La corrente era più veloce e profonda di quanto Shion si aspettasse. Oggetti indistinguibili galleggiavano nell'acqua passandogli accanto al viso. Di tanto in tanto qualcosa si attaccava ai vetri degli occhialini ostruendogli la visione. C'era un odore sgradevole che non aveva mai sentito prima di allora. Una cortina di odori, una sensazione di marciume mescolata ad un mix di nauseanti aromi dolciastri e fetori sgradevoli che gli pizzicavano il naso. In quel luogo immerso in un'oscurità dalle tonalità marroni, riusciva a malapena a seguire Nezumi, che lo precedeva nuotando. Più di ogni altra cosa, gli risultava difficile respirare. Il cuore gli batteva forte ed il petto si sforzava dolorosamente.
Vide Nezumi nuotare verso un fianco del canale in cui si trovavano e puntare ad una maniglia attaccata al muro. Shion gli si avvicinò e la afferrò. La rotearono insieme e tirarono con forza. Un passaggio circolare si aprì davanti ai loro occhi.
Ormai non riusciva a respirare, si trovava al limite e la coscienza lo stava abbandonando. Dopo un istante, si ritrovò risucchiato dal buco nel muro. Sentì il suo corpo venire tirato giù, spinto verso l'alto e scaraventato infine su di una superficie asciutta. Le dita dei piedi gli formicolavano a causa dell'impatto. Fortunatamente non avvertiva più la sensazione di avere un tessuto bagnato sulla bocca e riusciva finalmente a respirare. Sfortunatamente il momento di sollievo durò poco, perchè venne sopraffatto da una fitta di colpi di tosse. Si sentiva nauseato e l'interno della bocca era appiccicoso. Shion si sfilò gli occhialini e chiuse gli occhi. Per diversi istanti non riuscì muoversi.
"È ancora presto per andare a nanna" lo punzecchiò Nezumi, ma anche la sua respirazione era provata. Shion aprì gli occhi e si rese conto di trovavarsi in un ambiente realizzato in cemento spoglio.
"Dove siamo?"
"In un condotto fognario. Una reliquia del ventesimo secolo. Forse non proprio reliquia visto che è utilizza ancora oggi" Nezumi scosse la testa vigorosamente da un lato all'altro. Delle goccioline d'acqua gli caddero dai capelli. "Quando la quantità delle acque di scolo supera la portata massima, aprono quella porta lì e la scaricano in queste tubature"
"Scaricano qui sotto le acque di scolo? Senza filtrarle?"
"Esatto. Sembra che la tua adorata città tenda a fare cose simili ogni tanto"
"E dove fluisce?"
"Nel West Block"
"Quindi scaricano l'acqua non purificata...Come possono...." Shion era senza parole. Nezumi si alzò in piedi.
"Per quel tipo il West Block non fa parte della città. È solo la periferia. Probabilmente vede quel posto solo come una discarica di rifiuti"
"Quel tipo?"
Nezumi restò immobile, fissando davanti a sè senza sbattere gli occhi. All'estremità opposta del suo sguardo l'uscita della fogna da cui erano stati appena lavati via. L'acqua di scolo gocciolava ancora in piccoli rivoli lungo il cemento.
"Andiamo" Nezumi si abbassò per raccogliere il topolino che gli gironzolava accanto ai piedi e diede le spalle a Shion. Shion si tirò in piedi velocemente. Si sentiva ancora nauseato, ma nelle gambe gli restava un po' di forza per stare in piedi. Mi resta ancora della forza. Sarà sufficiente, andrà tutto bene. Shion si incoraggiò mentalmente. Dalla spalla di Nezumi, il topolino che aveva fatto loro da guida squittiva affettuosamente.
"Ah!" Shion si portò una mano al collo. Sentiva qualcosa di strano. Una piccola parte alla base del collo sembrava intirizzita. Shion tastò l'area con le dita e sentì una vescica delle dimensioni di una piccola noce, che gli stava prudendo. La grattò leggermente. Un brivido freddo attraversò il suo corpo. Shion si sentì stringere il cuore.
Questo gesto – grattarsi il collo – lo aveva visto fare da qualcuno poco tempo prima.
"Yamase-san" L'immagine di Yamase ritornò vivida nella mente di Shion; mentre versava il caffè, mentre chiacchierava, lo aveva visto grattarsi il collo incessantemente. "Non sarà che..."
Nezumi si voltò verso di lui.
"Che c'è?"
"No, niente"
"È meglio che non inizi a lamentarti di non riuscire più a camminare."
"Al contrario" disse Shion "Questo non è ancora niente. Vuoi che ti porti sulle spalle già che ci siamo?"
"Gentile da parte tua, ma no, grazie"
Il topolino sulla spalla di Nezumi squittì. Shion camminò più velocemente per mantenere il passo di lui.
Ci stava pensando troppo. Si trattava sicuramente di una semplice vescica. I graffi sulle braccia ed il corpo pieno di lividi erano un problema ben peggiore in quel momento. Era una semplice vescica, per amor del cielo.
"Perché quella faccia seria? Ti manca la mammina?"
"Mia madre..." Mormorò Shion. "Nezumi, pensi che sia possibile mettermi in contatto con lei?"
"Scordatelo"
"Come fai ad esserne così sicuro?"
"Lo sai benissimo. In questo momento la tua casa sarà probabilmente setacciata da cima a fondo dal Dipartimento di Sicurezza. Sono capaci di guardare anche il contenuto del tuo cestino dei rifiuti. A meno che tu non abbia poteri telepatici, non hai modo per metterti in contatto con lei."
"Immagino tu abbia ragione."
Mi dispiace, mamma . Poteva solo chiedere scusa. Sto bene. Sono vivo. Quindi ti prego...
Non voleva che si disperasse. Non voleva che si addolorasse per lui.
"Sciocchezze" sputò Nezumi.
"Cosa?"
"Tu...Ne sei pieno."
Era la prima volta che Shion veniva insultato così direttamente da qualcuno.
"Cosa vuoi dire?"
"Voglio dire che hai la testa piena di sciocchezze per voler portare con te quel peso, quelle stronzate, nemmeno fossero la cosa più preziosa al mondo." Nezumi restrinse gli occhi e fissò Shion con uno sguardo duro. I suoi occhi erano penetranti e bruciavano di un'emozione che rasentava l'odio.
Shion aprì la bocca per fargli ulteriori domande, ma Nezumi aveva già cominciato a scalare la parete. Dopo un'occhiata più attenta, Shion individuò una scaletta arrugginita attaccata ad essa. Quando emerse in superficie, trovò ad accoglierlo un cielo serale. Era nuovamente in superficie. Il cielo era vivacemente tinto dai colori del tramonto ed un'aria fresca lo raggiunse.
Il luogo dove si trovavano sembrava uno degli ingressi per il West Block. In lontananza, le mura esterne di No.6 brillavano, riflettendo la luce del sole che tramontava. A causa della bassa altitudine del West Block, No.6 si profilava ancora più possente davanti a loro. La città che si estendeva in tutta la sua grandezza circondata dalle mura scintillanti era uno spettacolo mozzafiato. Shion pensò addirittura che vi fosse una sorta di aura divina intorno ad essa.
Nezumi cominciò a camminare nella direzione opposta alla Città. Emersero da un piccolo boschetto poco esteso ed in poco tempo raggiunsero quelle che erano chiaramente le rovine di una casa. Da lì si levava del fumo ed dal suo interno provenivano delle voci.
"Vivono delle persone qui?"
"Molte" Rispose Nezumi.
Oltrepassata la casa in rovina, c'era un blocco di diverse baracche.
"Di qua" Shion venne trascinato per il braccio in quello che sembrava un altro edificio in rovina. Dal suo aspetto ne dedusse che si trattava di un vecchio deposito. L'edificio doveva essere stato abbastanza spazioso, ma ormai almeno metà di esso giaceva al suolo, sbriciolato in macerie.
"Stiamo per scendere di nuovo sottoterra" Nezumi fece pressione su una sezione del muro e questo si scostò lateralmente senza emettere rumore, lasciando loro lo spazio per passare. Oltre il muro Shion vide una rampa di scale fatte di cemento come il condotto fognario di poco prima. Il topolino seduto sulla spalla di Nezumi saltò giù per le scale. Alla fine della scalinata si trovava una porta. All'interno era buio pesto. Si udì un click e la stanza si illuminò di una luce leggera.
Il respiro di Shion si fermò in gola mentre rimaneva inchiodato al pavimento per lo stupore.
C'erano cumuli e cumuli di libri, ammucchiati pericolosamente in alto. La maggior parte della stanza era sepolta da questi.
"Questi sono tutti... libri?"
"Ti sembra cibo per caso?"
"È che non ne ho mai visti così tanti"
"Fammi indovinare, fino ad ora hai solo letto e-book."
"Si, beh, non proprio, ma... ma wow, tutto questo è straordinario."
"E tirando di nuovo a indovinare, probabilmente non hai mai letto Molière, Racine o Shakespeare prima d'ora. E probabilmente non sai nulla dei classici Cinesi o dei miti Aztechi."
"No" Shion scelse di non discutere ulteriormente, anche perchè in quel momento si sentiva completamente sbalordito.
"Dunque cosa conosci?" domandò Nezumi, facendo scorrere una mano tra i capelli bagnati.
"Huh?"
"Cosa hai studiato fin ora? Conoscenza sistematica, tecnologia di prima linea, come decodificare complicatissimi documenti da scienziati e cos'altro?"
"Molto altro," rispose Shion indignato.
"Ad esempio?"
"Come sfornare il pane, come preparare il caffè, la gestione e la pulizia di un parco... e poi, ora so fare immersioni in una fognatura"
"Hai dimenticato 'come rifiutare qualcuno che ti chiede di fare sesso e hai solo pensato a lei come ad un'amica'. Anche se non hai fatto un gran bel lavoro, pensandoci"
Shion sollevò il mento provocatoriamente e fulminò con lo sguardo il paio di occhi grigi.
"Se hai tempo per prenderti gioco di me, mi lasceresti fare una doccia?"
"Vado prima io" Nezumi tirò fuori un asciugamano da in mezzo alcuni libri e lo lanciò verso Shion. "Non c'è bisogno che ti arrabbi" disse. "Volevo dire che hai fatto parecchia strada rispetto a quattro anni fa. Preparare la cioccolata calda non è più l'unica cosa utile che sai fare."
"Mi sento lusingato dai tuoi gentili complimenti."
"Hey, davvero, non essere arrabbiato."
Nezumi scomparve tra le pile di libri. Per un po' di tempo nella casa riecheggiarono solo i rumori indistinti dell'acqua della doccia. Shion ne approfittò per guardarsi intorno. Nella stanza c'erano scaffali in ogni angolo ed erano così pieni di libri che sembravano dover scoppiare da un momento all'altro. Non sembrava fossero stati riposti in qualche ordine e libri di tutte le dimensioni erano infilati casualmente negli spazi liberi tra gli scaffali. Shion si sentiva come in una stazione affollata. Il tappeto sbiadito sul pavimento doveva essere stato un tempo di una qualche tonalità di verde ed era anch'esso ricoperto da pile di libri. Quasi nascosto dalle interminabili montagne di volumi c'era un letto. Oltre quello che vedeva, non vi erano finestre, una cucina o nessun segno di altri mobili.
Cheep cheep.
Un topolino squittì verso di lui dalla cima di un libro. Shion prese il libro tra le mani e lo aprì in una pagina a caso. Il debole profumo della carta raggiunse le sue narici. Ricordò, tanto tempo fa, di aver sentito lo stesso odore. Era seduto su qualcosa di caldo e soffice...la memoria vacillò. Non riusciva a ricordare bene. Il topolino intanto si arrampicò sulla sua spalla. Muovendo i baffetti, iniziò a squittire insistentemente.
"Vuoi che ti legga questo libro?"
Cheep cheep
Si accorse di un segnalibro nel mezzo del volume. Shion lo aprì e iniziò a recitare ad alta voce.
Ecco l'odore di sangue, qui! Tutti i profumi dell'Arabia non basteranno a rendere odorosa questa piccola mano. Oh.... oh... oh!
Che sospiro! Il suo cuore è sicuramente oppresso.
Io non vorrei avere nel petto un cuore come quello, per la dignità di tutto il resto della persona.[1]
Un altro topolino era comparso ai piedi di Shion. Aveva deliziosi occhi color uva. Il topino marrone che era rimasto seduto sul libro scosse la testa vigorosamente come per incitarlo a continuare.
A letto, a letto: bussano al portone. Venite, venite, venite, venite, datemi una mano. Ciò che è fatto non può esser disfatto. A letto, a letto, a letto.[2]
Solo in quel momento, Shion si rese conto di una presenza alle sue spalle e si girò. Nezumi era in piedi con un asciugamano che gli copriva le spalle. Fece un profondo inchino.
"Alle docce, se così gradisce sua Maestà. Il vostro cambio di ornamenti vi attende lì."
"Nezumi, questo libro..."
"E' Shakespeare. Macbeth. Mai sentito nominare?"
"Solo di nome"
"Lo immaginavo"
"Tutti questi libri sono classici?"
"No, vostra Maestà. Abbiamo anche libri introduttivi all'ecologia e riviste scientifiche per deliziare la vostra immaginazione"
"Sono tutti tuoi?"
"E' di nuovo tempo di interrogatorio?" disse Nezumi esasperato. "Vieni via di lì e fatti una doccia e dopo ti darò qualcosa da mangiare." Terminò il discorso bruscamente e voltò il capo ostinatamente dall'altra parte.
La doccia era vecchia ed era difficile controllarne la temperatura. Il getto era interrotto casualmente da raffiche improvvise di acqua gelida, ma per Shion sembrò una delle cose più rilassante mai fatte. Era passato davvero tanto tempo dall'ultima volta che aveva apprezzato così tanto una doccia. Anche quello strano fastidio sul collo sembrava essere sparito miracolosamente.
Sono vivo e sono salvo. Shion pensò tra sé mentre lasciava che l'acqua bollente gli scivolasse addosso. Non sapeva nulla di cosa sarebbe accaduto l'indomani, ma in quel momento era felice di essere vivo ed abbastanza fortunato da potersi fare una doccia.
Non l'ho ancora ringraziato. Nezumi lo aveva salvato ed aveva rischiato la vita per farlo. Ma dalle sue labbra non era ancora uscita una singola parola di gratitudine. La consapevolezza di ciò si fece presto strada in lui. Poco dopo essere uscito dal bagno, uno dei topolini gli salì di nuovo sulla spalla.
"Ha preso in grande simpatia il tuo modo di leggere" Nezumi stava mescolando qualcosa in un tegame su di una stufa a cherosene. Da essa si alzava del vapore che conferiva alla stanza una sensazione di calore domestico.
"Oh!" Esclamò improvvisamente Shion. Ora ricordava cosa era quella sensazione di nostalgia e calore che aveva sentito quando aveva aperto il libro.
"Cosa? Perché gridi?"
"No, mi sono appena ricordato! Tanto tempo fa, mia madre era solita leggere per me."
"Ti leggeva Macbeth?"
"Certo che no. Ero molto piccolo allora. Ricordo che mi sedevo sul suo grembo e lei leggeva per me." Che storia era? Pagine sfogliate lentamente, la voce di Karan che faceva eco nelle sue orecchie, prima alta poi leggera; dolce, poi piena di forza. Poteva sentire il calore del suo corpo. Poteva sentire il profumo della carta.
"Finirai per distruggere te stesso," disse Nezumi a voce bassa. La sua voce era fredda.
"Cosa?"
"L'ho già detto prima. Porta con te tutti questi pesi inutili e un giorno causeranno la tua fine. Ti trascineranno giù fino a pressarti contro il fondo."
"Inutili? Quali sarebbero questi pesi inutili?"
"I ricordi. L'attaccamento all'essere un cittadino di No.6. La tua vita agiata, quella stima esagerata nelle tue stesse capacità, il tuo concetto errato di essere un qualche tipo di prescelto, l'orgoglio. La lista va avanti all'infinito. Ma la peggiore è tua madre. Hai qualche sorta di complesso di Edipo? Se rimpiangi tua madre così tanto, Dio solo sa cosa saresti capace di fare. Forse comincerai a dire di voler tornare in città per vedere la tua carissima mammina"
Aveva toccato un nervo.
"Pensare ai miei genitori è una cosa inutile?" rispose Shion teso. "So in che tipo di situazione mi trovo e capisco benissimo che è impossibile mettermi in contatto con mia madre. Ma posso ancora pensarla, almeno. Non è qualcosa per cui hai il diritto di rimprovevarmi."
"Buttala via" la voce di Nezumi era diventata ancora più gelida e c'era un suono quasi metallico in essa. "Butta via cose inutili come questa."
"Perché...perché stai dicendo..." Shion chiese incredulo.
"Perché sono pericolosi"
"I miei sentimenti? Pericolosi?"
"Prima hai gettato via la tua card di cittadinanza perché era pericolosa per noi. I sentimenti per le altre persone sono come quella card. Ti lasci coinvolgere, trascinare da una parte all'altra e prima che te ne accorga, ti ritrovi in un territorio pericoloso. La tua mammina, il tuo paparino, la tua nonnina, chiunque...sono tutti estranei ora. Non puoi più permetterti di preoccuparti per quegli estranei adesso. Le tue mani sono già abbastanza impegnate nel mantenerti in vita."
"Ed è per questo che dovrei gettare via tutto?"
"Buttali via. Separati da tutti i pesi che ti sei trascinato fino ad ora"
Shion strinse i pugni lungo i fianchi. Avanzò di un passo verso Nezumi.
"E tu allora?"
"Io?"
"Perché mi hai aiutato allora? Sono solo uno sconosciuto, ma ti sei messo in pericolo per salvarmi. Non stai esattamente mettendo in pratica quanto predichi"
"Ne hai di personalità tu..." replicò Nezumi "Se senti davvero di essere stato salvato da me, perché non provi ad essere più modesto quando parli?"
La mano di Nezumi si allungò per afferrarlo per il colletto della camicia. Si sentì spingere contro la libreria.
"Ho un debito nei tuoi confronti" la sua voce bassa sibilò diretta in un orecchio di Shion. "Quattro anni fa mi hai salvato la vita. Sto ripagando quel debito. Ecco tutto."
"Allora hai pagato abbastanza. Anche troppo" Shion afferrò il polso di Nezumi per strapparlo lontano dal suo colletto, ma i muscoli tesi di Nezumi non mostravano alcun segno di cedimento.
"Lasciami"
"Fammi lasciare tu la presa, se ci riesci, ragazzino"
"Ti stacco il naso a morsi" Shion mimò un morso a denti scoperti. Ci fu qualche momento di esitazione che Shion non si lasciò sfuggire. Fece scivolare una mano dietro il collo di Nezumi.
"Staccare nasi a morsi è una mia specialità"
"Huh? Aspetta un attimo, questo è giocare sporco..."
"Ho dimenticato di dire, in questi quattro anni, ho imparato anche a combattere"
"Ehi, piantala," disse Nezumi nervosamente, "I morsi sono la cosa peggio...Whoa!"
Nezumi perse l'equilibrio e i due caddero atterrando in un mare di libri. Pila dopo pila precipitarono, e una pioggia di libri si abbatté sulle loro teste.
"Ow" Nezumi storse la bocca in una smorfia. "Che dolore. Penso che la mia testa sia stata colpita da un' enciclopedia... Shion, stai bene?"
"Sì... cos'è questo? Chilam Balam di Chumayel?"
"E' un testo spirituale Maya...la storia di Dei ed umani. Probabilmente non saresti interessato ad una cosa simile" Nezumi sorrise lievemente mentre iniziava a raccogliere i libri caduti.
"Cosa vorresti dire?"
" Non ho ragione? Hai mai avuto alcun interesse in altri umani, o Dei, o racconti prima d'ora?"
Umani? Dei? Racconti? Non aveva mai pensato seriamente a nessuno di questi. Nemmeno una volta. Ma quello era il passato.
Shion si guardò intorno ed inspirò il profumo caldo che riempiva l'aria. Questo era un mondo che non conosceva affatto. Nei giorni a venire cosa avrebbe visto, ascoltato, imparato o pensato? Il suo cuore accelerò i battiti. Sentiva l'anima fremere in trepidazione, come una persona che sta per vedere l'oceano per la prima volta. Pensò allora a come doveva apparire in quel momento il suo viso. Si sentì imbarazzato all'idea di farsi vedere in quello stato e si accucciò al pavimento per sfuggire allo sguardo dell'altro e, con noncuranza, raccolse un libro accanto ai suoi piedi.
"Cos'è?"
"Una raccolta di poesie di Hesse" rispose Nezumi.
Cuore, volatile, pauroso,
continuamente devi chiedere
se giungerà pace e quiete
dopo i giorni agitati? [3]
"Mai sentito prima?"
"No"
"Lo immaginavo"
"Non chiedere se già sai" disse Shion, acidamente.
"E' compito tuo imparare una cosa, se non la conosci"
"E queste non sarebbero cose inutili?"
"Torneranno utili un giorno" disse Nezumi con noncuranza. "Comunque, ora basta, la zuppa diventerà..." le parole di Nezumi gli morirono in bocca. Shion lo vide sgranare gli occhi.
"Cosa c'è, Nezumi?"
"Shion...le tue mani..."
"Huh?"
"Le mani...quelle macchie, quando sono...."
La maniche della camicia di Shion erano arrotolate a metà del braccio. Alcune chiazze scure
stavano cominciando a comparire sulla pelle. Era sicuro non ci fossero state durante la doccia di poco prima. Ne era certo.
"Che cosa?! Che cosa sono?!"
Aveva cominciato a gridare in preda al panico. Improvvisamente si sentì trafiggere da un dolore lancinante alla testa.
"Shion!"
Il dolore lo aggrediva ad ondate. Si fermava per un momento per poi attaccare di nuovo, colpendolo spietatamente. Le dita si irrigidirono e le gambe si agitarono in preda a convulsioni.
"Shion, resisti, vado a chiamare un dottore...!"
Shion costrinse il corpo, che faticava a collaborare, ad allungarsi più che poteva. Afferrò Nezumi per i vestiti. Non c'era abbastanza tempo. Era inutile chiamare un dottore.
"Cosa devo fare?! Shion, dimmi cosa...!"
"Il collo..." rispose Shion debolmente.
"Il collo?!"
"La vescica... aprila..."
"Ma non ho alcun anestetico!"
"Non serve...presto..."
Stava perdendo coscienza. Sentì il suo corpo venire sollevato da terra. Non svenire. Se lo fai non ti risveglierai mai più. Non sapeva perché, ma ne era certo. Il dolore si calmò per un breve momento ed un'immagine comparve nella sua mente: quella di Yamase che collassava sul pavimento e non si muoveva più.
Ma Yamase-san non aveva sofferto così...
Non si era dimenato in preda al dolore. Era invecchiato all'istante, ed era morto come un albero che si appassisce. I sintomi di Yamase erano differenti dai suoi. Forse significa che ho ancora una possibilità...
Sentì il cervello venire trapassato da aghi roventi. Innumerevoli, giungevano da tutte le direzioni. Il suo corpo si contorceva in un dolore mai provato prima. Le sue stesse grida si trasformavano in schegge taglienti che lo trafiggevano. Iniziò a sudare abbondantemente. Sentiva una forte ondata di nausea. Il sangue e i fluidi dello stomaco risalivano nella bocca e venivano sputati fuori dalle labbra.
Fa male, fa male, fa male...
Shion non voleva più essere salvato o scampare alla morte. Voleva solo essere liberato da quel dolore, quella sofferenza. Non aveva bisogno di aprire gli occhi. Non aveva bisogno di vivere. Non stava chiedendo troppo. Voleva solo essere liberato...
Si sentiva come se qualcuno lo avesse afferrato per i capelli e lo stesse ora trascinando nell'oscurità. Però questo in un certo modo lo sollevava. Tutto quello che doveva fare era assecondarlo e sarebbe stato condotto in un posto migliore. Sarebbe finalmente stato in grado di dormire.
Un liquido amaro e denso gli venne versato in bocca. Era caldo. Scivolava giù per la gola e Shion si sentì di nuovo strappare dalle braccia di quell'oscurità che lo reclamava. Ma questo significava anche fare ritorno agli spasimi della sofferenza.
"Tieni gli occhi aperti!" Un paio di occhi grigi lo scrutavano in viso.
"Nezumi... non ce la faccio più..." Shion implorò debolmente. "Lasciami andare..."
Uno schiaffo lo colpì in pieno volto.
"Non dirmi cazzate! Tu non vai da nessuna parte! Bevi." Ancora una volta il liquido forte e amaro gli venne versato forzatamente in bocca. L'oscurità stava risalendo nuovamente. Deboli fitte di dolore continuavano a pulsargli nella testa.
Nibble nibble nibble... nibble nibble...
Shion pensava di sentire dei rumori...o era un'allucinazione? Era il suono del suo cervello che veniva divorato. C'era una moltitudine di piccoli insetti neri. Strisciavano nel cervello emettendo il suono di qualcosa che veniva rosicchiato.
Stanno mangiando, mangiando, mangiando.
Era un'allucinazione? Oppure ... faceva terribilmente male. Non lo riusciva sopportare. Ed era terrorizzato. Un grido squarciò la gola.
"Ecco, bravo...Grida. Non arrenderti! Hai ancora sedici anni. È troppo presto per gettare la spugna!"
Shion sentiva le forze abbandonare il proprio corpo. Si sentiva pesante, come se fosse stato legato ad un peso di piombo. Si sentiva soffocare. Ma il dolore si era attenuato leggermente.
"Continua a gridare! Resta cosciente! Ora taglio."
C'era un bisturi argentato tra le mani di Nezumi.
"Qui non abbiamo nessun bisturi di precisione, giusto per farti sapere. Non muoverti."
Non sapeva se a causa della metà dei nervi che avevano perso la sensibilità per il forte dolore o perché tutte le forze avevano abbandonato il corpo, ma Shion non mosse un muscolo. Non poteva muoversi.
Tre topolini erano seduti fianco a fianco su una pila di libri. Sopra di loro, un orologio circolare era appeso alla parete. Era un orologio analogico. Tic, tic, tic. Poteva sentirne il suono. Era la prima volta che sentiva il suono dello scorrere del tempo. Passò un secondo, poi un minuto. Il tempo scandiva se stesso. Trascorreva gentile, sinuoso e vago. Il mondo davanti a lui si faceva annebbiato. Sentiva il viso bollente. Una lacrima scivolò giù, scorrendo accanto alle labbra e finendo assorbita, ancora calda, dalle lenzuola.
"E' finita" Nezumi si concesse un lungo sospiro. Si domandò se il suono metallico che aveva sentito fosse il rumore del bisturi che colpiva il pavimento.
"Non hai perso troppo sangue. Ti fa male?"
"No..." disse Shion con voce rauca. "Voglio solo dormire...."
"Non ancora. Resisti ancora un po'."
La voce di Nezumi si era fatta lontana. Shion poteva sentire solo il suono dell'orologio che continuava a ticchettare.
"Shion!"
Sentiva che qualcuno lo stava scuotendo.
"Tieni gli occhi aperti. Ancora un po'...ti prego...apri gli occhi!"
Sta' zitto, avrebbe voluto dire. Sta' zitto, sta' zitto. Ancora un po'? Che durata ha questo "ancora un po''?
Aprì gli occhi. Vide quattro paia di occhi che lo fissavano. Un paio era grigio ed apparteneva ad un essere umano. Le altre tre paia erano del colore dell'uva e appartenevano ai topini.
"Ecco un bravo bambino. Meriti un premio per questo"
"Nezumi..."
"Hm?"
"Io... non so ancora il tuo nome..."
"Il mio nome?"
"Il tuo vero.... nome...."
"Bhe, c'è un'altra cosa che non sai. Te lo dirò quando ti sarai ristabilito completamente e sarà il tuo regalo di ben ristabilito. Attendilo con impazienza"
Gli venne dato da bere lo stesso liquido amaro diverse volte ancora. Cadeva in un leggero sonno solo per essere risvegliato subito dopo. Shion sentiva di aver ripetuto quest'azione innumerevoli volte. Gli era salita anche la febbre. Sudava molto e vomitava di continuo. Sentiva come se tutti i liquidi del suo corpo gli fossero strappati via.
"Acqua..."
Implorava ripetutamente, ed ogni volta, un sorso gelato gli rinfrescava la gola.
"È buona..."
"Visto? Il mondo non è poi così cattivo dopotutto"
La mano di Nezumi accarezzava lentamente i capelli di Shion.
"Va tutto bene ora. Puoi dormire"
"Posso...?"
"Sì. Hai superato il peggio. Hai vinto. È impressionante devo dire" Le dita che gli accarezzavano i capelli erano gentili, così come il tono della voce di Nezumi. Un senso di sollievo pervase il suo corpo. Shion chiuse gli occhi e si lasciò scivolare in un sonno profondo.
Con una mano ancora tra i suoi capelli, Nezumi controllava il respiro di Shion mentre dormiva. Era un po' debole ma si era finalmente calmato. Non era più irregolare.
Ce l'hai fatta.
Era davvero qualcosa di assurdo. Non stava esagerando per gentilezza o incoraggiamento. Shion nascondeva dentro di sé più forza vitale di quanto ne desse a vedere. Una vitalità forte e tenace. Nezumi fissava il viso addormentato di Shion...era esausto e indebolito, ma respirava regolarmente nonostante tutto. Si rese finalmente conto di quanto lui stesso fosse stremato. Non era esausto fisicamente, ma mentalmente. Non riusciva nè a comprendere nè a venire a patti con quello che aveva appena vissuto. Un senso di disagio consumava la sua mente e gli faceva fremere il sangue.
Cos'era quello? No.6. Qualcosa stava iniziando a muoversi dentro il cuore di quella che chiamavano Città Santa. Qualcosa che eccedeva i confini dell'immaginazione umana stava nascendo e si stava diffondendo lentamente, ma con passo deciso. Nezumi estrasse un Petri-Dish da uno scaffale . Conteneva la cosa che aveva rimosso da sotto la pelle di Shion quando aveva aperto la vescica.
Non posso crederci.
Sì, a volte accadevano cose davvero incredibili. La realtà è in grado di tradire le persone quasi con troppa facilità e getta la vita di una persona in direzioni inaspettate per puro capriccio. Alcune volte, li trascina nei profondi della disperazione. E' crudele e violenta. Assurda, anche. È impossibile fidarsi di lei. In qualsiasi momento può accadere qualunque cosa.
Nezumi lo sapeva fin troppo bene. Ma non poteva evitare di rimanere turbato da una simile realtà. Era possibile che una cosa simile accadesse? Ma l'aveva visto con i suoi stessi occhi. Era qualcosa che non poteva essere ricacciato via e di cui non si poteva fare finta di nulla.
Nezumi tornò accanto al letto di Shion. Accarezzò i suoi capelli leggermente.
Quando ti sveglierai, sarai in grado di credere a questa realtà? Sarà in grado di sopportarla? Quello davanti a lui era un ragazzo che era stato coccolato e protetto nel cuore della Città Santa fino all'età di dodici anni. Fino ai sedici aveva vissuto nella Lost Town – la periferia della città, ma anche così sempre parte di essa – e da cittadino era trattato come tale. Una persona vissuta in una campana sarebbe stata in grado di sopportare quella realtà? Sarebbe stato abbastanza forte?
Probabilmente non debole abbastanza da esserne schiacciato, però.
Ma non poteva saperlo. Non sapeva quanta forza o debolezza risiedevano nel ragazzo che dormiva tranquillo davanti a lui. Se fosse riuscito a resisterle, o avesse finito per cedere Nezumi non lo sapeva. Ma Shion era sopravvissuto e quella era un'altra realtà. Per sopravvivere, devi affondare i denti nella Vita e continuare a serrare il morso. Non importa se orribile a vedersi o sgradevole al gusto: quelli che sopravvivono sono solo quelli che si dimostrano ghiotti verso la Vita. Nezumi, per sua stessa esperienza, era dolorosamente consapevole di ciò. Il ragazzo davanti a lui possedeva quell'avarizia. Era molto più difficile sopravvivere in un modo sgradevole che morire di una bella ed eroica morte. Racchiudeva in sé anche più valore. Anche di questo, Nezumi ne era dolorosamente consapevole.
Starai bene.
Nezumi inumidì con un po' d'acqua le labbra semidischiuse di Shion. Poi aprì silenziosamente la porta e scivolò fuori. L'alba era alle porte. Il cielo si stava rischiarando dal nero al viola e un piccolo numero di stelle vi brillava.
"No.6" Nezumi chiamò la colossale città che si profilava in distanza. "Attendi. Un giorno, trascinerò fuori la tua infezione e la metterò a nudo davanti a tutti."
Un raggio di luce attraversò il cielo ed uno stormo di uccelli presero il volo. Il cielo stava sorgendo, il mattino stava giungendo. Il West Block era ancora avvolto nell'oscurità, ma la Città Santa, immersa nella luce del sole nascente, brillava come per riderne con disprezzo. Nezumi restava fermo immobile, rivolto in silenzio verso la Città.
***
Le strade al di sotto erano piene di luci. Non si sentiva mai stanco di osservare la scena del mattino da quella stanza; per quanto fosse magnifica.
Squisita. Le strade ordinate ed i colori rigogliosi dei numerosi alberi che le delineavano erano stupendi. Era un posto pieno di vigore e funzionalità. Da nessuna parte si poteva trovare qualcosa di eccessivo o disturbante. Era il più raffinato prodotto delle mani dell'uomo.
I suoi pensieri vennero interrotti da un suono e un monitor posizionato su di una parete vibrò, mostrando l'immagine del volto allungato e sottile di un uomo.
"Chiedo perdono per aver disturbato così presto"
"Non ce n'è bisogno, ti stavo aspettando."
"Le indagini sono complete. Mi piacerebbe presentarle direttamente di persona."
"Di persona? È alquanto circospetto da parte tua, qualcosa è andato storto?"
"Il sospetto è riuscito a scappare"
"Così sembra...L'ho sentito. Ma sicuramente non è di così grande importanza."
"Lui era coinvolto. Ha aiutato il sospettato a fuggire."
L'uomo sullo schermo si riposizionò gli occhiali sul naso. Erano bordati di nero e visibilmente fuori moda. Forse pensava che gli stessero bene, perché non ne aveva cambiato la montatura negli ultimi dieci anni.
"Ne sei sicuro?"
"Lo abbiamo confermato. I timbri vocali coincidono"
"Aiutato a fuggire, huh.. e il suo metodo?"
"Esporrò tutti i dettagli a breve"
"Capisco. Ti aspetto allora"
"Con permesso"
L'immagine scomparve ed il monitor tornò di nuovo nero contro la parete. L'uomo lasciò vagare lo sguardo intorno a lui e, poi, per il cielo che si espandeva oltre i vetri della finestra. Era un azzurro profondo capace di trafiggere gli occhi. Le stagioni stavano cominciando di nuovo a seguire il loro corso.
Alla fine sei tornato. Perché era tornato? Perché mostrarsi adesso? Un petalo staccatosi dal mazzo di rose sulla scrivania fluttuò silenziosamente fino al pavimento.
Avresti fatto meglio a rimanertene tranquillo dove ti trovavi... idiota.
Calpestò il petalo con il piede, che andò a imbrattare di rosso il lussuoso tappeto, lasciando un alone che richiamava, inquietante, il colore del sangue.
***
Yamase era accovacciato al pavimento, si stringeva le ginocchia col capo abbassato. Sembrava un bambino che fa i capricci dopo una sgridata.
"Yamase-san" Chiamò Shion. Nessuna risposta.
"Yamase-san, che succede?"
Yamase scoppiò a piangere.
"Yamase-san, non piangere"
Shion gli mise una mano sulla spalla. I singhiozzi erano così disperati da strappare il cuore. Era doloroso anche solo ascoltarli.
"Cosa ti spinge a piangere così? C'è qualcosa che posso fare?"
"C'è" Una mano di Yamase afferrò Shion per la caviglia.
"Shion, non voglio essere solo. Perché ti sei salvato?"
"Huh?"
"Vieni con me..." Pregò. "Lo farai, vero?"
"Yamase-san, cosa..."
La mano che stava afferrando la sua caviglia cambiò colore. Cominciava a marcire. Pezzi di carne si decomponevano e si staccavano dal braccio di Yamase. Shion riusciva ad intravederne addirittura l'osso.
"Andremo insieme.... vero?"
La gamba di Shion veniva tirata con più insistenza. Era trascinato nell'oscurità più completa. Il braccio di Yamase continuava a marcire mentre si allungava in lunghezza e si attorcigliava intorno al corpo di Shion fino a raggiungerne la gola e ad iniziare a stringere.
"No...Fermati..."
"Shion..."
Shion allungò la mano più lontano che poteva. Tastò qualcosa di saldo e definito e strinse la sua mano intorno a quel qualcosa, afferrandola con tutta la sua forza. E poi gridò.
"No!"
Shion si svegliò di colpo. La gola era dolorosamente asciutta.
"No, cosa?" Nezumi fissava il suo viso con un'espressione seria.
"Nezumi..." Shion mormorò ancora stordito. "Oh... sono vivo...."
"Lo sei. Congratulazioni per essere tornato sano e salvo. E mi spiace di rovinare il tuo momento, ma potresti lasciarmi la mano? La stai afferrando abbastanza forte e fa male."
Stava stringendo la mano di Nezumi, talmente forte che le sue dita stavano scavando nella carne. Si era aggrappato a questa mano per sfuggire all'oscurità.
"Vuoi dell'acqua?"
"Sì" disse grato Shion.
L'acqua era ghiacciata e raffreddava ogni angolo del corpo di Shion.
"Ricordo che hai continuato a darmi dell'acqua proprio come ora... ancora ed ancora." Le parole si formavano lentamente sulle labbra di Shion, venendo fuori scandite in uno strano modo.
"C'è una sorgente qui vicino che non è troppo cattiva. È gratis, non hai bisogno di preoccupartene"
"Tu... mi hai salvato di nuovo"
"Non sono io ad averti salvato. Qui non c'è nessun dottore adeguato o ospedali ed anche se ci fossero stati, non avrebbero potuto fare nulla. Nessuno avrebbe potuto salvarti. Sei stato tu stesso a riportarti indietro. Hai combattuto parecchio a quanto pare. Sono abbastanza impressionato, devo dire. Prometto che non ti chiamerò più ragazzino"
"E' tutto... grazie a te..."
Shion portò le mani all'altezza del viso e le guardò. Le sentiva asciutte e ruvide, ma non vi erano macchie o grinze. Era ancora la mano di una persona giovane. Tirò un sospiro di sollievo.
"Ho fatto un brutto sogno..." Cominciò Shion con voce bassa. "Volevo che qualcuno mi aiutasse ed ho allungato la mano più lontano che potessi.... e ho afferrato la tua"
"Così spaventoso, huh?"
"C'era Yamase-san...mi ha detto che non posso essere l'unico ad essersi salvato... il suo braccio si attorcigliava intorno a me, dal torace fino al collo..." Shion provò a tastare il collo ma era ricoperto di bende.
"Dal torace al collo?" Nezumi inspirò brevemente. Abbassò lo sguardo e si allontanò dal letto.
"Yamase-san non è mai stato il tipo di persona da dire una cosa simile..." Shion continuò a riflettere. "Sarebbe stato felice per me, per essermi salvato... perché avrebbe dovuto venire nei miei sogni e..."
"Perché te ne senti in colpa" disse Nezumi brevemente, stringendosi il tessuto di superfibra sulla schiena. Un topolino gli saltò sulla spalla da una pila di libri. "Quel Yamase è morto e tu sei sopravvissuto. Ti stai sentendo colpevole a riguardo ed ecco perché stai avendo stupidi sogni come quello"
"Tutto è stupido o inutile per te, non è vero?"
"Chi vive vince. Non sentirti in colpa per essere sopravvissuto. Se hai tempo per sentirtene in colpa, lavora per poter vivere un giorno di più, un minuto più a lungo. Ed ogni tanto, ricorda coloro che sono morti prima di te. Questo è abbastanza"
"Lo stai dicendo a me?" domandò Shion.
"Con chi altro potrei stare parlando?"
"Sembrava come... " Shion esitò. "Quasi come se lo stessi dicendo a te stesso..."
Nezumi chiuse e riaprì gli occhi. Fissò Shion per un momento poi mormorò "Ridicolo" sotto il respiro.
Shion provò a mettersi seduto sul letto. Non riusciva ancora a muovere il corpo come voleva. Notò che l'intero torace era fasciato saldamente da bende.
"Perché ci sono cosi tante..."
"Ti stavi graffiando in preda al dolore, ecco perché. Sdraiati, è ancora troppo presto per muoverti. E prendi la medicina accanto al cuscino. Quando torno a casa ti preparo della zuppa"
"Stai uscendo?"
"Ho da lavorare"
Nezumi diede le spalle a Shion e lasciò la stanza velocemente.
Shion inghiottì la pillola bianca come gli era stato detto. Un topolino marrone squittì vicino ad un bicchiere d'acqua.
"Grazie"
Il topino fece cenno col muso come se avesse capito la parola di ringraziamento e saltò sul torace di Shion quando si rimise sdraiato nel letto.
"Che tipo di lavoro fa il tuo padrone?"
Cheep cheep.
"Quale è il suo nome? Che tipo di vita ha condotto finora? Dove è nato e cosa...." si fermò. Gli stava tornando sonno. Sembrava che il suo corpo avesse bisogno di un altro po' di riposo. Shion si appisolò. Questa volta, non fece alcun sogno. Al suo risveglio, la pesantezza e l'indolenza erano sparite dal corpo. Oltre un dolore costante dalla ferita sul collo, non avvertiva più disagi . Il suo corpo stava guarendo velocemente.
Non c'era nessuno nella stanza. Sembrava che Nezumi non fosse ancora tornato. Era calata l'oscurità ed era tutto tranquillo e silenzioso. Shion girò la testa e trovò i tre topolini raggomitolati accanto al suo collo profondamente addormentati. Si alzò facendo attenzione a non svegliarli e indossò le scarpe. Aveva assolutamente bisogno di tirare un respiro fuori. Voleva riempire i polmoni con un po' di aria fresca. Shion proseguì con passi cauti. Al di sotto della fasciatura stava sudando sul torace e sul collo. Sciolse le bende avvolte intorno al collo. Ecco, era molto più facile respirare così. I suoi passi erano leggeri e fortunatamente non avvertiva vertigini né nausea. Shion aprì la porta e si arrampicò su per le scale. Una folata di vento freddo gli investì il volto. Il mondo al livello del terreno era immerso in una luce rossastra. Era il tramonto. Le foglie colorate cadevano dagli alberi, danzando nel vento, e con un fruscio secco, fluttuavano fino a raggiungere il terreno. Guardando in alto, poteva vedere i rami scuri degli alberi, per la maggior parte spogli, scagliati nel cielo con un contorno austero. A distanza, poteva vedere No.6.
Shion sentiva un caldo bruciore provenire dagli occhi. Non era per la nostalgia per la città dove era nato e cresciuto. Erano i segni del tardo autunno, queste scene irrilevanti, che gli stavano turbando il cuore. Il leggero fruscio delle foglie cadenti, l'odore della terra, il colore del cielo, risuonavano tutti profondamente nel suo cuore come se volessero persuadere le lacrime a venire fuori.
Si farebbe un'altra buona risata se mi vedesse così.
Shion si morse le labbra per ricacciare indietro le lacrime ed inalò profondamente.
Udì il suono di alcune risate alle sue spalle. Shion si girò intorno e vide tre bambini tra gli alberi, risalire il pendio verso di lui. C'erano due ragazzine ed un bambino. Abitanti della casa in rovina che aveva visto poco prima, forse? Avevano tutti dei visetti tondi. Non sapeva perché ridessero così gioiosamente, ma Shion sentì il suo stesso morale risalire anche al solo guardarli. Karan adorava i bambini e faceva spesso sconti per quelli sotto i dieci anni, quindi il forno era sempre pieno delle loro voci. Quello era in No.6. Qui si trovava fuori da No.6 adesso. Ma per quanto il mondo da questa parte del muro potesse sembrargli bizzarro, il suono delle risate dei bambini restava sempre lo stesso.
La ragazzina, che sembrava la più grande tra loro, notò Shion per prima. Si fermò nel suo percorso e spalancò gli occhi. La faccia le si irrigidì. Shion non aveva intenzione di spaventarla. Sollevò una mano per salutarla e parlò per primo.
"Ciao"
Il bambino che si trovava dietro la ragazzina scoppiò in lacrime.
"Huh? Oh, non piangere..." Shion fece un passo avanti. La faccia della ragazza assunse una strana espressione.
"Un serpente!" gridò terrorizzata.
Prendendo velocemente in braccio il bambino e afferrando l'altra ragazzina per mano, si arrampicò indietro lungo il pendio. Le grida impaurite continuavano a ripetersi in eco alte nel sole che tramontava.
Shion rimase fermo, in silenzio, sconvolto.
Serpente? Perché avrà gridato? Che serpente? Non capiva le parole della ragazza. Cosa ha visto?
Si voltò, non c'era nulla eccetto lo scenario del tardo autunno. Non c'erano né serpenti né uccelli. Non vi era alcun segno di qualcosa di vivo.
Forse l'ombra di quel ramo le è sembrato un serpente? ... No, quella ragazzina stava guardando me. Guardava solo me.
Shion rabbrividì. Gli prudeva il cuoio capelluto. Passò le dita bruscamente tra la frangia e tirò forte. Era una sua abitudine quando era agitato.
"Cosa..."
Il respiro di Shion morì in gola. Alcuni capelli erano rimasti intrappolati tra le dita. Erano di una tonalità di bianco quasi trasparente. Catturavano la luce del sole del tramonto e luccicavano.
"Come...cosa..."
Si afferrò la testa, tirando ancora più ciocche. Erano tutte uguali. Si tastò il viso. La pelle sotto il palmo era liscia. Non vi erano rughe o cedimenti. Ma avvertiva una strana sensazione sul collo. C'era un sottile rigonfiamento sotto la pelle che girava intorno al collo. Shion scese di corsa le scale quasi cadendo.
Uno specchio, mi serve uno specchio...
Andò a sbattere contro una pila di libri. I topini spaventati si nascosero sotto al letto. Trovò una porta di legno accanto al bagno. Aprendola, c'era uno spazio grande abbastanza perché una persona potesse starci sdraiata o in piedi. Il muro più lontano sembrava uno specchio. C'erano vari oggetti appesi sulle pareti, ma Shion non era dell'umore per curiosare. Accese la luce e si avvicinò allo specchio. Le gambe gli tremavano, così come le mani, ma si costrinse a guardare.
Diede un leggero grido di orrore.
Cosa stava vedendo nello specchio? Cosa era quel... quel..
Serpente!
La voce della ragazzina tornò a echeggiargli nelle orecchie. Aveva bisogno di aria, altrimenti sentiva sarebbe soffocato. Non riusciva a respirare. Shion barcollò e si appoggiò pesantemente contro la parete. Fissò se stesso nello specchio. I suoi occhi erano incollati a quella visione e non riusciva a muoverli. Non poteva guardare altrove.
I suoi capelli erano bianchi e scintillanti e c'era un serpente. Un serpente rosso largo circa due centimetri era avvolto intorno al suo collo. Ecco come sembrava. Non ne aveva dubbi.
"Questo non può essere..." gettò via i vestiti. Provò a strappare le bende che circondavano il suo intero corpo. Erano state legate strettamente con cura e si aggrovigliavano e si annodavano come per farsi beffa delle mani tremanti di Shion. Quando in fine anche le estremità delle bende avevano lasciato il suo corpo, Shion lanciò un urlo strozzato. Il nastro rosso che era sorto sulla sua pelle cominciava dalla caviglia destra, risalendo la gamba e si estendeva oltre i genitali e il torace, avvolgendosi oltre l'ascella e arrivando fino al collo. Era, letteralmente, come un serpente che lo stava strangolando, che strisciava sul suo corpo svestito. Una cicatrice rossa serpentina. Le ginocchia stavano perdendo la forza. Si lasciò scivolare lentamente sulle bende disfatte.
Capelli bianchi ed un serpente rosso. Questo era il prezzo che aveva dovuto pagare per sopravvivere.
"Ti eccita vedere il tuo corpo nudo?" Parlò una voce, così bassa che era quasi un sussurro. Nezumi era appoggiato alla porta alle sue spalle.
"Nezumi...questo..."
"E' successo quando è scesa la febbre. Arriva solo sotto pelle, non ha congestionato le vene. Il che significa che non c'è stato danno al sistema circolatorio. Non è una bella notizia?"
"Bella notizia? Cosa c'è di bello riguardo questo? Questo è..."
"Se non ti piace te ne puoi liberare" disse Nezumi calmo. "Innesto di pelle non è un grosso problema in questo periodo o sbaglio? Per quanto riguarda i capelli, li puoi colorare in un altro colore. Non vedo alcun problema. Ma giusto per farti sapere..." scrollò le spalle leggermente "Possiamo fare qualcosa per i capelli, ma non possiamo innestare la pelle qui. Non abbiamo la tecnologia né gli ospedali da questa parte del muro" La sua voce era calma e priva di emozioni e non conteneva il minimo indizio di comprensione. Shion rimase seduto dove si trovava, guardando distrattamente le bende avvolte intorno alla gamba.
"Shion"
"...Si..."
"Sei pentito di essere ancora vivo?"
Gli ci volle un momento per rispondere.
"...Cosa?" disse vagamente. "Oh...hai detto qualcosa?"
Nezumi sospirò e si inginocchiò davanti a Shion, posizionando un dito sotto il mento. Sollevò forzatamente il volto di Shion.
"Smettila di guardare giù e guarda me. Esci fuori dal tuo stordimento e ascolta cosa ti sto dicendo. Ti lamenti di questo?"
"Lamenti...? Cosa?"
"Essere vivo"
"Lamentare.... vuoi dire.... come desiderare che non fosse successo, giusto...."
"Ovviamente. No, " disse Nezumi sarcastico, "Stavo parlando Francese, come la menthe, per mente. Davvero, riprenditi. Che sia successo qualcosa a quel tuo cervello talentuoso?"
Rimpianto? Di essere in vita? Stava rimpiangendo il fatto di essere vivo e seduto lì, con l'aspetto che si ritrovava ora? Shion scosse lentamente la testa.
"No, non lo sono"
Non voleva morire. Anche se era stato colpito, sarebbe arrivato a strisciare sul pavimento pur di rimanere vivo. Non aveva nessun obbiettivo preciso o speranze. Non aveva alcuna visione del futuro. Il suo corpo era cambiato completamente e la sua anima era in tumulto. Ma anche così, non voleva morire.
La vita si trovava nel gusto delizioso dell'acqua che allevia la gola. Si trovava nel colore del cielo che si estendeva davanti agli occhi, nella tranquilla aria della sera, nel pane appena sfornato, nella sensazione definita delle dita di qualcuno, in una risata soffice e riservata; 'Shion, che cosa sogni?' ; la confessione inaspettata e incerta e l'esitazione. Tutto questo era connesso con l'essere vivi. Non importava come fosse cambiato il suo aspetto, non voleva dover rinunciare a nulla di tutto questo.
"Nezumi... " bisbigliò. "Io...io voglio vivere"
La lacrima che aveva trattenuto fino a quel momento cedette. Una goccia si riversò sulla guancia. La scacciò velocemente.
"È inutile nasconderlo, stupido" sospirò gentilmente Nezumi. "Come puoi piangere così apertamente in quel modo? Non ti senti imbarazzato?"
"Ho abbassato la guardia, ok?" disse Shion irritato.
"Ho problemi nel controllare me stesso perché non sono ancora emozionalmente stabile. Sono un paziente in via di guarigione, smettila di prenderti gioco di me"
Nezumi fissò silenziosamente il viso di Shion e poi allungò una mano e afferrò gentilmente una ciocca di capelli.
"Se ti preoccupa così tanto, te li colorerò io dopo. Ma a guardarli bene sono molto belli. E poi..." Le dita di Nezumi si spostarono per tracciare la cicatrice rossa lungo il torace di Shion.
"Pensaci, hai un serpente rosso avvolto intorno al corpo. Piuttosto attraente, direi"
"Non sono affatto lusingato"
"Bhe, nemmeno io provo gioia nel vederti nudo" replicò Nezumi. "Mettiti addosso dei vestiti. Ti offrirò la mia speciale zuppa bollente e della carne"
Pensandoci, era passato molto tempo da quando aveva mangiato del cibo.
Shion sentiva una sensazione di bruciore intorno allo stomaco tormentato dalla fame.
"Che tipo di zuppa? Hai bisogno di aiuto?"
Nezumi aprì e chiuse gli occhi.
"Ti riprendi piuttosto in fretta, eh?"
"Huh?"
La voce di Nezumi improvvisamente scese di tono e si fece rauca.
"Torno torno al caldaio girate; gettiamoci viscere avvelenate...
Tu, nel sonno preso, rospo che trentun dì e notti sudasti tosco sotto un freddo sasso,
fiele di capra,
ardi fuoco, gorgoglia caldaio!"
"E questa cos'è?"
"Macbeth, la scena in cui le tre streghe fanno fermentare occhi di tritone, piedi di rana e ali di pipistrello in un calderone, preparando la loro zuppa speciale. Affascinante, non trovi?"
"Se questa è la tua idea di zuppa speciale, dovrò dire no, grazie"
"Al posto delle ali di pipistrello useremo il pollo e invece del tritone ci butteremo dentro un sacco di verdure fresche. Sostituiremo le rane con uno spicchio di aglio. Attenda solo un momento, sua Maestà!"
La zuppa speciale di Nezumi era bollente e molto più deliziosa di qualsiasi cosa Shion avesse mai assaggiato.---FINE CAPITOLO-
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No.6 (Volume 1)
AcakQuesta è la light novel scritta da Atsuko Asano, e la traduzione non è mia. Crediti alla traduttrice.