Erano le 7.20 e dieci minuti dopo sarebbe arrivato Dustin.
Ero ancora in pigiama quando, poco prima mi aveva chiamato chiedendomi, anzi quasi imponendomi di andare con lui al bar all'angolo del mio quartiere.
Quel bar era pieno di ricordi, un luogo in cui alcune storie erano finite, tante altre iniziate.
Era il luogo che consideravo un rifugio, una tana per nascondermi da tutte le sofferenze che mi opprimevano quando ero una ragazzina e frequentavo la San Catherine's school.
Il cartello in ferro battuto ormai arrugginito con la scritta "Moon Bar" suscitava ancora in me un forte bruciore allo stomaco e ogni volta scorrevano nella mia mente milioni di attimi, tristi e felici, che avevo vissuto qualche anno prima ma che erano ancora vivi nella mia mente.
Il campanello mi riportò alla realtà. Dustin era già arrivato e io non ero ancora pronta. Guardai fuori dalla finestra.
Pioveva a dirotto e le nuvole nere all'orizzonte non promettevano bene. Non avevo per niente voglia di vedere Dustin e avevo ricevuto un altro invito dalla mia amica Meg ma avrei fatto di tutto per evitare una delle sue solite scenate di gelosia.
Così infilai il mio vestitino a fiori, le mie vans nere, mi guardai un secondo allo specchio e scesi le scale correndo.
Era lì che mi aspettava appoggiato alla sua auto.
Quell'auto soprannominata Betty, da lui stesso, che mi dava l'impressione fosse considerata più importante di me: non sbattere forte la portiera; stai attenta a non graffiarla; pulisciti bene le scarpe se no sporchi il tappetino...
Queste erano le frasi che mi ripeteva costantemente e che quasi mi facevano diventare gelosa di un ammasso di ferraglia laccata di rosso acceso.
Okay...forse ero un tantino paranoica ma dava più attenzione alla macchina che a me.
"Ciao" disse avvicinandosi a me con un ombrello per coprirmi dalla pioggia battente fino all'auto.
Era un ragazzo carino e particolare, all'inizio mi innamorai dei suoi occhi color ghiaccio che alla fine scoprii essere come il suo carattere: quando voleva sapeva essere dolce ma la maggior parte del tempo era di pietra, non era per niente vulnerabile.
All' inizio pensai che mi avrebbe fatto bene una persona così ma quando mi accorsi che invece era l'opposto non potevo più tornare indietro, ero entrata nel cerchio della possessione di Dustin dalla quale è difficile uscire.
Stavamo assieme da quasi un anno ed era sempre meno dolce con me, non mi faceva complimenti, non mi dava baci in pubblico, era raro vederci girare per la città mano nella mano, mi chiamava raramente e mi messaggiava pari.
A volte mi stufavo di questa relazione ma mentalmente mi ricordavo che lo amavo, quasi per convincermi, e tutto continuava con la solita routine monotona e dettata da lui senza novità... ora mai ci avevo fatto l'abitudine e non mi toccava più di tanto.
Non ero mai stata una persona molto attiva socialmente, ero timida e avevo pochi amici, dopo il liceo pensavo e speravo le cose potessero cambiare ma mi ritrovo al punto di partenza.
Il ragazzo avviò la macchina e senza spiaccicare una parola arrivammo al bar in pochi minuti.
Era il bar all'angolo della strada dove ci eravamo incontrati la prima volta e da quel giorno andavamo spesso insieme.
Quando ero piccola ci andavo con mio papà a fare colazione, mentre verso l'età delle superiori andavo con i miei pochi amici.
Mi era sempre piaciuto, adoravo anche il nome del locale.
Quando entravi dalla porta venivi investito da un odore di dolci misto all'aroma del caffè.
Era in uno stile non molto moderno, era quasi tutto in legno e questo era la parte che mi piaceva di più.
Le finestre erano arricchite con delle tende di lino bianco leggero che facevano intravedere lo scorrere del traffico sulla strada.
Ci sedemmo al nostro solito tavolo, quello più in fondo al locale che ci permetteva di avere un po' di privacy anche se riuscivamo a vedere tutto del locale.
Arrivò la signora Gray a prendere le ordinazioni.
"Buon pomeriggio ragazzi, vi porto il solito?" chiese senza un attimo di esitazione e se ne andò solo quando le mormorammo un "si grazie" accompagnato da un sorriso.
Era una signora piccolina e paffutella, si teneva bene: aveva i capelli biondi tinti acconciati in una coda alta, aveva un filo di trucco che la ringiovaniva e le sue dita smaltate erano ornate da grossi anelli.
"Sei strana oggi, che hai amore?" mi chiese Dustin poggiandomi una mano sulla spalla.
Mi sarebbe venuto da dire cosa prendeva a lui: per una volta si accorse che qualche cosa non andava e per di più mi chiamò amore.
Risposi semplicemente "Niente, tranquillo. Ho solo un po' di mal di pancia" mentii.
Lui insistette "Dimmi se c'è qualche cosa che non va. Potremmo risolverla"
C'era solo una spiegazione per quel gesto di umanità, aveva la febbre sicuramente!
Aspettammo qualche minuto e poi la signora Gray arrivò con un vassoio e le nostre ordinazioni.
Io ordinavo sempre un tè caldo al limone con un cannoncino e Dustin un cappuccio e un bignè.
Entrambi pensavamo che quelli fossero i dolci più buoni in tutta la città di Londra.
Presi la bustina dello zucchero la aprii e pian piano versai il contenuto nella bevanda calda.
"Sai che Meg si è mollata con il ragazzo?" dissi per cercare di iniziare una conversazione, era così imbarazzante il silenzio.
Accennò un no con la testa senza dire nulla, era tornato il solito ragazzo.
Iniziai a mescolare lo zucchero con il cucchiaino.
Feci tintinnare l'oggetto di metallo contro il bicchiere, o almeno pensai, fu il campanello della porta a tintinnare segno che entrò qualcuno nel bar.
Mi girai verso la porta alla quale davo le spalle e vidi un ragazzo entrare dalla porta, lo riconobbi subito, era James Blair.
Lo notai da quel ciuffo castano scompigliato, da quella sua carnagione olivastra e dai suoi occhi verdi che incrociarono i miei.
Era esattamente come me lo ricordavo, la mia prima vera cotta, quel ragazzo con lo sguardo magnetico che mi faceva arrossire e che mi faceva abbassare lo sguardo quando lo incontravo nei corridoi della scuola.
Sussultai. Era proprio lui, il ragazzo a cui morivano tutte dietro e lui neanche se ne accorgeva perché pur essendo popolare era se stesso, era speciale, non se la tirava e non umiliava gli sfigati come me.
Troppi ricordi uscirono dalla mia mente come feroci leoni liberati in un circo, e non riuscii a resistere.
Qualche lacrima mi rigò il viso e la mia gola si seccò. Non sapevo cosa mi stesse succedendo.Ciao💕
Ho iniziato a scrivere questa nuova storia con maddii88.
Spero vi piaccia💕
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Remember
RomanceUno sguardo. Lo sguardo di quel ragazzo è bastato ad Alison per capire che c'era qualcosa di speciale in lui. Di irripetibile. E non del tutto sconosciuto dalla ragazza. Un incontro in quel piccolo bar all'angolo della strada è bastato ad Alison per...