In a land Far Far Away...

Capitolo 12: Eccoti.

Ogni tanto capita che la ritrovi.

Alis sta viaggiando sul filo del rasoio, tra un burrone di violenza e crudeltà e un prato fiorito di libertà e dolcezza.

Non c'è bisogno di dire che io preferisco la seconda, ma lei sembra in qualche modo incagliata in quella falsa realtà che la tizia oltre il telefono le sta creando.

Da quando ha visto i lividi sul mio braccio mi tratta come una bambola di porcellana: mi tocca con delicatezza per evitare anche solo che mi graffi.

Ha lasciato il cellulare in camera, e si è incamminata nella mia direzione con fare principesco, testa alta, pancia in dentro e petto in fuori.
Un leggero inchino, prima di porgermi il palmo della mano.
-Andiamo, sua "altezza"

Mi schernisce, sfoggiando il suo miglior sorriso, quel sorriso che non vedevo da tempo immemore. Usciamo alla calda luce del sole, rincuorate da un paio di batuffoli di nuvole bianche che navigano nel cielo, e che daranno un po' di tregua alla nostra abbronzatura  -o scottatura... Non sono mai stata molto fortunata in questi casi-.

Camminiamo lungo la passerella che costeggia il fiume fino alla sua fine, senza dire una parola, solo tenendoci per mano. Arriviamo al ponte in ferro che avevo attraversato per cercare Alis nel campo di granturco, e raggiungiamo nuovamente quel terreno.
Lascio la sua mano, quando mi accorgo di qualcosa di bellissimo.
Per terra, uno dei sassi levigati dal fiume è stato lanciato fin quà. È così liscio, così perfetto, così tond-

-FRIGOBAR!

-DOVE?!

Rispondo, mentre Alis scoppia a ridere. "Mi sono fatta fregare di nuovo...". Si avvicina incuriosita, per sapere da cosa ha distratto la mia attenzione.

-Guarda!
Le dico, indicando il sasso levigato e luccicante ai raggi del sole.
-Mi hai lasciata... Per un sasso?

Chiede sarcastica, cercando qualche segno particolare nella piccola roccia. Ha indagato a fondo, ma non l'ha notata.
Una venatura bianca a forma di ala di drago.

Le sue dita si muovono caute sulle superficie scura e tonda della pietra, rigirandola più volte, come se trovasse confortevole quel movimento.
Poi si blocca.

Alzo il viso, e noto il suo sguardo fisso in lontananza, verso una figura che ci sta osservando.
Alis lascia cadere il sasso, mi afferra per la mano, e mi trascina via, abbandonando quella piccola roccia sotto i piedi del granturco, e sotto uno sguardo assassino.