<<E' stato uno scherzo fregare quell'inetto di un poliziotto che mi hanno affibbiato>> dice Gin con un ghigno, avviando il motore della macchina e allontanandosi.
La sera prima i membri dell'Organizzazione erano stati arrestati. Non capirono come la polizia li avesse trovati, dato che nessuno di loro era stato scoperto, finché davanti a loro non comparvero un ragazzo sui 17 anni, con i capelli castani e gli occhi azzurri, e una ragazza, anche lei sui 17 anni, con lunghi capelli castani e gli occhi azzurro-violetti. Erano Shinichi Kudo, il detective liceale, e Ran Mouri, la figlia del famoso detective Kogoro Mouri. Erano lì perché entrambi avevano avuto informazioni e contatti con alcuni membri dell'Organizzazione, sia direttamente che indirettamente, e, con la polizia e l'FBI, avevano finalmente chiamato quel numero localizzando prima il loro nascondiglio a Tottori, e da lì risalendo alla base principale, quella di Gunma. E, dopo un paio di giorni, li avevano raggiunti sulle montagne di Gunma verso sera e li avevano arrestati. Dato l'alto numero di criminali la polizia aveva deciso di rimanere lì per la notte, per eventualmente fermare chi avesse provato a insabbiare tutto magari facendo saltare in aria il nascondiglio e coloro che si trovavano dentro, senza contare che la pioggia rendeva difficilmente praticabili le strette strade di montagna, e quindi il trasferimento a Tokyo per il processo era stato rinviato al mattino successivo. Gli unici ai quali fu ordinato di andarsene erano Ran e Shinichi: era troppo pericoloso per loro rimanere, almeno per la notte, ma fu loro permesso di tornare il mattino dopo, se proprio volevano.
Il mattino seguente era tutto pronto per il trasferimento. Tutti i membri dell'Organizzazione sapendo che ormai era finita, avevano rinunciato a qualunque tentativo di fuga; d'altronde la maggior parte di loro desiderava da tempo essere scoperta, ed era sollevata all'idea che fosse tutto finito. Ma lui, Gin, non poteva rimanere lì senza far niente, mentre un moccioso di 17 anni mandava in frantumi il suo sogno. Certo, ormai per l'Organizzazione non poteva più fare niente, ma una cosa poteva ancora farla.
Fregare quell'ispettore fu facile: era un tipo con corti capelli castani appiccicati alla testa, che si dava arie da grande detective ma era palesemente un inetto. Dopo pochi minuti il poliziotto si trovava sui sedili posteriori, svenuto, mentre Gin, al volante, avviava il motore.
<<non esiste un proiettile d'argento che ci possa distruggere in un solo colpo>> erano le parole che aveva detto a Vermouth tempo prima.
<<come potevo immaginare che uno stupido moccioso che gioca a fare il detective potesse arrivare a tanto? E per di più, ha fatto tutto questo dietro alle sembianze di un bambino>>.
Shinichi aveva infatti rivelato che era vivo grazie all'APTX 4869, che invece di ucciderlo l'aveva ringiovanito di 10 anni.
<<L'ho mantenuto io stesso in vita. E' stato bravo, lo ammetto. Ha finto non solo la sua morte, ma anche quella di Akai. Mi sono lasciato fregare davanti ai miei stessi occhi>>.
Aveva infatti visto tra i poliziotti vari agenti dell'FBI, tra cui anche il suo acerrimo nemico, Akai Shuichi, con un sorriso beffardo in volto. E aveva capito.
Un'ultima immagine gli passò per la mente, che aumentò l'odio verso il ragazzo.
<<Dovessi passare il resto della vita in galera, avrò la mia vendetta>>.
<<Vieni, Ran, andiamo>>.
Mi volto per vedere se lei mi sta raggiungendo. La vedo che corre per raggiungermi, così riprendo a camminare. Sento una stretta al braccio sinistro, e vedo che Ran ci si è aggrappata. Starei quasi per chiederle di allentare un po' la presa, dato che mi sta stringendo con un po' troppa forza, ma quando incontro il suo sguardo lascio perdere: è così carina, con quegli occhi azzurri luminosi come non mai, e quel sorriso che mi toccato il cuore sin dalla prima volta che ci siamo incontrati, che non riesco a chiederglielo, soprattutto dopo esserle stato lontano per così tanto tempo. Iniziamo a parlare mentre proseguiamo. E' quasi come se non fosse successo niente, come se fossi sempre stato lì. Quasi, perché non posso dimenticare quando, alcuni giorni fa, avendo preso l'antidoto definitivo, ho detto a Ran la verità e lei, piangendo, mi ha praticamente cacciato da casa sua, urlandomi contro che ero solo un bugiardo e un egoista. Certo, il giorno dopo è venuta a casa mia e abbiamo fatto pace, ma è stato in quel momento più di ogni altro che ho capito quanto le abbia veramente fatto del male. Anche se mi ha perdonato, so di dover comunque fare qualcosa per dimostrarle che mi dispiace veramente, e poi c'è anche qualcosa che voglio chiederle...