Avevo tolto il gesso al polso da un paio di giorni ormai, infatti ora lo sentivo più leggero e affaticato nel fare determinati movimenti. L'osso era tornato alla normalità a quanto disse il dottore che mi visitò dopo la lastra, potevo stare tranquilla. Per far si, però, che ritornasse a quello che era prima dell'incidente, dovevo fare alcuni esercizi quotidiani, nulla di che; solitamente li facevo mentre guardavo la televisione, o mentre ero davanti al computer a sognare ad occhi aperti la mia vita da college. Mancava così poco all'inizio di quella avventura, a volte non mi sembrava neanche vero.
Mentre mi sedevo sul letto, quella mattina, ripensai a Samuel e a quello che mi aveva confessato quella famosa notte. Non lo avevo detto a nessuno, nemmeno a Jennifer, che lui era passato da casa mia ubriaco fradicio; volevo che quello fosse un segreto tutto nostro e dagli sguardi che ogni tanto mi lanciava a scuola, anche lui sembrava dello stesso pensiero. Dopo quella volta, però, tra di noi si creò una grande distanza e questo, sebbene mi provocasse un dolore immenso, era positivo: più tempo per dimenticarlo, più tempo per innamorarmi di Dustin. Samuel nel frattempo, si occupava di Alison, passando molte ore con lei e accompagnandola alle varie visite ed ecografie; quando tornava a scuola il giorno dopo queste ultime, aveva il sorriso sulla faccia e mostrava a tutti le foto del suo piccolo bambino.
La mattina successiva a quei Ti amo detti nel cuore della notte, pieni di tristezza e malinconia, avevo svegliato Samuel e lui mi aveva guardata con aria sorpresa. Ricordava a mala pena ciò che era successo tra di noi, qualche attimo di lucidità che aveva avuto; quello che non riusciva a spiegarsi era il come era arrivato a casa mia sano e salvo, dato che aveva guidato fino a lì. Io avevo sgranato gli occhi e sapendo che i miei erano già usciti di casa, gli avevo gridato dietro, aumentadogli il mal di testa già persistente.
«Ti sta bene!» avevo esclamato mentre mi lavavo i denti, sentendo che si stava ancora lamentando in camera mia. «E adesso cerca di renderti presentabile, perché ti porto a casa.»
«Cosa? No, Keyla, non farlo.» mi aveva implorato lui, facendo il suo ingresso nel bagno e avvicinandosi al lavello. Mi aveva guardata per pochi istanti nello specchio, osservando i miei occhi verdi e i capelli neri racchiusi in una crocchia alta. «Preferisco andare a scuola e smaltire la sbronza lì, che tornare a casa per farmi fare la ramanzina dai miei. Tu basti e avanzi.»
Così avevo ceduto, sospirando e sparendo in camera mia per poter indossare degli abiti puliti. Samuel mi aveva aspettato in salotto, gli occhi chiusi e i capelli sparati per aria. Il cielo, quella mattina, aveva assunto una tonalità di azzurro così chiara che pensai fosse bianco; qualche nuvoletta girovagava silenziosa e il sole si stava alzando lentamente.
Avevo guidato la macchina di Samuel - grazie al Cielo avevo preso la patente un anno prima, sebbene non la usassi quasi mai -, l'avevo parcheggiata lontano da occhi curiosi indiscreti e, girando il capo prima a destra e poi a sinistra, mi ero allontanata dal ragazzo che mi aveva detto Ti amo proprio quella notte, fingendo che non fosse mai successo nulla.
Ora ero seduta nell'ultimo banco dell'aula di spagnolo. L'insegnante, una donnina di mezza età grassoccia e dai capelli tinti di un rosso improponibile, parlava della sua esperienza da studentessa di college; aveva appena nominato un college Californiano e, con un sorriso, le erano tornati alla mente tutti quei momenti che aveva vissuto nel campus. Raccontò persino del ragazzo che poi divenne suo marito: di come si erano conosciuti ad uno dei corsi, di come all'inizio lei si fosse mostrata distaccata ma che, alla fine, aveva ceduto alle attenzioni di lui.
«Qualcuno la faccia smettere!» sussurrò Dustin seduto accanto a me, mentre mi stringeva una mano e disegnava cerchi invisibili col pollice sulla stessa.
«Io la trovo una storia interessante,» gli sorrisi io, incatenando i suoi occhi neri ai miei verdi. «inoltre adoro le storie romantiche.»
Sembrava che fossimo rimasti a guardarci da una marea di tempo quando la campanella suonò, annunciando la pausa tra una lezione e l'altra. Ricordai le ore che avevamo passato insieme io e lui, prima che Samuel sbucasse sulla soglia di casa: io e Dustin avvinghiati sul mio letto, i respiri corti e i cuori che battevano velocissimi, anche se non all'unisono; poi quel rossore che era nato sulle sue guance poco prima di fare quel grande passo, quella strana sensazione che avevo provato nel basso ventre, quella voglia di definirlo amore ma che, in realtà, non lo era affatto. Certo, non era stato solo sesso, quello lo sapevamo entrambi, ma quello che avevamo fatto non prendeva un nome preciso e non aveva definizione; era solo qualcosa che sta tra "fare sesso" e "fare l'amore".
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Qualcosa di nuovo (#Wattys2016) || COMPLETATA ✅
RomanceDAL PROLOGO «e l'ultima coppia è formata da Samuel Miller e Keyla Harris.» Mi girai immediatamente perché sapevo che lui era in una delle ultime file. I suoi occhi neri incrociarono le mie iridi verdi e le sue labbra si innarcarono in un sorriso...