3. Le armi della ragione

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... ma colui che, punto e colpito sul vivo da un offesa, si armasse delle armi della ragione contro quel furioso desiderio di vendetta, e dopo un grande conflitto arrivasse in fine a dominarlo, farebbe senza dubbio molto di più.
-Montaigne, Saggi, libro 2 capitolo XI.


  Le barriere si chiusero.
  Shion accelerò, registrando l'ambiente circostante. Davanti a loro si apriva un corridoio di pareti azzurre. Il pavimento era di un materiale liscio e brillante, tirato a lucido al punto da risplendere, che gli ricordava il candore asettico di un ospedale.
  A differenza di un ospedale, comunque, non erano presenti finestre né porte.
Si sentiva come rinchiuso in una scatola. No, non era un'impressione, quella era davvero una scatola ermetica. Quando le tre barriere che li separavano dall'area prigioni si fossero abbassate, questa avrebbe avuto ulteriori compartimenti stagni.
  Spazi designati per la cattura di prigionieri in fuga, se non un luogo per giustiziarli sul posto.
  Le barricate, tutt'altro che semplici mura, erano costruite in modo da
rilasciare corrente ad alto voltaggio. Quella bellissima tonalità prossima all'indaco, era il colore del campo delle esecuzioni.
  L'allarme si attivò.
  Le barriere cominciarono a scendere.
  "Nezumi, corri. Dobbiamo attraversarle."
  Nezumi cominciò a correre. Si tuffarono oltre la prima barriera. La seconda si trovava a metà, la terza già a due-terzi da terra.
  "Perché?"
  Raggiunsero la fine del corridoio quando la terza barriera si era chiusa definitivamente.
  "Shion, com'è possibile?" Domandò Nezumi. "Come mai quelle barriere erano così lente? Sono troppo semplici da attraversare, persino alla nostra andatura."
  "Sarà... semplice... per te..." Disse Shion senza fiato. Il cuore in protesta per aver attraversato in corsa l'intero corridoio . Non riusciva a respirare. Per lui era stato tutt'altro che semplice – si trovava quasi a limite. Se l'ultima barriera fosse calata un secondo prima, Shion si sarebbe trovato frapposto tra essa e il pavimento, con la schiena spezzata in due.
  "Che senso ha una velocità simile?"
  "L'incidente... dev'essere grazie a quello... la confusione per il cattivo odore..."
  "Che intendi?"
  "Ho copiato e inviato... il segnale d'emergenza registrato dal computer del terzo piano... al sistema di monitoraggio del quarto. Assieme a quello di disattivazione. Appena i sensori ci avrebbero registrati...avrebbero emesso di nuovo il segnale d'emergenza. Si sarebbero attivati, disattivati e riattivati ancora..."
  "Mh, e questo ci avrebbe fatto guadagnare tempo, in pratica. Però fatico a immaginare come hai potuto fare tutto così in fretta. Terzo e quarto piano operano in sistemi differenti, no?"
  "...beh, in qualche modo..." in realtà nemmeno Shion si aspettava andasse così bene. Aveva tentato insicuro dell'esito, ma lui stesso era sorpreso che un trucchetto tanto semplice avesse funzionato contro un così moderno e avanzato sistema difensivo.
  Sembra quasi ci sia stato un intervento divino..
  Intervento divino?
  Possibile che qualcuno possa averci mandato un aiuto?
  È assurdo, qualcosa di simile è impossibile. Però...

  Shion.

  Solo per un attimo, ho avuto l'impressione che qualcuno chiamasse il mio nome.. Quella voce...
  Safu?

  E' impossibile. È solo la mia immaginazione.
  Nezumi strinse gli occhi. Il loro bagliore si fece più intenso.
  "La porta?"
  "Il muro davanti a noi, all'estrema destra."
  Nezumi fece scorrere una mano lungo la parete.
  "Oh, eccola." Era quasi indistinguibile dalla restante parete azzurra, ma era chiaramente presente una sottile fessura . "Niente maniglie né sensori, come la apriamo?"
  Non c'era nessun sensore o maniglia, e dal completamento del sistema di manutenzione computerizzata, la porta in questione era entrata in disuso, perdendo ogni significato.
  "Potrebbe esserci una serratura di vecchio modello," suggerì Shion.
  "Che sconsiderati."
  Senza un regolare chip identificativo, nessuno avrebbe potuto accedere al piano, ed anche riuscendoci, difficilmente avrebbero notato la porta. Questo era il giudizio di No. 6, ed anche la sua debolezza.
  "-- il che significa che potremmo essere in grado di aprirla piuttosto facilmente. Ah... è proprio come avevi detto, qui c'è una serratura. Sembra facile da forzare."
  "Pensi di riuscirci, Nezumi?"
  "Può darsi, non posso mica lasciare che t'impadronisca di tutti i riflettori. Ma prima, credo dovremmo occuparci di questi qui."
  "Huh?" Shion tentò di girarsi, ma ricevette uno spintone sulla schiena che lo fece barcollare.
  Ping.
  Un raggio luminoso sibilò davanti ai suoi occhi, colpendo il muro alle sue spalle, lasciando una leggera bruciatura.
  "Bene, bene. Guarda cos'hai fatto alla parete! E pensare che era così perfetta. Questo ti costerà come minimo delle scuse per iscritto." Nezumi inarcò le spalle fintamente indignato.
  C'erano tre uomini armati davanti a loro. Indossavano divise militari, stivali e uniformi mimetiche da combattimento. Due fucili erano puntati verso Nezumi, il terzo era rivolto a Shion.
  "Mani in alto, nessuno si muova." L'uomo in testa fece un passo avanti, mirando con la sua pistola.
  "Huh?" Disse Nezumi con finta sorpresa. "Oh, hei, aspetta un attimo! Non avrete davvero intenzione di spararmi adesso? Non starete correndo un po' troppo? Credo preferirei parlare prima col mio avvocato.."
  Senza una parola, l'uomo posizionò il dito sul grilletto.
  "Ne sei sicuro? Siamo campioni di valore."
  Come in reazione alla parola "campioni", l'uomo s'immobilizzò.
  "Campioni... hai detto?"
  "Già. State raccogliendo campioni, no? Per il progetto del nostro esimio Sindaco?"
  Gli uomini si agitarono a disagio, lanciandosi sguardi furtivi e abbassando per una frazione di secondo la guardia.
  Tsukiyo spiccò un balzo dalla tasca della camicia di Nezumi, percorse la canna della pistola e si avventò sul naso dell'uomo.
  "Whoa!" L'uomo indietreggiò. Nezumi lo colpì al polso col pugnale, schizzando sangue ovunque sulle pareti. Appropriandosi della pistola dell'uomo cadente, fece fuoco su quello alle sue spalle, anticipandolo.
  Colpì il primo alla spalla il secondo alla mano, entrambi gridarono di dolore. Roteando su se stesso come in una danza, fece fuoco contro la parete, calciandola con un piede subito dopo. Tsukiyo gli saltò in spalla.
  "Aperta."
  Si ritrovarono davanti un'apertura, grande abbastanza da permettere ad un uomo di attraversarla accovacciato. Dentro era buio pesto.
  "Ugh... fa male..."
  "Qua-Qualcuno!"
  "Aiuto... aiutatemi..." Gemevano i soldati. Shion poteva sentire rapidi passi. Altri uomini armati erano in avvicinamento.
  Facendo forza sulla maniglia ricurva all'interno, Shion richiuse la porta cigolante con un tonfo. Si ritrovarono immersi nella più completa oscurità.
  Esattamente come aveva predetto, c'era una rampa di scale talmente ripida da risultare quasi verticale. Shion si sfilò il camice, assicurandone un'estremità al corrimano e l'altra alla maniglia della porta. Non una grandissima soluzione, ma avrebbe fatto guadagnare loro un po' di tempo.
  Fucile in spalla, Nezumi cominciò ad arrampicarsi agilmente, seguito a breve distanza da Shion. La scala si estendeva verso l'alto, dritta nell'oscurità.
  Ansimante, col sudore che gli pizzicava gli occhi e i piedi che minacciavano di tradirlo ad ogni passo, Shion proseguiva con disperazione. Un momento di ritardo avrebbe potuto costargli la vita; non soltanto la sua, anche quella di Nezumi. Voleva evitare di metterlo in pericolo a ogni costo. Sapeva d'essere un gran peso per lui, ma desiderava quantomeno tenerlo lontano da ulteriori minacce.
  Nezumi mormorò qualcosa.
  "Cosa? Non ho capito."
  "Niente... notavo solo che non hai detto nulla."
  "Nulla?"
  "Riguardo i soldati, è volato un bel po' di sangue poco fa. Solitamente ti saresti già lanciato in qualche nobile discorso su come non dovremmo ferire il prossimo."
  "Oh..." Dunque era questo che intendeva.
  Le grida risuonavano nella sua mente; ma non appartenevano ai soldati, erano le voci di coloro le cui vite erano state ingiustamente strappate nel basamento del Penitenziario.
  Fa male. Non riesco a respirare. Aiutatemi.
  Dio, oh Dio. Perché mi lasci soffrire così?
  Vi prego, salvate il mio bambino. Ha solo tre anni.
  Uccidimi. Ti prego, liberami da questa sofferenza...
  Aiutatemi, aiutatemi, vi prego. Qualcuno mi aiuti.
  Cos'era una goccia di sangue su quel muro azzurro comparato a tanta efferata brutalità? I soldati avrebbero ricevuto cure e assistenza medica dai loro compagni accorsi sulla scena, ma quelle persone...
  Le vittime sacrificate nella Caccia non avevano avuto modo di alleviare le proprie sofferenze nei loro ultimi attimi di vita. I loro gemiti, i loro lamenti, i loro pianti, le loro grida, risuonavano ancora forti nelle sue orecchie.
  "Non avevamo scelta," rispose Shion alle sue spalle nell'oscurità. "Dovevamo sconfiggere il nemico, non c'era alternativa. Se non lo avessimo fatto, saremmo stati uccisi noi stessi."
  Shion scorse Nezumi fermarsi all'improvviso. La sola vista di quelle iridi grigie era sufficiente per gettare il suo cuore in tumulto. Persino in quest'oscurità i tuoi occhi rifulgono con eleganza.
  "Non c'era alternativa... ne sei davvero convinto?"
  "Sì."
  "... capisco." Nezumi riprese ad avanzare con un passo talmente rapido che Shion faceva fatica a seguirlo.
  "Shion."
  "Hm?"
  "Solo perché abbiamo potuto andarci piano una volta, non significa potremo farlo ancora. Proprio come hai detto, se non sconfiggeremo il nemico... saremo noi a morire."
  "Sì."
  "Se dovesse accadere..." Non riuscendo a udire il resto della frase, Shion spalancò gli occhi nel buio.
  "Nezumi, non riesco a sentirti. Parla più forte."
  "No... lascia perdere." Nezumi esalò un lieve respiro nell'oscurità.
  Sto sospirando.
  Serrò le labbra di colpo.
  Non sospirare mai per davvero.
  Quelle erano le parole dell'anziana donna che lo aveva salvato dal fuoco divoratore che aveva spazzato via case, villaggio e l'intera foresta. La persona che lo aveva cresciuto fino all'età di cinque anni.
  Morditi le labbra fino a farle sanguinare prima di abbandonarti a un sospiro. Alza la testa innanzi al dolore. Non guardare mai in basso, rivolgi sempre gli occhi avanti a te. E sopratutto –
  Non fidarti di nessuno. Non aprire mai il tuo cuore a nessuno. Se sei determinato a sopravvivere, imprimi queste parole nella memoria. Non dimenticarle mai.
  Non aveva dimenticato una singola lettera di quelle parole ripetute ancora e ancora. Erano scolpite una ad una in fondo al suo cuore – come un mantra, come una maledizione.
  Sospirare crea un'apertura, una vulnerabilità. Tieni chiusa la bocca, se vuoi restare in vita. Non lasciare mai che qualcuno scopra i tuoi punti deboli, e non permettere a nessuno di scaldarti il cuore. E sopratutto.... Non fidarti mai di nessuno.
  Sopravvivi... almeno tu... almeno tu, devi...
  Strinse la ringhiera.
  Perdonami, nonna, sono andato contro i tuoi insegnamenti. Più volte ho sospirato per una persona; ho creduto in lei e le ho aperto il mio cuore. Ho posto io stesso catene intorno alle mie caviglie. Ma non potevo fare altrimenti. Non avrei mai potuto tagliarlo fuori dalla mia vita.
  "Nezumi," Sentì la voce di Shion che lo chiamava. Il ragazzo era senza fiato, doveva aver utilizzato una considerevole quantità d'energia. "A cosa stavi pensando?"
  "A cosa pensavo? 'Ammesso di riuscire a raggiungere la sommità, cosa ci attende oltre queste scale?' Qualcosa di simile, immagino."
  A te, Shion.
  Pensavo a te.
  Hai detto che non avevamo alternativa, no? Erano nemici. Se non avessimo versato il loro sangue, saremmo stati noi a morire. Dovevamo abbatterli, non potevamo fare diversamente.
  Uccidi o verrai ucciso, ecco cosa significa combattere; sono queste le uniche alternative. In battaglia non esistono giustizia né moralità. Io lo so bene, è una consapevolezza impressa in me fin nel midollo. Ma tu, Shion, sarai in grado di accettarlo realmente? Permetterai a te stesso di farlo?
  'Dividi tutto in dicotomie, amore e odio, amici e nemici, fuori dalle mura e dentro le mura; dicendo di poterne scegliere uno soltanto.'
  'Non credi potrebbe esserci una terza possibilità?'
  Ho deriso le tue parole come ingenue fantasie, ma a dire il vero ne avevo paura. Mi sentivo minacciato dalla tua ingenuità, ma anche da quella forza che ti permetteva di parlare di fantasie come fossero reali. Quando ho udito quelle parole, solo per un istante – un singolo, brevissimo istante – ho davvero intravisto una strada, una candida via comparire davanti ai miei occhi.
  Una terza via.
  Il modo di trovare coesistenza all'odio?
  La possibilità di scegliere tolleranza alla vendetta?
  E se non fosse una mera illusione? Se una cosa simile potesse nascere davvero nei cuori delle persone?
  Ho continuato a pensarci per tutto questo tempo. Non era mia intenzione, ma le tue parole continuavano a porsi con insistenza al centro dei miei pensieri, richiamandomi costantemente.'Volta la tua mente in questa terza direzione,' mi dicevano, 'non rifiutarla, non volgere lo sguardo altrove; continua a pensare a questa strada.'
  Non ho ancora trovato risposta. Ecco perché ci sto ancora pensando. Sono ancora fisso sulle tue parole, continuando a ponderarle.
  Ma Shion, ora è questo ciò che dici?
  'Non avevamo scelta.'
  Se in futuro, io dovessi finire per uccidere qualcuno – no, se tu stesso dovessi fare del male a qualcuno – cosa accadrebbe? Saresti ancora capace di dire quelle parole?
  'Non avevamo alternativa.'
  Raggiunsero la sommità della scala, un luogo talmente angusto da offrire a malapena spazio per stare in piedi.
  "Shion, non c'è uscita."
  Non vi erano maniglie né pulsanti, solo una bianca parete.
  Abbiamo fatto un casino.
  Il suo cuore batteva all'impazzata, sudore freddo correva lungo la sua schiena. Se si trattava di un vicolo cieco, non avrebbero avuto scampo. Non avevano modo di respingere gli inseguitori che sarebbero arrivati dal basso.
  "In alto," gridò Shion. "Spingi il soffitto verso l'alto."
  Il corpo di Nezumi entrò in azione all'ordine di Shion.
  Bang. La porzione centrale del soffitto si sollevò come una botola e Nezumi si tirò su con uno slancio. Nello stesso momento, udirono un forte rumoredal basso.
  La porta era stata forzata.
  "Sono lassù! Sparate!" Inconfondibili suoni d'esplosioni di armi da fuoco seguirono le grida.
  "Shion!" Nezumi allungò la mano, potendo sentire Shion stringervisi con forza. Lo sollevò in alto, aiutandolo a salire oltre la porta.
  "Agh!" Sentì Shion emettere un piccolo grido.
  "Ti hanno preso?"
  "-- sto bene. È solo un graffio."
  Una volta chiusa la botola, tutti i rumori vennero tagliati fuori, lasciando il posto solo a un lugubre silenzio. Shion esalò un lungo respiro.
  "Ti fa male?"
  "No – non eccessivamente."
  "La prima volta, huh?"
  "Hm?"
  "La prima volta che ti sparano. Un fucile da cecchino per giunta – un'arma piuttosto vecchiotta. Forma elegante e mortale precisione. Ecco la formidabile signora con cui abbiamo a che fare."
  "Capisco. Bhe, per quanto affascinante, preferirei non frequentarla oltre." Shion ridacchiò sommessamente, fasciandosi la caviglia.
  Forse si stava sforzando, ma ciò significava che poteva ancora spingersi a procedere, e che la ferita non era grave al punto da inibirlo nei movimenti. Non che la gravità della lesione facesse differenza: dovevano comunque andare avanti. Non potevano restare fermi a lungo in uno stesso luogo.
  Per questo non lo avrebbe interrogato ulteriormente, né si sarebbe preoccupato per lui. Potevano solo continuare a procedere insieme.
  "Shion, dove ci troviamo?"
"In una parte dei vecchi condotti d'areazione. Suppongo li usassero nel primo periodo in cui questo venne costruito. Al successivo innalzamento di nuove mura esterne di rinforzo, è stato aggiunto un dispositivo di filtraggio e riciclo, così questi condotti sono entrati in disuso. ."
  "In altre parole hanno smesso di utilizzarle quando il Penitenziario è stato trasformato in una roccaforte. Quindi i vecchi condotti devono essere – di là." La mano di Nezumi puntò un tunnel rettangolare.
  "Cosa c'è da quella parte?" domandò.
  "Probabilmente un vicolo cieco. Saranno state parzialmente bloccate."
  "Lo credo anch'io. Immaginavo non sarebbe stato facile come sgusciare fino al cuore di questo posto attraverso semplici condotti."
  "Già. Ma dovremo cercare di avanzare più in la possibile."
  Aveva ragione. Non c'era modo di tornare indietro. Non avevano scelta se non quella di spingersi più avanti che potevano.
  "Shion, ti sollevo io. Fa strada."
  "Ok."
  Shion si infilò nel passaggio molto più agilmente di quanto Nezumi si aspettasse. . Alla viscida sensazione di sangue che avvertì mentre gli supportava la gamba, serrò la mano in un pugno.
  "Hei, questa cosa si apre." Il busto di un soldato comparve insieme alla sua voce. Appena l'uomo emerse dalla botola, Nezumi gli calciò il mento, colpendogli poi la tempia col calcio della pistola. Trascinandolo svenuto oltre la soglia, puntò attraverso l'apertura, facendo fuoco sui soldati che caddero dalle scale con un tonfo. Una volta richiusa la botola, la bloccò col corpo dell'uomo privo di sensi.
  "Bella pancia, perfetta come zavorra." Nezumi frugò nelle tasche dell'uomo e quasi fischiò.
  "Nezumi, che stai facendo? Sbrigati." chiamò Shion.
  "Non mettermi fretta. Dobbiamo prendergli quello che possiamo," rispose.
  Si lanciò nel passaggio. Era così angusto da costringerlo a distendersi supino per proseguire. Tsukiyo saltò fuori dalle pieghe dei vestiti, precedendoli lungo il tunnel.
  "Sembra la tana di un topo." Rifletté Shion scherzosamente.
  Ha ancora la forza di scherzare, pensò fugacemente. Il ragazzo era più calmo di quanto si aspettasse. Non era una calma ignara, Shion comprendeva la situazione piuttosto a fondo. Ne avvertiva il pericolo e la tensione, eppure riusciva ancora a mantenere il sangue freddo.
  Ma... perché?
  "Se fossimo stati più grossi, non saremmo riusciti a passare," disse Shion pensieroso.
  "Bhe, immagino di sì."
  "Inukashi riuscirebbe a passarci tranquillamente, ma Rikiga-san potrebbe avere qualche difficoltà."
  "Rikiga? Quel vecchiaccio alcolizzato? Non ci sarebbe nemmeno arrivato fin qui. Sarebbe cascato correndo in corridoio come un sacco di patate."
  "Quindi adesso..."
  "Sarebbe stato tutto bruciacchiato. Vecchiaccio alla Brace, ho la nausea solo al pensiero."
  Cheep-cheep-cheep.
  Fu Tsukiyo a rispose al suo posto, facendo bloccare Shion nella sua marcia.
  "Vicolo cieco?"
  "Già."
  Vicolo cieco. Capisco. Dunque siamo alla fine.
  "È un vicolo cieco. Ma..." Shion fece scorrere il palmo lungo la parete. Si udì un debole clunk mentre una parte del muro si sgretolava, permettendo alla luce di filtrarvi attraverso.
  "La grata. Devono averla bloccata da questo lato."
  "Cosa vedi?"
  Shion si scansò di lato, lasciando spazio a Nezumi per guardare attraverso le sbarre di plastica.
  Potevano vedere una stanza spaziosa, che nel suo ordine ricordava un laboratorio. La parete opposta era costituita da una grande vetrata, e diversi ricercatori, uomini e donne, erano intenti a guardarvi attraverso. Conversando animatamente, un uomo disse qualcosa con un gesto esagerato, e una donna dai lunghi capelli rispose con un largo sorriso, stringendo entrambi tra le mani tazze fumanti. Oltre a loro, diversi membri del personale erano intenti a fissare i monitor dei loro computer, e un uomo ricurvo sostava in piedi indaffarato.
  "Sembra una stanza relax," commentò Nezumi. "Dici mi lascerebbero usare la doccia, se glie lo chiedessi?. Perché non andiamo a porgergli i nostri rispetti?"
  "Cosa? Ma non possiamo uscire da un'apertura così stretta."
  "Se è troppo piccola, ci basta allargarla un pochino."
  "Huh?"
  "Shion, sta in dietro. Cerca di ritirati il più possibile."
  "Nezumi, cosa hai intenzione di fare?"
  "Sta a guardare."
  "Quella è... una mini bomba?" Shion deglutì.
  "Yup. Una mini bomba grande quanto una monetina. È fornita di un timer e posso controllarne addirittura la potenza dell'esplosione. Un ottimo acquisto, direi."
  "Quando l'hai comprata? Non me ne sono accorto."
  "Ma lo fai apposta allora...." disse Nezumi irritato. "Ti sembra abbiamo avuto tempo di fare shopping da quando siamo qui? L'ho fregata dal pancione poco fa. A ogni modo, poco importa. Shion, vai più indietro e prendi Tsukiyo con te."
  "Va bene qui?"
  "Perfetto. Proteggiti la testa con entrambe le mani. Una volta esplosa, dobbiamo saltare giù immediatamente. Sii preparato."
  Posizionò la bomba.
  Sfilandosi il tessuto di superfibra, Nezumi lo utilizzò per coprirsi il capo, continuando a indietreggiare fin quando il suo piede sfiorò la spalla di Shion.
  "Nezumi."
  "Cosa?"
  "Ora sembra mi stai facendo da scudo. Io potrei essere al sicuro, ma tu --"
  "Stupido, chi se ne frega delle nostre posizioni a questo punto. Piantala di sprecare fiato."
  Quanto stupido può arrivare a essere?
  Razza d'idiota. Ma era tipico di Shion. Non importava in che situazione si trovasse, non si sarebbe mai dimenticato degli altri. Proprio da lui, indubbiamente.
  Un senso di sollievo si innalzò dal profondo del suo cuore.
  Voom.
  Ci fu un'esplosione, E una raffica di vento corse attraverso lo stretto tunnel.. Tsukiyo squittì terrorizzato.
  "Shion! Tutto bene?"
  "Sì. Tsukiyo ed io stiamo bene."
  "Ottimo."
  Non vi era polvere, forse perché le mura erano realizzate in uno speciale materiale. La bomba era piuttosto potente, e nonostante l'avesse impostata per produrre un'esplosione contenuta, aveva spazzato via un'ampia parte della parete.
  Saltarono giù, accompagnati da grida e staff in fuga.
  "Chi siete?" Li interrogò un uomo tarchiato, estraendo una pistola dal camice. Nezumi gli si scagliò contro, mirando un rapido colpo alla base del collo. L'uomo cadde in avanti sulla pancia.
  L'allarme di sicurezza stava suonando.
  Dobbiamo continuare a correre in questo modo?
  Non potevano fermarsi lì per molto. In pochi attimi, diversi soldati si sarebbero riversati nella stanza. Non avevano altra scelta se non correre. Ma dove?
  "Shion, la prossima mossa? Dammi ordini. Presto."
  Non ci fu alcuna risposta.
  Shion, cosa c'è? Non dirmi che...
  Una fredda goccia di sudore scivolò giù lungo la sua schiena.
  Quando si voltò, Shion era accanto alla vetrata, fissandovi attraverso come stavano facendo i membri dello staff pochi attimi prima. Una debole luce filtrava attraverso la lucida lastra di vetro.
  "Cosa diavolo stai facendo? Sbrigati!"
  Shion voltò lentamente il viso verso Nezumi. Era completamente cinereo. I lineamenti erano rigidi, quasi lignei. Nezumi non gli aveva mai visto una simile espressione prima d'allora.
  Cos'hai?
  Appena il pensiero lo sfiorò, si rese conto che l'orlo dei pantaloni del ragazzo era completamente inzuppato di rosso. La ferita del proiettile era profonda. Sta svenendo per la perdita di sangue. Fu quello il suo primo pensiero.
  "Shion, stai bene?"
  Le labbra tremavano debolmente sulla faccia mortalmente pallida.
  "Nezumi... questo..." Shion lasciò la frase in sospeso, deglutendo con difficoltà. "Cos'è questo..."
  "Huh?"
  Non c'era tempo per fermarsi. Ne era pienamente consapevole, eppure l'espressione sconvolta sul suo viso lo costrinse a portarglisi al fianco. Il suo piede sfiorò qualcosa. Era una cornice fotografica. La foto ritraeva una donna con un bambino tra le braccia, e un ragazzino di una decina d'anni circa. Un vecchio schermo digitale, probabilmente caduto dalla scrivania di un membro dello staff. Sia la donna che il ragazzo sorridevano timidamente dalla foto.
  Nezumi sollevò lo sguardo, volgendolo attraverso il vetro davanti a lui.
  Lo spazio al di là si trovava di un piano più in basso, una stanza dalle bianche pareti, come incastrata nel pavimento. Il soffitto era considerevolmente alto.
  "Gh–"
  Aveva indietreggiato inconsciamente.
  Cosa – cos'è questo?

-Fine capitolo-

No.6 (Volume 7)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora