la tua intelligenza."
  "Che ragione avrei avuto per uccidere Yamase-san?"
  "E' quello che scopriremo. Immagino che volessi diffondere il panico."
  "Huh?"
  "Il panico. Volevi diffonderlo, abbastanza da scuotere le fondamenta della Città e crogiolarti nella gloria. Devi aver considerato te stesso come qualche tipo di genio caduto in disgrazia, non è vero? Quindi hai odiato la città per non averti favorito come meritavi e sentivi odio verso i suoi cittadini. Credevi di meritare più attenzione, così hai pensato a questo metodo per ammazzare, queste morti innaturali, per gettare la società in una tempesta. Avevi la conoscenza medica e biologica per farlo. È ben possibile che tu abbia usato un qualche sostanza chimica speciale per commettere gli omicidi."
  Shion affondò più in prodondità nei sedili dell'auto. Tutte le energie avevano abbadonato il suo corpo. Si rendeva conto che si trattava una trappola. Era finito dritto nella sua scaltra stretta. Lambì le labbra. Erano asciutte e screpolate.
  "Capisco, " disse in modo calmo. "Quindi era tutto già preparato. Piuttosto studiata come storia, molto più della mia."
  "Vedremo quanto è studiata una volta che avremo finito di interrogarti." Ci fu un suono metallico. L'ufficiale alla sinistra di Shion gli aveva messo le manette ai polsi.
  "C'è una trasmittente sopra che ci permette di sapere dove ti trovi. Arrivati a destinazione, te le toglieremo." Le parole di Rashi diedero a Shion l'idea di dove erano diretti. Il West Block, il Carcere. Se stava per essere sottoposto ad un indagine lì dentro, era sicuro che sarebbe stato rinchiuso subito dopo come un condannato. In cambio della rimozione delle manette, avrebbe avuto un V-chip impiantato in lui.
  Nezumi, è troppo tardi. Non posso fuggire.
  Chiuse gli occhi e tirò un respiro profondo.
  "Ecco un bravo ragazzo. Resta in silenzio."
  Shion rimase affondato contro il sedile e si morse il labbro inferiore secco.
  Sto venendo ad aiutarti. La voce di Nezumi riecheggiò nelle sue orecchie. Il suo cuore si calmò. Le gambe gli tremavano, ma non per disperazione o paura, era rabbia. Rabbia verso le persone che lo avevano ingannato. La voce di Nezumi teneva quella rabbia a galla. L'auto entrò in Lost Town.
Mamma.
  "Sei preoccupato per tua madre?"
  "Mia madre...cosa...cosa le accadrà?"
Niente. Non verrà privata della cittadinanza solo perchè suo figlio è un criminale." Rashi sussurrò qualcosa all'autista. L'automobile voltò a destra. Uno scenario familiare di strade apparve davanti a lui. La macchina accostò silenziosamente al marciapiede.
  "Guarda."
  Rashi indicò un punto preciso. Karan stava dando una pagnotta avvolta nella carta ad una ragazzina. Le disse qualcosa e la ragazza fece sì con la testa. Sia Karan che la bambina stavano sorridendo. Avvolte nella luce ambrata dell'autunno, le due sembravano parte di un dipinto o di una scena di un dramma. Shion si allungò in avanti.
  "Tua madre sembra una donna gentile. Guardala bene finchè ancora puoi." Rashi fece un cenno con la testa e l'auto riprese a muoversi. "Potresti non rivederla mai più"
  Rashi rise con la schiena rivolta verso Shion.
  "Non hai niente di cui preoccuparti. Certo, all'inizio tua madre sarà shockata e si sentirà triste. Ma poi le passerà. Così è la vita. Beh, non è che possa cambiare qualcosa se ti preoccupi per lei, comunque. Presto scoprirai che hai altre cose più serie di cui preoccuparti"
  Le parole di Rashi colpirono Shion al cuore. Il suo respiro si fermò in gola. La rabbia e l'insofferenza che ribollivano in lui iniziarono lentamente a dissiparsi. Non sarebbe mai stato in grado di tornare alla sua vecchia vita. Gli era stata strappata per sempre. Vedere sua madre affondò il sentimento di disperazione ancora più in profondità dentro di lui.
  Avevano calcolato tutto. Non avevano fermato la macchina accanto casa di Shion per pietà nei suoi confronti. Lo avevano fatto per assestargli il colpo finale, il colpo che lo avrebbe buttato giù e gli sussurrava arrenditi, abbandona la speranza, non tornerai mai indietro. Era un astuto e crudele trucco per fargli perdere il desiderio di combattere.
  'Sto venendo ad aiutarti. Sto venendo ad aiutarti'
  Shion ripetette quelle parole a se stesso.
  Sto venendo ad aiutarti. Era una frase breve. Ma la voce di Nezumi era piena di sicurezza.
  Che aspetto aveva? Si domandò e provò a visualizzare il viso di Nezumi. Riusciva a ricordare solo un paio di occhi grigio chiaro.
  Ti vedrò presto, Nezumi?
  "Cos'era quello?" Rashi si voltò verso di lui e corrugò le sopracciglia.
  "Stai sorridendo?"
  "Sorridere? Certo che no," rispose Shion. "Non ho il coraggio di sorridere in una situazione simile."
  "In una situazione simile, huh... mi sembri piuttosto calmo in realtà. Spero tu capisca esattamente in che tipo di situazione ti trovi."
  "Fin troppo."
  "E non sei calmo e rilassato nonostante questo?"
  "Sono un sempliciotto."
  "Un cosa?"
  "Un sempliciotto" rispose Shion. "Mi è stato detto da qualcuno una volta. Che sono un sempliciotto per non riuscire a capire."
  Rashi fissò Shion in silenzio. L'auto stava uscendo da Lost Town e si stava avvicinando ai bordi occidentali. Era la prima volta che Shion vedeva quel posto, perchè ai cittadini normali non era permesso di entrare nell'area. No.6 era una fortezza...un muro di una lega speciale circondava la Città e la racchiudeva. Nella maggir parte della Città, il muro era mimetizzato bene tra gli alberi, ma nel West Block era completamente spoglio. L'auto oltrepassò l'Ufficio di Controllo di Accesso.
  "Non si entra nel West Block da qui?"
  "Esistono due cancelli. Quello che abbiamo passato serve per entrare ed uscire dal Carcere e conduce direttamente al suo interno. Il carcere è un istituto particolare, anche nel West Block. Lo teniamo completamente isolato dai normali cittadini. Scommetto non ne eri a conoscenza."
  "No, infatti."
  "Scoprirai molto di più tra poco."
  La strada si fece più stretta. Un numero sempre maggiore di alberi bloccavano la luce del sole.
  "Una volta passati gli alberi, non ci sarà null'altro che terreni incolti. Anche passati i cancelli sarà uguale. Probabilmente è l'ultima volta che vedi il verde, quindi ti consiglio di scolpirlo bene nella tua memoria."
  L'auto si fermò.
  "Che problema c'è?" chiese Rashi.
  "Ah, è solo.. " l'autista puntò a qualcosa davanti a loro. Una massa argentea giaceva a terra nel mezzo della strada. Lentamente si alzò in piedi.
  "Sampo?" Shion deglutì.
  "Cosa è quello? Che ci fa un robot delle pulizie in un posto simile?"
  "Forse ha avuto l'ordine di pulire l'area della foresta?"
  "Non ho mai sentito niente di simile."
  Sampo raccoglieva le foglie cadute con le sue braccia meccaniche.
  "Tenete d'occhio il sospettato." Rashi ordinò agli ufficiali ed uscì dall'auto. Si avvicinò a Sampo. Il robot indietreggiò e le sue braccia circondarono Rashi. Afferrandosi a lui ricadde in avanti.
  Rashi emise un piccolo grido e venne spinto a terra da Sampo in mezzo alle foglie.
  "Ah!" L'autista alzò la voce per la sorpresa ed aprì lo sportello per avvicinarsi. Nell'attimo successivo, due piccole ombre saltarono in macchina. Erano due topolini grigi. In un lampo, si attaccarono alle gole degli Ufficiali del Dipartimento.
  "Non muovetevi," comandò una voce bassa. Una persona scivolò nel lato passeggero. Un tessuto grigio gli ricopriva la testa e si avvolgeva intorno alle spalle. Da questa, un piccolo topo marrone saltò sulla gola dell'autista.
  "Questi piccoli hanno delle bombe impiantate nei loro corpi. Provate a fare qualche giochetto e state certi che le vostre teste faranno un bel volo"
L'autista piagnucolò in preda al terrore.
  "Toglietegli le manette. E voi tre, uscite dall'auto."
  Nessuno si mosse.
  "Veloci!" ordinò bruscamente. "Sono una persona estremamente impaziente. Volete che le attivi?" Dai topi attaccati alle loro gole proveniva un suono metallico. Click. Click. Click. Le manette caddero dai polsi di Shion. I tre uomini si precipitarono fuori dall'auto, la gola sanguinante.
   "Nezumi!"
  "Rimandiamo a dopo i saluti." Nezumi afferrò lo sterzo. L'auto fece un inversione a U e si precipitò lungo la strada a tutta velocità.
   "Nezumi, li farai esplodere davvero?"
  "Idiota. Pensi che possa impiantare delle bombe nei miei fedeli amici? Era solo per spaventarli."
  "Sono topi robotici? Sembravano veri. E con Sampo, come hai..."
   "Silenzio" sbottò Nezumi. Si tirò giù il tessuto dalla testa e lo lanciò sul sedile posteriore. "Avvolgitelo attorno alla testa e resta giù."
  "E' superfibra? Perchè mi devo avvolgere in questo?"
  "Perchè sto per farla a pezzi."
  "Fare a pezzi cosa?"
  "L'auto."
  "Cosa?! Perchè..."
  Un pugno di Nezumi colpì il volante con forza.
  "E fà silenzio, ok? Sai fare solo domande?"
   "Ma possiamo semplicemente fuggire con l'auto."
  "Avevo in mente di farlo, ma..."
  "Ma cosa?"
  "E' andato troppo liscio" Si stavano avvicinando alle mura che separavano il West Block da No.6. L'automobile non mostrava segni di rallentamento. "Non sarebbe dovuto essere così facile salvarti."
  "Davvero?"
  "Sei stolto per natura, non lo capiresti. Quando qualcosa va troppo liscio è sospetto. È per questo che faremo esplodere l'auto. Al mio segnale, avvolgiti nel tessuto e salta fuori dall'auto. La farò andare a sbattere."
  "E tu?"
  "Sono abituato a questo tipo di cose. Non c'è bisogno che il ragazzo stolto si preoccupi per me."
  "Non posso lasciarti così!"
  Il muro si stava facendo più vicino.
  "Esci fuori, sbrigati! Apri la porta!" urlò Nezumi. Quasi simultaneamente, i freni stridettero mentre l'auto si fermava. Il corpo di Shion volò in avanti. Nell'attimo successivo, era sbattuto indietro contro il sedile. Se non fosse stato per il materiale capace di assorbire gli urti, probabilmente si sarebbe rotto qualche osso.
  "Dannazione!" Nezumi calciò forte la porta. Ma questa non si mosse.
  "Un sistema automatico di frenaggio?" Shion sobbalzò per la spalla contusa mentre chiedeva.
  "L'ho disabilitato dall'inizio. Ho disattivato il sistema di allarme, il sistema di sensori di collisione, tutto. Quest'auto è controllata a distanza!" disse Nezumi rabbioso.
  Una risata risuonò all'interno dell'auto. Era la voce di Rashi.
  "Non vi permetto di sottovalutare il Dipartimento di Sicurezza. L'auto su cui viaggiate, ragazzi, è in realtà una pattuglia per la scorta, anche se forse non lo avete notato. Non è qualcosa che potete controllare così facilmente."
  Nezumi imprecò.
  "Non sapevo avessi un complice. È stato qualcosa di inaspettato. La sua comparsa è stata piuttosto spettacolare, davvero impressionante. Perchè non ci facciamo una bella chiacchierata? Così posso sentire tutto a riguardo"
  L'automobile cambiò direzione ed iniziò a muoversi da sola.
  "Piuttosto calmi, mhh"
  "Io credo che tu stia parlando un po' troppo" Le mani di Nezumi si mossero velocemente. "Mi dispiace, ma non ho tempo per conversazioni inutili con un vecchio" Nezumi si spostò sul sedile posteriore e spinse giù Shion" Abbassati e mettiti sotto il tessuto. Tieniti stretto."
  "Hey! Cosa state facendo?" C'era una nota di panico nella voce di Rashi.
  "Ciao ciao vecchio. Dì pure addio alla tua pattuglia altamente tecnologica già che ci sei."
  "Cosa...?"
  Ci fu un esplosione. L'ondata dell'impatto lì investì.
  "Esci fuori!" Il breve comando arrivò nelle orecchie di Shion. La porta si aprì. Un'ondata di aria calda li raggiunse. Fuori. Devo uscire fuori. Shion strinse forte gli occhi e raggiunse il mondo esterno. Colpì il terreno e ruzzolò. Dietro di lui sentì una forte esplosione. L'auto si trovava su di un fianco, le ruote giravano in aria inutilmente.
  "Ben fatto," fischiò Nezumi. "Sei ruzzolato abbastanza bene per qualcuno con una testa grossa come la tua. Non sei ferito, vero?"
  "Mi sono graffiato un braccio. Tu?"
  "Te l'ho detto, ci sono abituato."
  "Cosa hai fatto?"
  "Ho distrutto il sistema di guida"
  "Come?"
  "Le pattuglie di scorta possono essere resistenti all'esterno, ma sono delicate nella parte interna. Posizionata nel posto giusto, anche una piccola bomba la mette fuori uso"
  "Sembri conoscere molto a riguardo."
  "Come ho detto, ci sono abituato. Ok, è ora di andare via di qui. Riesci a correre?"
  "Certo"
  Emersero da un gruppo di alberi per vedere diverse auto del Dipartimento di Sicurezza avvicinarsi a distanza. L'area era stata messa probabilemente sotto allerta di emergenza.
  "Getta via la tua ID card," ordinò Nezumi con calma. "Fà presto, non c'è tempo da perdere. Quella cosa sarà solo un pericolo per noi."
  Shion lo sapeva. La sua ID card portava con sé tutte le sue informazioni personali ed era connessa e archiviata nel sistema del computer dell'Amministrazione Cittadina. Il computer poteva instantaneamente ricavarne le sue informazioni più aggiornate o indicare dove si trovava grazie ad una debole onda radio emessa dalla carta. Portarsi dietro l'ID card era come sventolare una grossa bandiera e dire a tutti trovava. Era un dispositivo pericoloso per qualcuno in fuga, che si nascondeva o che stava puntando di andare sottoterra. Nezumi gli stava dicendo di gettarlo via. Ma...una volta fatto, non sarebbe stato in grado di riaverlo indietro. Significava gettare via la sua intera vita in No.6. Serviva una card per tutto, dallo shopping al pagamento delle bollette, alle comunicazioni, per entrare ed uscire dal luogo di lavoro o dalla scuola, per usare i trasporti publici. A coloro che non erano in grado di provare la loro cittadinanza, non era permesso di vivere lì.
  "Gettala via" ripetette Nezumi nello stesso tono di voce basso.
  Se non la gettava, era impossibile fuggire. Ma se lo avesse fatto, non sarebbe stato più in grado di tornare. Il paio di occhi grigi erano fissi su di lui. Non erano velati di panico o scintillanti di sfida. Erano calmi ed enigmatici. Shion lasciò cadere l'ID card. Un topolino grigio comparve, raccolse la carta con la bocca e scomparve di nuovo tra l'erba.
  "Se ne libererà per noi. Questo dovrebbe tenere il Dipartimento impegnato mentre provano a scoprire dove ci troviamo. Non un grande diversivo, ma dovrebbe farci guadagnare un po' di tempo. Andiamo"
  Un auto del Dipartimento di Sicurezza girò a destra e scomparve nella foresta. Doveva aver captato le onde radio emesse dall'ID card. Loro fuggirono nella direzione opposta.
  "Presto. Una volta che il Dipartimento passa al sistema di sorveglianza satellitare, riusciranno a vedere tutta la zona. Dobbiamo allontanarci quando sono ancora sulle tracce dell'ID card."
  "Dove? Come..."
  "Beh, per cominciare, useremo quello" Un piccolo autocarro era parcheggiato contro un faggio. Era un autocarro dell'Amministrazione del Parco. Un robot da pulizia era caricato sul vano posteriore.
  "Sampo...no, è Ippo" (significa un passo o primo passo)
  "Sì. Hanno detto che volevano aiutarti e non mi davano ascolto, quindi li ho portati con me. Si sono dimostrati parecchio utili."
  Il furgoncino cominciò a muoversi.
  "Nezumi, quest'area probabilmente è sotto massima allerta adesso. Se continuiamo a girare qui senza una card, ci scopriranno."
  "Ma noi ce l'abbiamo una card."
  "Dove?"
  "Lui ce l'ha" Nezumi mosse il mento verso Ippo.
  "Ippo? Oh, giusto" Anche i robot dovevano essere registrati presso la Città. Robot come Ippo o Sampo, che erano usati dalle organizzazioni cittadine, erano registrati in dettagli secondo i loro vari usi ed impiantati con un chip.
  "Il suo chip dovrebbe riuscire a farci passare il sistema di ispezione"
  "Ma il Chip di Ippo mostra solo che è un robot delle pulizie. Se è scoperto a gironzolare in un'area che non ha niente a che fare con lui, si insospettiranno."
  "Ma noi stiamo girando in un'area che ha tutto a che fare con lui. "
  "Huh?"
  Si stavano avvicinando ad un paio di cancelli argentati. Nel momento in cui sarebbero passati attraverso, sarebbero stati scansionati automaticamente e se il contenuto del Chip li avesse considerati inadatti per passare, i cancelli si sarebbero chiusi ed il furgone sarebbe stato forzato ad uno stop.
  L'autocarro accelerò verso i cancelli senza rallentare. Le luci dell'allarme ai cancelli restarono spente. Shion lasciò uscire un sospiro di sollievo. Nezumi ridacchiò.
  "Non rilassarti ancora. Siamo solo all'inizio"
  "Scusami, non sono abituato a questo genere di cose"
  "Ti ci abituerai in un attimo. Allora, ora puoi stare seduto e goderti la corsa"
  "Non è propriamente la mia idea di 'godibile' "mormorò Shion.
  "Oh, davvero? L'espressione sul tuo viso dice che ti sta piacendo abbastanza."
  Shion sospirò profondamente di nuovo e guardò fisso Nezumi.
  "Stai ammirando la mia bellezza?"
  "No, stavo solo notando che sei diventato più alto"
  "Anche tu. Sono passati quattro anni. I nostri quattro anni sono stati un lungo periodo. È normale aspettarsi qualche cambiamento. Sarebbe stato strano non cambiare affatto."
  Quattro anni era un lungo periodo. Per Shion era stato lungo e turbolento. Ma comparato ai vertiginosi eventi di quelle ultime ore, gli sembravano i giorni più tranquilli della sua vita. La stanchezza prese possesso del suo corpo. Nezumi sorrise compiaciuto.
  "Allora l'hai notato?"
  "Cosa?"
  "Sono più alto di te"
  "Sciocchezze" obbiettò Shion.
  "E' vero. Cosa hai mangiato in questo periodo? Sei secco come un rametto. Non so con che coraggio saresti in grado di spogliarti davanti alla tua amante con un corpo come quello"
  "Non sono affari tuoi" rispose Shion irritato. "Mi hai forse visto nudo? Non parlare di cose che non sai"
  "E se ti dicessi che l'ho fatto?" Il tessuto avvolto intorno alle spalle di Nezumi tremava mentre continuava a ridere. Shion aveva curato una ferita sulla stessa spalla quattro anni prima. Quelle spalle ora erano ampie e più muscolose. I suoi capelli, una volta lunghi, erano ora più corti e gli coprivano a stento le orecchie. La linea della mascella ed il collo erano ancora sottili, ma non più pietosamente magre. Non portava con sè alcun residuo di quella debolezza che aveva risvegliato l'istinto di protezione di Shion quattro anni prima.
  "Nezumi, hai continuato a tenermi d'occhio?"
  "Di cosa stai parlando?" disse Nezumi innocentemente.
  "Non far finta di nulla. Sei comparso proprio come se sapessi quello che stava per accadere. Cosa succede? Mi stavi sorvegliando?"
  "Ora non sopravvalutarti troppo. Non ho così tanto tempo libero io."
  "Allora spiegami perchè"
  "Fai sempre così tu, non è vero?" disse Nezumi. "Non puoi agire se non riesci a capire prima le cose in quella tua testa. Hai bisogno di una spiegazione e un'interpretazione per ogni cosa."
  "Che cosa ne sai tu?" rispose Shion, nervoso. "Non comportarti come se sapessi tutto di me. Ho bisogno di capire perchè è successa una cosa simile e cosa accadrà d'ora in avanti. Non riesco a muovermi in questa situazione confusa"
  Il furgone si fermò. Shion venne afferrato per il colletto e scosso violentemente.
  "Tu ti muoverai, " sibilò Nezumi a denti stretti. "Non farmi più sentire una parola sul fatto che non puoi muoverti. Quei tipi là fuori non ci vedono come esseri umani. Possono liberarsi di noi con la facilità con cui schiaccerebbero una formica sotto i piedi. Tienilo bene a mente"
  Shion trattenne il respiro e fissò Nezumi in volto. Le sue parole quadravano come pezzi di un puzzle.
  Diritti? Credi davvero di avere qualcosa di simile? L'Investigatore del Dipartimento di Sicurezza Rashi aveva usato quelle parole, senza muovere un singolo muscolo sul volto. Quello che aveva detto significava che avrebbe potuto liberarsi di Shion facilmente come calpestare una formica. Spazzarlo via dalla faccia della terra.
  "Esci" Nezumi aprì la porta. "Da qui cammineremo."
  Il furgoncino vuoto fece un'inversione ad U e lentamente risalì per la strada da dove era arrivato. Era passato al pilota automatico e stava facendo ritorno agli Uffici Amministrati del parco. Sul vano per i carichi sedeva Ippo e, per un momento, sembrò come se la sua testa si fosse abbassata per la tristezza.
  Si trovavano all'interno di una struttura che contava sia come impianto per l'eliminazione dei rifiuti che come stabilimento per la produzione di carburante derivante dai rifiuti (RDF). Tutti i rifiuti raccolti dalla Città erano conservati lì per essere trasformati in RDF, quelli da essere smistati ad altri impianti di riciclo e quelli di cui bisognava disfarsi come residui. L'80% della riserva di energia di No.6 derivava dall'energia solare. A Cronos ciascuna casa era equipaggiata con pannelli solari e il suo stesso sistema di deposito termico. A Lost Town comunque, era più comune utilizzare la più abbordabile RDF. RDF si presentava sotto forma di blocchi di combustibile solido, della grandezza di un dito di un adulto. Una volta bruciati, emettevano un leggero odore, che ricopriva la Città.
  "Capisco. Non sarebbe stato un problema arrivare nell'impianto di smaltimento con il Chip di un robot delle pulizie" Se fosse stato un robot badante o uno domestico, non sarebbero stati in grado di passare.
  "Nezumi, era parte del tuo piano quando hai portato con te Ippo e il resto?"
  "Altre domande?" Le spalle di Nezumi scattarono leggermente in esasperazione, dando le spalle a Shion, che lo seguiva subito dopo. Shion aveva notato che c'era un topolino grigio ora sulla spalla di Nezumi.
  "Avendoli con me non risultavo sospetto girando per la città. Il Sistema di Ispezione non mi avrebbe beccato finchè mi dirigevo a ovest nella direzione dell'Impianto di Smaltimento. Sono stati piuttosto utili, direi. Il furgoncino per il trasporto era lento però, il che mi ha seccato non poco. Ma quei vecchietti hanno fatto una deviazione a casa tua, giusto? Mi ha fatto guadagnare un po' di tempo. Ma..."
  "Ma?"
  "Ma avrei preferito allontanarci con l'auto del Dipartimento di Sicurzza," sospirò Nezumi. "Beh, immagino dimostri che non puoi avere tutto quello che desideri. Fa' attenzione, le cose si faranno piuttosto ripugnanti adesso."
  "Huh?"
  Si udì un esplosione. Shion si voltò per vedere una nuvola di fumo bianca. Nezumi corrugò le sopracciglia.
  "Il furgoncino è stato distrutto ai cancelli."
  "Il che significa che il Chip di Ippo è stato letto e..."
  "Si. Devono aver mandato un ordine di distruzione a tutti i cancelli. È perchè abiamo lasciato indietro l'altro robot. Ci hanno scoperti."
  Quindi sia Ippo che Sampo sono andati distrutti.
  Shion fu improvvisamente afferrato per il polso.
  "Scopriranno presto che siamo qui. Dobbiamo correre. Presto!"
  La sua presa era così forte che le dita di Shion iniziarono ad intorpidirsi.
  "Nezumi, mi fai male"
  "Sta' zitto. Resta vicino a me"
  "Ho capito, ma lasciami. Mi stai spezzando il polso"
  Sentì Nezumi pronunciare uno tzk di frustrazione.
  "Quello è il problema con ragazzini delicati come te"
  "Non sono un ragazzino delicato," disse Shion indignato. "Sono diverso da quello di quattro anni fa"
  "Lo sei? Lo sai, riesci ad essere davvero irritante a volte. Potresti essere ucciso in qualsiasi momento, lo capisci questo, vero?"
  "Sì"
  "Menti"
  "Non sto mentendo"
  Il tono di Nezumi si fece più duro.
  "Allora cosa era quella faccia poco fa, huh? Ti sembra il momento per dispiacerti per dei robot? Non riesci a capire nulla. Sei solo un ragazzino che non sa nulla." Le dita di Nezumi affondarono più forte. La presa sul suo polso si strinse dolorosamente. Shion strinse i denti e lo sopportò in silenzio. Non sopportava l'idea di mettersi a piagnucolare pietosamente dopo quanto Nezumi aveva detto.
  Le dita di Nezumi lasciarono il suo polso.
  "Se non vuoi morire stammi dietro. Restami vicino qualunque cosa accada" Nezumi cominciò a correre. L'impianto di smaltimento dei rifiuti era deserto; c'erano telecamere di sorveglianza sparse qua e là, ma la maggior parte erano vecchi modelli e non sembravano fare bene il loro lavoro. Shion immaginò che probabilmente non ne avevano bisogno perchè per prima cosa nessuno poteva pensare di introdursi nell'impianto di smaltimento dei rifiuti. Comunque, Nezumi perlustrò la strada con cautela cercando una via per tenerli fuori dalla vista delle telecamere.
  Da un'enorme macchina a forma di imbuto proveniva un rombo costante. Rifiuti che non potevano essere riciclati né utilizzati come carburante erano trasformati in pezzi da mandare all'inceneritore. L'acqua di scolo gocciolava dal beccuccio della macchina nella piscina al di sotto. Era fangosa, come un fiume dopo una pesante pioggia. Ma in questo fiume non vi era traccia di vita. Mentre scendevano le scale e si avvicinavano all'acqua, un odore acido assalì le narici di Shion. Il pavimento sotto i loro piedi era ricoperto di melma e minacciava di farlo scivolare in qualunque momento. Nezumi si fermò e lanciò qualcosa a Shion.
  "Occhialini?"
  "Sì. Hanno sensori a infrarossi, dovresti essere in grado di vedere anche in quest'acqua"
  "Qui dentro?"
  Nezumi puntò all'acqua di scolo. "Non è che ti piacciono le immersioni subaquee?"
  "Quindi ci immergeremo qui dentro, huh..."
  "Proprio così"
  Shion tirò un lungo respiro. L'odore gli riempiva le narici. Senza un'altra parola, indossò gli occhialini.
  "Wow, ti riprendi velocemente," osservò Nezumi leggermente divertito. "Pensavo ti saresti lamentato ed avresti battuto i piedi"
  "Non voglio morire, "disse Shion con sicurezza. "Non mi lascerò calpestare come una formica. Farò di tutto se servirà a salvarmi la vita e quello include anche un bagno nell'acqua di scolo"
  Nezumi si girò verso Shion e gli sorrise leggermente.
  "Seguimi"
  "Certo"
  Il leggero ronzio della macchina si fermò. Le luci del soffitto si accesero all'improvviso. Suoni di passi provenivano da sopra le loro teste.
  "Stanno arrivando" Nezumi allungò una mano verso il fiume di melma. Un topo saltò giù tuffandosi in acqua.
  "Ci guiderà lui. Cerca di non fare rumore, entra in acqua lentamente."
  Shion fece come gli venne detto. Tirò un lungo respiro prima di entrare. Un attimo prima di entrare in acqua, un'immagine del volto di sua madre gli attraversò la mente.
FINE CAPITOLO--

No.6 (Volume 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora