La brezza notturna di un sabato sera gli scompigliava i capelli, arruffandoglieli sul capo. Se ne stava poggiato alla ringhiera di metallo con i gomiti, lo sguardo verso un orizzonte indefinito.
Il cielo era vuoto, buio, privo di ogni luce.
Delle mani gentili si posarono sui suoi fianchi, facendolo sospirare. Non c'era bisogno di parole in quella muta domanda.
"Sono solo stanco." disse, la voce segnata dalla pesantezza si perse nell'aria.
"Vai a dormire."
"No, non...Non stanco in quel senso."
Lo sguardo interrogativo, quasi preoccupato, sul volto di Hoseok lo spronò a continuare.
"Sono stanco di vivere così." disse, e il silenzio che seguì questa frase gli fece temere di aver osato troppo nei confronti di un suo compagno di band. Eppure Hoseok era ancora lì, un assenso veloce e un sorriso comprensivo.
"Sono stanco di scrivere musica che non viene ascoltata davvero. E...sono stanco di fingere."
Era forse la prima volta che si apriva su questo argomento, liberando i pensieri mal celati.
"È il prezzo di ogni artista. Un pittore dipinge pur sapendo che il suo quadro non verrà compreso, ma non lo può spiegare, altrimenti l'arte perde il suo fascino."Yoongi sentiva ancora la presa sui suoi fianchi: delicata, gentile. Sapeva di casa.
"Non ti mancano mai le stelle 'SeokSeok?"
"Ogni notte."Yoongi non si aspettava una risposta così immediata e sincera. Credeva forse in una risata, una battuta sul lato sentimentale che il rapper solitamente teneva per le sue canzoni e non mostrava tanto facilmente.
Invece no.
"A Gwangju c'è un mare di stelle, così luminose da far brillare ogni cosa. Mi facevano sentire così piccolo." disse piano, stringendosi nelle sue spalle in quella piccola confessione.
Yoongi annuì, respirando profondamente dal naso. Si perse per qualche secondo nei ricordi della sua casa, del parco con l'altalena rotta e il cielo nelle notti d'estate.
"Anche a Daegu. Cos'era un ragazzino in confronto ad un mare di stelle?" chiese, e quella domanda gli sembrò dannatamente presa da uno scadente film romantico. Eppure lui non voleva essere banale, non aveva neppure riflettuto su quelle parole, erano semplicemente uscite naturali.
"Ti manca mai casa?" chiese Hoseok, il tono macchiato da una leggera nostalgia. Il ballerino ci pensava spesso, e si vedeva nelle piccole cose, come i messaggi a sua sorella ogni mattina.
Yoongi ci pensò qualche istante, per quanto sapesse già la risposta.
"No. Mi mancano solo le stelle."
Hoseok poggiò il capo sulla sua spalla, strofinandosi nell'incavo del suo collo. Hoseok a differenza sua amava quei piccoli contatti, piccoli stralici di un'intimità che non potevano permettersi. Yoongi, invece, aveva fatto di Hoseok un'eccezione, permettendo solo a lui e raramente agli altri della band di trattarlo in quel modo. Ma infondo gli piaceva, con Hoseok. Il ballerino aveva quell'insolita quanto bella capacità di far stare tutti meglio.
"Mi manca Min Yoongi. Senza Suga." ammette il rapper. Dà una strana sensazione alla bocca dello stomaco dirlo ad alta voce.
È il suo sogno, dovrebbe solo essere felice...Eppure. Eppure sente di star perdendo se stesso in una spirale di doveri e successi, aspettative e prospettive.
"Ma sei ancora tu. Sei sempre tu."
Le dita di Hoseok si infiltrarono tra le ciocche bionde, leggermente scompigliate dal leggero vento, quasi in una mera consolazione.Per lui era ancora il suo hyung, lo stesso che lo accompagnava in ospedale quando era trainee e che ha rinunciato alle sue vacanze per non lasciarlo da solo a capodanno. Lo stesso che lo aiuta con il rap e a per cui deve restare un po' di più in sala prove per le coreografie. Lo stesso ragazzo dedito alla musica a cui deve portare la cena altrimenti si dimentica di mangiare. Lo stesso Yoongi che aveva conosciuto nel dicembre 2010.
Eppure il mondo intorno a loro era così cambiato, diventando sempre più grande e oppressivo, portandoli costantemente sotto riflettori accecanti, senza via d'uscita.
"Ho paura di star diventando ciò che vogliono che io sia."
Hoseok avrebbe voluto scuotere la testa, far balzare i capelli corti e sorridere al ragazzo tra le sue braccia. Avrebbe voluto negare tutto e dire qualcosa che sarebbe stato d'aiuto. Avrebbe voluto essere forte, ma non poteva.
Annuì. Anche lui temeva la stessa cosa. Stava lentamente diventando qualcun'altro, fino a che un giorno non si sarebbe riconosciuto più e del ragazzo sorridente che ballava per le strade di Gwangju, e di lui sarebbe rimasto soltanto un ricordo sbiadito e troppe foto ricordo.Hoseok, in fondo, voleva solo ballare. Yoongi, in fondo, voleva solo comporre. Non c'era bisogno di tutto quello, di un intero mondo che si aspetta cose da loro. Erano solo dei ragazzini.
"Torneresti indietro, se potessi?" Hoseok deglutì nel fare quella domanda, forse cercando di sopprimere quel pizzico di paura. Lui, onestamente, non avrebbe saputo rispondere con piena onestà a quella domanda, ma amava troppo i bts per tornare indietro.
"No." disse, voltandosi in quell'abbraccio e affrontando finalmente il viso di Hoseok. Le braccia del ballerino lo tenevano al caldo nonostante la temperatura si stesse abbassando sempre di più. "Certo che no." lo guardò negli occhi nel dire quella frase, e Hoseok poté giurare di averli visti brillare, come animati da una fiamma, nella buia notte.
Hoseok si abbandonò all'impulso di stringerlo a se, forse per non piangere. E dio, era così difficile. Tutto era così difficile per loro due, per loro sette._
"Mi sembra una vita che non ballo più solo perché voglio. Senza pressioni, sai...Solo perché lo amo."
"Balla per me."C'era una base lenta e ritmata, qualcosa di hip-hop ma sensuale, malinconico però. Qualcosa che Yoongi aveva composto ma che nessuno, oltre il ballerino, aveva mai sentito. Qualcosa di personale seppur senza parole, qualcosa di suo. Qualcosa di Yoongi, e non di Suga.
Per una notte, una singola vuota notte, Suga e Jhope cessarono di esistere, lasciando spazio a Yoongi e Hoseok, due semplici ragazzi con una passione più grande di loro, ma ancora spaventati dal mondo, immaturi e ingenui.
"Tu non sei come lui." le parole di Yoongi uscirono in un sussurro, lontane.
"Come Jhope intendo." concluse. Hoseok lo guardava; non sembrava confuso, ma rassegnato. Come se accettasse una realtà troppo stretta per lui.
Jhope aveva una maschera con un sorriso sempre perfetto anche quando il suo cuore era a pezzi e la sua anima macchiata di dolore. Jhope era il ragazzo forte che gli era stato imposto di essere.
Ma Hoseok invece era tutta un'altra storia.
Hoseok era umano, era vero, ed era bellissimo.
Yoongi non lo aveva mai trovato tanto affascinante come in quel momento, illuminato soltanto da una lampada mal funzionante al lato della stanza. I bassi che rimbombavano dalla casse, risuonando come un eco nel silenzio. I muscoli si contraevano in perfetta unione con la melodia, i movimenti fluidi del corpo lo facevano sembrare quasi surreale.
Non lo aveva mai visto ballare così prima, in tutti quegli anni.No, Hoseok era tutta un'altra storia.
Hoseok era sorrisi imbarazzati e una risata allegra. Hoseok era quel ragazzo che piangeva con lui, ballando in un sabato sera, perché gli mancavano le stelle.