Capitolo uno - Cracking up

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28.01.2017

Sotto sotto, tutto ciò che è bello nasconde qualcosa in grado di fare del male, o che, addirittura, si rivela essere letale. I cobra ti incantano, ma riescono ad ucciderti in un secondo. L'amore ti fa sentire in cima al mondo, ma quando svanisce ad accompagnarti c'è solo un peso attaccato al cuore, pronto a farti affondare. Anche le rose sono magnifiche, ammalianti; ma se ci si avvicina per toccarle, il proprio palmo viene trafitto da decine di spine.

La famiglia di Roxanne era un bellissimo roseto fitto, e lei era una dannatissima gerbera cresciuta là in mezzo per caso: era qualcosa di estremamente semplice all'interno di una fitta rete di sfarzo, tanto irraggiungibile quanto pericolosa.
I suoi genitori avrebbero voluto che fosse come loro, ma mai si erano resi conto che questo sarebbe per sempre rimasto nella sfera dell'impossibile.

Avevano una figlia che aveva sopportato fin troppo, che stava per raggiungere il punto di non-ritorno, e che, molto probabilmente, stava solo aspettando quel momento. Lei voleva oltrepassare quella linea, quella porta, quella gabbia. Voleva lasciarsi tutto alle spalle e non guardarsi più indietro. Si era ritrovata a pensarlo tante volte, si era chiesta se ne avrebbe mai avuto il coraggio, ed uno dei lati della sua personalità, quello che ormai era diventato marcio a causa delle continue oppressioni, ogni volta le aveva urlato a pieni polmoni un sì.

Ogni tanto ci pensava e si rendeva conto di non aver mai assaporato la forma più selvaggia e pura della libertà, il suo desiderio più ardente.

Roxanne era sempre stata invidiata da tutti per la vita che conduceva, per i soldi che possedeva e per quei genitori dai quali aveva ereditato il cognome dei Thompson. Spesso le era capitato di vedere persone avvicinarsi a lei solamente per confessarle che avrebbero fatto di tutto pur di essere al suo posto. Lei aveva sempre risposto loro di essere degli idioti e, anche se veniva osservata da sguardi pieni di indignazione per ciò che aveva detto, non le era mai capitato di dubitare del fatto che avesse ragione. Purtroppo, quella era una vita che toglieva più di quanto fosse disposta a dare.

E quella sera era solamente l'ennesima conferma delle sue convinzioni.

La ragazza, ormai da più di cinque minuti, continuava a scambiare delle occhiate piene di fastidio con Chris, suo fratello, seduto all'altro capo del tavolo. Lui sapeva benissimo a cosa stesse pensando e quegli occhi scuri sembravano voler implorarla di starsene zitta, almeno per quella volta. Ma era da quando aveva cominciato a pensare logicamente che lo faceva -quando le era possibile, s'intende- e proprio non ne poteva più. Dentro a quelle mura, dare voce a ciò che pensava era l'unica cosa che la faceva stare bene. Erano istanti di libertà rubati che duravano poco, ma che nessuno le avrebbe mai potuto proibire.

«Papà sarebbe dovuto essere a casa già da tre quarti d'ora» fece notare Roxanne a sua madre. Continuava a raschiare il fondo del piatto colmo di risotto alla menta, senza mai portarne una sola forchettata alla bocca. In quel momento sentiva di non avere per niente fame e riusciva a concentrarsi solo sul nodo allo stomaco che ormai sembrava non volersene più andare.

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