prologue -"This boy."

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Mi misi seduta comodamente a gambe incrociate sulla sedia del balcone collegato alla mia stanza, mentre l'aria fredda mattutina mi accarezzava dolcemente il viso. Osservai la meraviglia che avevo davanti: l'alba. Non ha bisogno di fingere per essere spettacolare. Così naturale, con altrettanti misteri celati tra quei bellissimi colori.
Erano solo le cinque del mattino, ed io ero sveglia. Avevo deciso di svegliarmi così presto per vedere quei straordinari colori mischiati tra di loro.
Ben presto quello spettacolo finì, e potei sentire il fastidioso e acuto suono del mio cellulare.
Oggi sarebbe stato il mio primo giorno di scuola dell'undicesimo grado.
Sbuffando mi alzai dalla sedia, ed entrai in camera mia. Mi affrettai a spegnere l'allarme, altrimenti mi sarei incazzata già di prima mattina.
Mi stiracchiai un po', facendo scricchiolare le ossa della schiena, del collo e delle mani.
Presi l'intimo interamente nero dal cassetto del comodino affianco al letto, e andai in bagno.
Legai i capelli in una crocchia disordinata, per evitare che si bagnassero, ci avrei messo troppo poi per asciugarli.
Accesi il getto dell'acqua, privai il mio corpo di ogni indumento ed entrai nel box doccia.
Potei da subito sentire quelle fredde goccioline scivolarmi sulla pelle rapidamente, per poi toccare il pavimento anch'esso gelido.
Amavo il freddo, e se non fosse per il fatto che esso non è una persona, lo sposerei.
Rapidamente lavai il corpo, ed uscii dal box. Presi un asciugamano e lo passai su tutto il corpo, così che mi asciugassi.
Indossaii l'intimo ed uscii dal bagno.
Andai verso l'armadio. Quel 9 settembre faceva abbastanza freddo, quindi presi una felpa grigia con qualche scritta sopra di una taglia in più della mia, e un leggins nero. Misi i calzini neri ed indossai i vestiti. Ai piedi misi le Vans nere.
Andai nuovamente in bagno e misi la piastra nella presa. Presi una pochette color nero con sopra la scritta perfect girl in uno scintillante color oro.
Presi l'eye-liner, e cercai di fare le due linee sull'occhio uguali. Poi applicai la matita nera sotto l'occhio. Ed in fine misi il mascara sulle ciglia superiori e anche su quelle inferiori, e del semplice lip-gloss alla fragola sulle labbra.
Sciolsi i capelli, e li pettinai. Quando la piastra si scaldò, la presi e lentamente mi piastrai i capelli. Quando finii, la rimisi apposto, controllandomi un attimo allo specchio.
Ritornaii in camera e presi lo zaino con dentro i libri che mi sarebbero serviti, mettendolo sulla spalla sinistra e facendolo penzolare a destra ed a sinistra ad ogni passo che facevo.
Tolsi il cellulare dalla carica, e velocemente controllaii l'ora: le 07:45 a.m. Subito dopo lo misi nella tasca della felpa.
Mi affrettai a scendere le scale, sapendo che avevo solo un quarto d'ora per arrivare a scuola, andare in segreteria per sapere il numero e la password del mio armadietto, poggiare le mie cose nell'armadietto, per poi andare a lezione.
Gli armadietti li cambiavano ogni anno a loro piacimento, ed avvolte dovevi fare la maratona per arrivare a lezione solo perchè il tuo armadietto è distante anni luce dalla classe che devi raggiungere. A me è successo il mio primo anno di liceo. Ogni volta che avevo letteratura, dovevo prepararmi ad una corsa per arrivare dall'altra parte della scuola.
Ma il secondo anno mi sono potuta scegliere io l'armadietto, dato che mia zia fa la segretaria della scuola.
Sul frigo c'era il solito post-it che mia madre lasciava, avvisandomi che era già andata al lavoro. Lo presi e lo buttai. Presi i venti dollari che mi aveva lasciato appesi ad una calamita sul frigo, li misi nella tasca della felpa insieme alle chiavi di casa che presi dal comodino vicino all'entrata.
Uscii chiudendomi poi a chiave la porta alle mie spalle.
Iniziaii a camminare, anzi, correre per riuscire ad arrivare in tempo il primo giorno.
In cinque minuti ero riuscita ad arrivare a scuola. Come Flash andai in segreteria.
“Maggie! Come stai? Come sono andate le vacanze?” Subito la signorina Thompson, nonché mia zia, mi domandò.
“Bene, zia. A te?” Chiesi, le sorridevo gentilmente, mentre lei faceva altrettanto.
“Non mi lamento.” Alzò le spalle. Cercò qualcosa in un cassetto con delle cartelle. Mi diede in mano un foglio che dedussi fosse per l'armadietto e le ore delle lezioni.
“Il solito armadietto, con la solita password.”  Disse, mentre si toglieva una ciocca di capelli dal viso.
“Grazie, zia. Ci vediamo.” Le diedi un bacio sulla guancia, mentre lei mi sorrise, e così uscii per andare verso il mio armadietto.
Sospirando, girai l'angolo e lo trovai.
Misi la password ed aprii l'anta. Dentro esso misi la metà dei libri che avevo nello zaino, così che non sarebbe pesato troppo.
D'un tratto i corridoi diventarono fin troppo silenziosi, mi girai, per vedere cosa fosse successo, e notai un gruppo di cinque ragazzi entrare.
Li guardai uno ad uno, soffermandomi sull'ultimo ragazzo. E più precisamente sui suoi occhi.
Erano di un colore caldo, sembravano miele. Lui sorrideva, ma i suoi occhi no. Erano spenti, tristi.
Poi le sue labbra, piene, ma non troppo, sembravano così invitanti, morbide.
Dal suo snapback bianco e nero si potevano intravedere i suoi capelli biondi cenere tirati su in una cresta.
Sulle braccia aveva diversi tatuaggi.
Era un angelo travestito da diavolo, o almeno così sembrava.
Non mi accorsi che mi stava fissando, fino a quando i miei occhi non incontrarono di nuovo i suoi. Nella mia pancia sentivo come un vuoto, ma non era fastidioso, anzi.
Era piacevole.
Non sapevo cos'era , ma mi piaceva quella sensazione.

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Hey Guys!👑💕
Cosa ne pensate?
Spero che lo leggerete, mi sto impegnando a non abbandonarla come ho già fatto con altre ff che tutt'ora non ho pubblicato.
E... niente. Spero vi piaccia.
Much Love💕
-Isabella

Things. [Maggie Lindemann]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora