Capitolo: Flashback XI

9 3 0
                                    

Stringo la sua mano tra le mie, seduta al suo fianco su quella scomoda sedia di plastica come negli ultimi due mesi.
-Mi manchi piccola...

Sussurro, appoggiando la guancia sulla coperta e baciandole le dita esanimi. Non posso far altro che osservarla dormire, mentre la vita fuori da questa stanza va avanti, inesorabile. Tutto quì è come congelato.
-Ho avuto paura di perderti...

Sospiro, ripensando alle parole dell'infermiera. "Vorrei poterle stare accanto tutto il giorno e tutta la notte... Non permetterei a nessuno di farle del male"
Mi alzo di scatto dalla sedia, la mano di Shey ancora salda tra le mie.
"Se le infermiere la tengono d'occhio durante il giorno e la notte... Allora com'è possibile che sia stata avvelenata?!"

Mi volto verso l'uscita, correndo in direzione della porta. Sull'uscio Cinzia mi osserva incuriosita.

-Voi restate quì anche di notte..?
-Certamente, ma dalle 23.30 ne resta solo una, che se ne va verso le 4.20-4.30, sostituita da chi fa il turno di mattina...

Spiega, confidandomi che la polizia sospetta possa essere stato un paramedico o qualche altro lavoratore all'interno della struttura. La stranezza è che Shey è stata l'unica vittima fin ora, e le prove non sono molte, almeno per quanto ne può sapere. Le donne che si prendono cura di lei sono tutte persone fidate, signore che lavorano sodo da anni in quest'edificio.

Preferisco non fidarmi completamente delle sue parole; in fondo nessuno si è avvicinato a Shey oltre a me, i suoi parenti e loro. Anche le inservienti non vengono mai lasciate sole. Congedo Cinzia e le mie indagini per tornare in camera. Incrocio le braccia sul bordo del letto, la mano di Shey sempre stretta nella mia presa.

-Non so cosa pensare piccola. Dimmi tu chi è stato... Ti giuro che se lo trovo lo ammazzo.

Lascio il piccolo fiore nel bicchierino da caffè insieme al resto del mucchio, rimproverandomi di non aver ancora trovato un contenitore adeguato. Abbandonata quella camera mi raccomando ancora con l'infermiera, prima di passare velocemente per il reparto dei bambini. Oltrepasso diverse camere, ed entro spedita in una di esse.

Un bimbo dai grandi occhi blu mi osserva dalla testa ai piedi, confuso. L'altro letto è vuoto, probabilmente già da qualche giorno.
-Da quanto sei solo?

Chiedo al bambino, ancora intento ad analizzarmi.
-Un po'... La mamma torna tra poco...

Risponde incerto, consapevole di non dover parlare con gli sconosciuti.
-E il ragazzo che era su questo letto?

-Qualche giorno fa è tornato a casa... Sai, lui è una spia!

Mi sento prendere da un inconsueto senso di vertigine alla fantasia del piccolo. "Una spia...? Cosa ci faceva quì una spia?". Cammino sospettosa fino al suo letto, tanto che il giovanotto si sfila di dosso le coperte per avvicinarsi a sua volta.

-Perché dici che è una spia..?

-Perché conosce i poliziotti!
Mi confida il bimbo, arrivando a sfiorare il bordo del materasso. Una voce di donna raggiunge le mie orecchie prima che possa chiedergli altro. La madre si scusa con me, se in ogni modo il figlio mi abbia infastidita.

"Una spia..." mi ripeto, fissando la parete bianca della stanza.

"Benjamin era una spia"

In a land Far Far Away...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora