Just a kiss.

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Alla superficie perfettamente piatta del lago nero veniva donato un leggero movimento dalla pioggia. Ogni singola goccia cadeva, entrava in contatto con lo specchio d'acqua e ad esso si mescolava. Il rumore prodotto dal contatto di quelle due sostanze pareva cullare, in un sogno ad occhi aperti, un ragazzo. I capelli, di un biondo slavato quasi soprannaturale, parevano di qualche tonalità più scuri poiché bagnati. La divisa della sua scuola, Hogwarts, era decorata con uno stemma che rappresentava un serpente, che a sua volta rappresentava una casata, Serpeverde.

Scorpius Malfoy, così si chiamava il ragazzo, sembrava assorto in un intenso dialogo interiore quando nel suo campo visivo si fece spazio un ammasso disordinato e chiassoso di capelli rosso fuoco.

"Malfoy?" Chiese una voce a lui fin troppo conosciuta, mentre lui si apprestava a sollevare lo sguardo.

Rose Weasley era una delle poche parti indefinite della sua vita. Guardando quella ragazza non si potevano non notare i suoi capelli, rossi, che come da manuale sparavano in ogni direzione, assumendo pose di dubbia natura poiché fin troppo strane. I suoi occhi erano azzurri, profondi, espressivi. Labbra piene, nasino all' insù e lentiggini completavano il volto della Weasley per eccellenza.
Il corpo, come sempre nascosto tra le pieghe di una divisa troppo grande per la sua stazza sembrava muoversi, tremare, ad ogni soffio di vento, come se fosse possibile che un semplice movimento dell' aria facesse crollare a terra l'apparente castello di carte che era Rose.

"Weasley" rispose lui a mo' saluto ignorando appieno la figura di lei che si sedeva accanto al suo corpo.

"Ti puoi degnare di darmi fastidio? Mi stai irritando non facendo niente." Esclamò la rossa dopo alcuni istanti di silenzio assoluto, durante i quali entrambi si erano scrutati di soppiatto.

Il biondo rimase in silenzio, sfilando fuori dalla tasca interna della divisa la sua bacchetta. La ragazza si mosse di riflesso, portando la sua mano fino a dove doveva esserci la sua di bacchetta, che non trovò.
Era immobilizzata alla vista di quello che considerava un nemico armato, armato con fonte di magia principale.

Non fece in tempo a proferire parola che Scorpius fece fuoriuscire una luce argentata dalla punta della sua bacchetta.
La giovane portò le mani a coprirsi il volto, terrorizzata dall' idea di poter essere ferita. Chiuse gli occhi, restando immobile, ma non successe niente. Si accorse, solo dopo alcuni istanti che l'unico gesto che era stato compiuto dal Serpeverde non aveva nulla di crudele: si era limitato a trasfigurare un ramo in un cappotto pesante, il freddo di Dicembre si faceva sentire e la pioggia non era di certo gradita.

"Quindi Weasley? Lo vuoi o mi devi infastidire con i tuoi denti che sbattono?" Chiese lui acido mentre lei gli prendeva dalle mani il cappotto e si copriva, le loro mani rimasero intrecciate svariati minuti e nessuno dei due sembrava intenzionato a lasciare l'altro.

"Malfoy, grazie" quelle parole parvero distruggere il momento magico che si era creato tra loro. Scorpius si alzò in piedi, trascinando Rose con sé.
I loro occhi erano azzurri, ma due azzurri completamente diversi: quelli di lei parevano del colore di un cielo estivo, luminosi, solari, quelli di lui erano due pezzi di ghiaccio, invalicabili, bui, cupi.
Si avvicinarono l'un l'altra, e si toccarono, le labbra di lui su quelle di lei, in un bacio che sembrava lo scontro tra bene e male, tra luce e buio, tra Serpeverde e Grifondoro, tra orgoglio e pregiudizio.
Ed erano lì, fermi sotto la pioggia battente, il profumo di umido tra loro e nulla a separarli.

"Ci vediamo a lezione Weasley" sussurrò il ragazzo prima di sparire al di là del portone della scuola, il passo sicuro e veloce.

Lei si sdraiò per terra, sembrava che le forze l' avessero abbandonata, guardava il cielo, di un grigio cupo, delle nuvole più scure facevano capolino in alcuno angoli e a lei quel cielo non poté fare a meno di ricordare un quadro, perfettamente dipinto, ma reso diverso dal passaggio delle dita del pittore su tutta la superficie, come se volessero spostare le nuvole.
I suoi capelli rossi si arriccciavano maggiormente per l' umidità, mentre le sue mani correvano al suo volto per coprirlo, come se potessero cancellare ogni ricordo.

Le gocce di pioggia cadevano sulla superficie del Lago Nero.
Ogni singola goccia cadeva, entrava in contatto con lo specchio d'acqua e ad esso si mescolava. Come all'inizio di quella giornata sconvolgente e avrebbe continuato.
Un ciclo continuo.

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