«Adesso basta. Stai esagerando.»
La voce di mia zia era solo un sottofondo.
Ero in panico.«Dayane, che cosa significa? È per questo che quella notte mi chiamasti?»
Kendall continuava a sparare domande su domande, mentre io arretravo piangendo.
Lo guardavo supplicante, come se lui fosse una bestia e io lo stessi pregando di non sbranarmi.«Dimmi la verità: ho bisogno di saperlo.»
Disse ancora.
«Basta! Lasciatemi stare, andate via! Voglio stare sola, io vi odio tutti!»
Urlai ad un certo punto, con i pugni stretti ai fianchi. Poi corsi in camera mia, e mi ci chiusi dentro a chiave.
«Dayane!»
Sentii appena la voce di Kendall, ma poi mi lasciai scivolare a terra contro la porta.
Kendall's pov.
Cosa?
Stavo ancora cercando di metabolizzare tutto.
Il bullismo? L'anoressia? L'autolesionismo? La depressione? Le crisi?
Mi sentivo cosi confuso..«Adesso basta. Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Hai detto che stai cercando un appartamento? Ottimo, allora te ne andrai presto. Inizia già da ora ad impacchettare le tue cose.»
Osservai con sguardo assente la signora Loredana, mentre con le braccia conserte e il tono freddo parlava a sua sorella.
Allora.. Io non conoscevo per niente Dayane..
Abbassai lo sguardo e la testa, mentre dentro mi sentivo a dir poco distrutto.«Mi stai cacciando?!»
Chiese la madre di Dayane.
«Si. E poi in fondo, sei stata tu a dire che stai cercando un appartamento: ciò vuol dire che te ne andrai. Ti aiuterò con la ricerca, e sono disposta ad aiutarti anche con il trasloco, ma Dayane resta qua con me.»
Era davvero cosi determinata a tenere sua nipote con sé?
Dal canto suo, la donna dai capelli scuri, madre di Dayane, prese la sua borsa nera che aveva poggiato sul sofà e andò via, facendo sbattere la porta.«Kendall.. Forse dovresti andare a parlare con Dayane. Mi spiace che tu abbia dovuto assistere a tutto questo. Mia sorella è incontrollabile..»
Annuii, non sapendo però a cosa stavo rispondendo. Mi voltai verso le scale, e, dopo averle osservate per lunghi istanti, mi decisi a salire al piano superiore.
Le pareti erano color crema, e c'erano due porte bianche a destra e due a sinistra. Immaginai che quella della mia principessa fosse l'ultima a sinistra. Cosi mi ci avvicinai a passo felpato.
Poggiai l'orecchio contro la porta, e mi sentii morire quando udii un pianto per nulla leggero.«.. Principessa.. »
Sussurrai, a voce estremamente bassa. Dopo circa un minuto, mi decisi a bussare delicatamente.
«C-chi è?»
Respirai pesantemente.
«Sono io principessa.. Apri la porta, per favore..»
Mormorai.
«N-no. Va-vattene via..»
Singhiozzò nel pianto.
Ormai stavo piangendo anche io, ma non me ne accorsi fino a quando non la chiamai di nuovo.«Principessa..»
Avevo la voce incrinata per il pianto.
Forse fu a causa di questo, ma finalmente Dayane fece scattare la serratura e aprì leggermente la porta.
Tirò su col naso, e in quell'istante avrei preferito morire piuttosto che vederla in quello stato, con gli occhi arrossati e le guance rigate di lacrime.
STAI LEGGENDO
You'Re Not Invisible To Me ||Kendall Schmidt||
FanfictionDayane è costretta a trasferirsi, assieme a sua madre, da Londra, a Los Angeles per essere ospitata da sua zia. Cercando lavoro, si imbatte involontariamente a casa del suo idolo Kendall Schmidt. Da qui iniziano ricordi, incubi, speranze, paure, emo...