Questa storia non è proprio una fanfiction perché i protagonisti inventati non sono di One Piece, ma alcuni dell'anime/manga saranno presenti. Buona lettura!
La sveglia suonò come sempre puntuale. Anche troppo.
Una ragazza dai capelli castani a caschetto, gli occhi verdi e assonnati comparì da sotto le coperte, tappandosi l'ennesima volta le orecchie per non ascoltare le urla della madre.
"Francesca, sbrigati a svegliarti o ti butto giù a calci nel sedere, chiaro?!".
Nome: Francesca; Anni:16;Nata il:27/12;Segno zodiacale: Capricorno; Gruppo sanguigno: ab.
"Sto arrivando, calmati un po'!"scese le scale con passi pesanti per farsi sentire altrimenti non le avrebbe creduto. Era stressante, da quando i suoi si erano separati (lei aveva 6 anni) la madre cercava sempre il "principe azzurro", prendeva il primo che trovava in discoteca insieme alle amiche e chattava con chiunque proclamando subito il suo fidanzamento, mentre veniva soltanto sfruttata e non se ne accorgeva neppure. Per lei i figli erano una bocca da sfamare in più, così Francesca divenne ben presto autonoma nei problemi e fabbisogni.
Appoggiò il mento sul tavolo, davanti a sé una ciotola di caffellatte e la tv a volume sparato. "Si può sapere cosa hai combinato ieri sera? Ero ad una festa e intanto ti avvantaggi sui compiti? A volte penso che sei troppo secchiona, divertiti, sei all'inizio dell'età adolescenziale, lo svago non farà altro che distrarti da quei...calcoli" finì la frase, riluttante.
"Che problema c'è? E' il mio modo di svagarmi. Invece tu non facevi mai niente, sempre a fumarti quelle dannate sigarette, vero?" rispose tra il pacato e l'innervosito. Diede un sorso alla tazza e si mise a leggere il giornale.
"Sono cavoli tua, a scuola te le offrono e non ti viene mai a mente di provarle, vedrai, ti tolgono ogni pensiero, stupida verginella del cazzo." quindi spense il tabacco accartocciandolo nel posacenere.
Francesca era abituata a essere trattata in quel modo, però non era mica una vittima, anzi, ribatteva, spiazzando l'interlocutore.
"Certo sono una verginella perché non la do in classe mia come fai tu al night in periferia" ghignò.
Gli arrivò dritto e preciso come una freccia uno schiaffo, lei non sentì niente, non era niente in confronto a quelli che aveva ricevuto sin dalla nascita, sia da lei che dal padre tossico dipendente.
"Non osare proferire parola sui cazzi miei, chiaro?!" s'infuriò, uscendo giù in cortile per chiamare la nuova "preda" e, al solito, ridere e scherzare.
Francesca sbuffò sonoro. Almeno adesso aveva via libera per chiamare i suoi amici che la madre riteneva "damerini".
Compose il numero di Luca, aspettando che squillasse.
"Andiamo luca, oggi non è giornata..." sibilava, impaziente, approfittandone per allacciarsi una scarpa.
Le rispose una voce impastata dal sonno "Pronto?"
"Dai, scemo sono io, ti chiamavo per sapere come va con la band, io ho appena finito di scrivere le ultime battute, l'accordo della chitarra elettrica è pronto, aspetto solo voi"
"Ok, allora incontriamoci nel garage di casa mia, a più tardi e non rompermi di nuovo i coglioni!" sbraitò.
"Ricevuto" sorrise Francesca: a volte si chiedeva il perché atteggiarsi a duri quando si era fragili. Forse solo come barriera protettiva, ma non si poteva continuare, riusciva a sopportare a stento il comportamento del biondo. Inoltre, lei faceva parte di un gruppo, i "The Rebels", spaccavano lei con la chitarra elettrica, lui con la voce e altri due amici, Alessio e Davide, il primo suonava la batteria e il secondo la tastiera. Passavano ogni volta le versioni, avevano appena iniziato a esibirsi in locali e ricevevano applausi a destra e manca. Intraprendevano quella carriera perché per loro la musica era tutta la vita, non riuscivano a farne a meno, le note strimpellate li facevano impazzire, ne ascoltavano ininterrottamente per allenarsi.
Francesca si mise lo zaino Eastpak rosso sulla spalla sinistra e si avviò verso la fermata dell'autobus. Il freddo di Dicembre si animava impetuoso tra i parchi delle città e delle case, trapassava il giubbotto nero di nylon e i guanti di lana grigi, screpolando le mani fino a farle sanguinare. Si lasciò cadere sulla sedia di plastica e appiccicò il naso al vetro, emanando vapore dal naso, mentre il veicolo sfrecciava per le vie. In quel momento le si sedette accanto una persona, che ai suoi occhi passò indifferente, quando da quell'attimo non lo sarebbe più stato.
"Uff, che freddo fuori, si congela, non è vero?" le disse sfregandosi le mani nude. La ragazza si voltò per vederlo. Era alto, muscoloso, i capelli ramati che arrivavano quasi alle spalle pettinati all'indietro con qualche ciuffo scappato in avanti, delle morbide basette ai lati del viso liscio senza brufoli, un sorriso bianco come la panna e quegli occhi...perfetti, di un colore azzurro come il cielo. Splendeva in tutta la sua bellezza. Chiunque ragazza avesse avuto la fortuna di essere al suo posto sarebbe svenuta. Ma Francesca no, lei era diversa dalle altre, rimase impassibile.
"Già, fa un freddo cane" accennò un sorriso. Dopotutto non c'era alcun motivo per essere acidi e lei non ci voleva minimamente passare.
All'improvviso il ragazzo le porse una mano in segno di saluto " Mi chiamo Drake. Diez Drake. E tu?". Indugiò per poi stringergliela , prima togliendosi i guanti. " Io sono Francesca. Piacere."
Fremette nel sentire come la sua mano era calda e morbida in confronto alla sua gelida e screpolata. Lui se ne accorse e unendo quell'altra al contatto, quella di lei in mezzo, gliela riscaldò. Avvampò dalla vergogna, non riusciva a muoversi. Quando la ritirò, era calorosa.
"Senti, non per darti del vecchio, quanti anni hai?" gli chiese. In tutta quella magnificenza non si capiva.
Drake rise per la battuta iniziale " Ne ho 16 e mezzo, tra poco ne compierò 17. Ma lo sai che sei simpatica?"
"Ah, grazie. Allora sono vecchia pure io, ho la tua stessa età!" Risero entrambi fino allo scoppiare. L'autobus arrivò davanti all'edificio scolastico. "Mi è piaciuto parlare con te, però devo andare ci vediamo" si alzò dalla sua postazione. Ad un certo punto lui la fermò per un braccio "Non cantare vittoria, è anche la mia fermata questa"
"Davvero? Non ti ho mai visto, di che classe sei?" si meravigliò Francesca. Finse di pensarci "Prima dimmelo tu".
"3N. Invece tu?" Era curiosa di saperlo, magari veniva a fargli visita, oppure lui a lei. Sembrava un tipo amichevole e innocuo, comunque bisognava essere sempre allerti.
Sorrise, raggiante. "Lo scoprirai presto" e si affrettò a uscire per primo. Restò sbalordita davanti alla situazione misteriosa e divertente, raggiungendo la stanza da cui provenivano rumori di sedie, urli e cori di tifo.
"Questa giornata si fa più interessante del solito" pensò tra sé Francesca, intanto che si accucciava nel suo banco vuoto, la sua compagna di banco aveva la broncopolmonite da due giorni.
Entrò la professoressa di lettere, la quale annunciò allegra "Quest'oggi avrete da ora in poi un nuovo studente nella vostra classe. Vi prego di comportarvi gentilmente con lui e di non trascurarlo, si è appena trasferito qui da noi..."
Francesca alzò la testa di scatto. Ora era tutto chiaro.
Si presentò con un inchino "Il mio nome è Diez Drake, sarò felice di essere uno di voi" e sorrise solo nella direzione di lei, come a voler dire "Finalmente ci rincontriamo"