Angels

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Malgrado tutto quello che avevo fatto per renderti felice, io non ero abbastanza per te.

Dopo più un anno che ci conoscevamo ero finalmente riuscita a smettere di balbettare ogni volta che mi parlavi e a smettere di arrossire ogni volta che mi guardavi.

Passavamo più tempo insieme, ridendo e scherzando come due amici.

Ma io non volevo essere solo un'amica.

Volevo essere di più, essere qualcuno che mi facesse sentire speciale.

Che ti facesse sentire speciale.

«Mari, sei un vero angelo.» mi ripetevi, facendomi arrossire e ricordare quanto i miei sforzi per imparare a limitare le mie emozioni accanto a te erano stati vani.

Angelo.

Una parola che esprimeva dolcezza ogni volta che la pronunciavi.

Tutto quello che facevo era per te; volevo sentire quel complimento per sempre: non ero mai stanca di sentirmelo dire, perché eri tu a chiamarmi in quel modo.

Quando ti vedevo ridere alle mie battute e sorridere alle mie parole avevo capito che, forse, anche tu ricambiavi i miei sentimenti.

Raccolsi tutto il mio coraggio e, dopo giorni di prova davanti allo specchio, rendendomi ridicola per te, decisi di dirtelo.

«Ti amo, Adrien.»

Ma a quanto pare mi sbagliavo...

Tu non amavi me...

«Mi dispiace Marinette...»

Tu non mi amavi...

Preferivi un'altra a me.

L'altra me.

Preferivi la ragazza mascherata, l'altra mia personalità: quella più sicura di sé ed eroica, quella pronta a rischiare la propria vita per salvare Parigi.

Ma, d'altronde, a chi potrebbe mai piacere la ragazza maldestra di nome Marinette?

«Amo un'altra... A me piace Ladybug.»

Quando ti sentì pronunciare quel nome il mio cuore sobbalzò: per un secondo ero tentata di trasformami davanti a te, di dirti che io ero Ladybug, la ragazza di cui eri innamorato.

Ma poi realizzai: dovevo rompere la promessa che avevo fatto a Chat Noir per un capriccio amoroso?

Assolutamente no.

Ti dissi che andava tutto bene e che potevamo restare amici, per poi scappare a casa e rinchiudermi in camera mia, incapace di versare lacrime.

I miei occhi erano spalancati, sconvolti e asciutti: tutte quelle volte che mi chiamavi "Angelo" erano perché mettevo a disposizione la mia gentilezza, sperando in un amore non corrisposto.

In quel momento mi sentivo vuota, come se tu mi avessi strappato il cuore dal petto e l'avessi gettato a terra.

Svuotata da tutte le mie emozioni, mi erano rimaste solo la collera e l'incredulità.

Le uniche due emozioni che alimentavano il nemico.

Il nemico che mi chiese di fare un patto con lui.

Sapevo che avrei dovuto rifiutare e che avrei dovuto combattere.

«Io conosco il modo per colmare il vuoto.» mi diceva.

Ed io gli credetti.

Credetti alle sue promesse, sperando che avrebbero potuto finalmente realizzarsi.

Vidi la maschera viola a forma di farfalla comparire davanti ai miei occhi.

Combattei per rifiutare il volere di Papillon, ma la tua voce mi rimbombava in testa: «Sei un angelo.»

Angelo...

Quanto disprezzavo quella parola.

E allora, sai una cosa Adrien?

«Anche gli angeli possono essere cattivi.»


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HALLOOOOOH!

Sono tornata con un esperimento.

Doveva essere una song-fic, ma siccome non sono capace a scriverla, allora vi dico una cosa necessaria per leggere "al meglio(?)" questa fanfiction: ascoltate la canzone che c'è sopra, accanto all'immagine (Angels - Radio Edit).

Appena l'ho sentita me ne sono innamorata *^*

Spero la fic sia uscita abbastanza credibile...

D'altronde, non tutte le storie hanno un lieto fine *sad music*

Alla prossima :3

FrancescaAbeni

Even the angels could be badDove le storie prendono vita. Scoprilo ora