Vite

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Esplode la sala mentre entro nel locale. E' come se il dj si fosse coordinato telepaticamente con la folla; come se mi ritrovassi al centro di mille sguardi inquisitori ed un vero e proprio Josef K odierno. Tutti gli sguardi a me per un istante e poi di nuovo ad implodere ed esplodere, una vera e propria cascata di persone che sul fiume della simulazione di mondanità quasi si fermano. Il loro movimento è minimamente percettibile prima di riprendere vita e scatenarsi come una cascata.
Perfino le luci mi guardano, mi segnano e mi accecano. Miliardi di persone in milioni di pensieri ed è tutto qui ciò che già mi basta; renderizzare nella mia testa l'andirivieni di vite e decisioni che viaggiano alla velocità del suono della musica.
Ed è in quel momento che realizzo l'apoteosi del mio sfogo riflessivo. Vedo le persone che si muovono e vivono e abitano questo pianeta e penso che loro possano in qualche modo stuzzicarmi, tenermi attento, sveglio e anche vivo!
Con uno sguardo puoi raccontare una vita, in una vita non puoi dare che uno sguardo.

Esco di lì, voglio raccogliere i miei pensieri prima che la paura di ricercare un senso a tutto mi colga. Dopo qualche minuto sono alla fermata della metro di sinistra, quella più affollata. Delle mie ispirazioni infatti, è proprio la folla la più auspicabile perdita di attenzione che si fa dolcemente strada dalle mie pupille al mio cervelletto.

Gente. Gente che passa, che sale le scale, che si ferma ai distributori, che prende la metro. Gente con il cellulare; che parla di rialzo a Piazza Affari; che ascolta musiche che ispirano loro sentimenti e visioni; gente che va e che viene. Gente che non conosco. Le guardo negli occhi, studio il loro comportamento , mi pongo delle domande e cerco di rispondermi osservandone i dettagli con pazienza. Loro talvolta ricambiano gli sguardi cercando di capire a loro volta tutto di me; forse è questa l'interazione umana più significativa. Non saprò mai chi sono quelle persone ma in quel secondo è come se stessimo parlando, con vorace voglia di conoscere e senza umani egoistici interessi.

Esco dalla metro dopo qualche fermata. Sono fermo sul penultimo scalino dell'imbocco, posso vedere tutto con un punto di vista diverso. Ci sono molte persone che rientrano nei loro nidi dopo essersi distratti. A qualche festa piena di buone intenzioni in centro, sull'attico di un imprenditore o, forse, pescando nei bassifondi verso Bovisa. Mi guardano mentre ricambio loro lo sguardo e non siamo umani subitaneamente.

Allora se non sono umani, tutti non siamo umani per quel secondo in cui gli sguardi prendono a sedersi sfacciati e senza chiedere venia ad un caldo, piccolo e accogliente bar, situato all'angolo di una strada di una metropoli gigante in cui il tutto e il niente si mescolano nel succedere.

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