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Il mattino seguente io e mio fratello ci svegliamo di buon ora per ripartire per tornare ognuno a casa propria.

Ci prepariamo entrambi e scendiamo al piano di sotto e facciamo colazione con nostra madre.

Che strano, è da tanto che non ci ritroviamo tutti e tre nella stessa tavola di mattina presto.

Me le ricordo ancora tutte quelle colazioni insieme.

Guardo per qualche secondo Peter, è sempre il solito goloso.

Non so come faccia a essere così magro con tutto quello che mangia, io se mangiassi come mangia lui sarei una balena spiaggiata.

<<Siete già pronti?>> chiede mamma continuando a cucinare, neanche fossimo un esercito, siamo in due e sta facendo davvero troppe cose.

<<Si, facciamo colazione e poi partiamo, sennò rischio di perdere l'aereo per il Canada>> risponde Peter sedendosi alla mia sinistra.

Già, lui abita in Canada da circa quattro anni insieme alla sua ragazza, Melanie. È una ragazza davvero molto simpatica e solare, riesce sempre a far sorridere mio fratello.

E fortunati loro che si sono trovati, penso fra me e me.

Finiamo di fare colazione e poi andiamo di sopra a prendere le valige o meglio i borsoni.

Entrambi abbiamo pensato che una valigia sarebbe stata solo in più, tutto sommato dovevamo andare da nostra madre nella casa in cui siamo cresciuti.

Portate giù le borse e poi andiamo in cucina a salutare nostra mamma che chissà quando rivedremo.

L'abbraccio.

Un abbraccio che significa più di mille parole, solamente un abbraccio che può racchiudere tantissime cose, un "Ti voglio bene", "Mi sei mancata", "Ti amo", "Sono qui per te".

Lo stesso fa Peter, intanto io esco aspettando mio fratello in macchina e intanto guardo la cassetta rosa che ho appoggiata sulle gambe. Scommetto che pur di trovare quella chiave mi metterò nei guai, me lo sento.

Dentro ci sono così tanti ricordi, ma probabilmente non ne leggerò neanche uno se non trovo il modo di aprirla.

Il problema è che davvero non mi ricordo dov'è quella chiave.

I miei pensieri vengono interrotti da Peter che arriva in macchina e subito accenda la radio facendo partire la musica.

Non mi stupisco di sentire che abbiamo gli stessi gusti musicali, crescendo insieme penso sia normale.

Io e Peter durante l'anno non ci vediamo molto, appunto perché lui abita in Canada, però ci sentiamo spesso. Adoro parlare con lui, riesce sempre a capirmi.

Per il viaggio parliamo del più e del meno, e credo di essermi addormentata durante  l'ultima parte del viaggio dato che non mi ricordo niente.

Quando arriviamo davanti a casa mia bacio sulla guancia Peter e scendo prendendo le mie cose mi dirigo verso l'entrata e salgo le scale.

In camera trovo Ashley disperata che mi salta addosso non capisco se per felicità o cosa, quindi le chiedo

<<Cos'è successo?!>>

<<Cos'è  successo?! Sul serio! Mi ero dimenticata della tua stupidità, ma davvero me lo stai chiedendo... sei sparita per due giorni senza lasciare neanche un messaggio!>> mi tira un cuscino addosso.

<<Scusa non volevo svegliarti ieri mattina, comunque sono andata da mia  madre niente di che, voleva che l' aiutassi per il trasloco>> faccio spallucce ritirandole il cuscino ridendo.

Ride anche lei, rimettendo apposto il cuscino sul suo letto per poi posare lo sguardo sulla cassetta che tengo in mano.

<<Che cazzo è quella roba che hai in mano?>> risponde con il suo solito tono molto raffinato.

<<Oh questa? Niente di che, una semplice scatola in cui tenevo un diario>> rispondo indifferente, anche se in realtà non lo sono. Se dovessi davvero mostrare le mie emozioni ora sembrerei una bambina di sei anni davanti una bambola nuova.

<<E non hai la chiave? Potrei divertirmi a leggere cosa scriveva una piccola Claire>> dice lei ridacchiando ed indicando il lucchetto.

<<A dire il vero è questo il problema non so dove sia finita quella dannata chiave.>>

<<Va bhe, va bhe, comunque ricordi Thomas? quel tuo ragazz..>>

<<No!>> mento io, come può solo pensare che io mi sia dimenticata di lui? E poi la stupida sono io ovviamente.

Io e Thomas siamo stati insieme per due anni, poi finito il liceo ci siamo lasciati. O meglio mi ha lasciata senza un motivo valido a parere mio. Per lui invece il motivo era più che sensato e infatti mi lasciò dicendo che non mi amava più come prima e non che non eravamo destinati a stare insieme.
Tutte cazzate, entrambi avevamo capito che eravamo fatti per stare insieme, ma probabilmente o aveva cambiato idea su tutto ciò o non mi aveva detto il vero motivo.

Lui è stato l'unico che ho amato veramente e anche l'unico che avrei preferito non amare piuttosto che perdere in modo così indelebile.
In ogni caso ormai appartiene al passato.

<<Beh io si è posso dirti di più... Questa mattina mi ha contattato una commissione di medicina per invitarci ad una cena di lavoro ed indovina un po' chi è a capo di questa commissione? Il padre di Thomas!>>

<<Eh? No, non se ne parla, io non ci vengo, e se poi c'é anche lui...>> rispondo nervosa, era da 2 anni che non ci vedavamo e se proprio dovevamo vederci quello non era il momento giusto.

<<Scherzi, vero?! È un opportunità della vita che non può perdere a causa sua. Pensaci quante altre volte ti capiterà un'occasione del genere?>> dice lei, cercando di convincermi.

<<Ascoltami Ashley, sono sicura che troverò altre mille occasioni. Non voglio ritrovarmi a faccia a faccia con suo padre, o peggio con lui>>

<<Claire ti stai comportando come una bambina, non potrai evitarlo per sempre, perché fidati lo incontrerai di nuovo.
Pensaci.>>

Sospiro guardandola, cosa potevo farci? Aveva ragione lei, di nuovo o meglio come sempre.
Io e Ashley ci conoscevano da quando sono arrivata qui ad Oxford. Quando ero piccola invece stavo insieme a Daisy, Sophia, Nicole ed Eleonor formavamo il gruppo migliore del mondo, ci siamo sempre state l'una per l'altra e anche adesso è così, solo che ovviamente andando in università e licei diverse ci siamo divise, ma siamo rimaste ancora le solite cinque deficienti di allora.
Ci sentiamo spesso, però in realtà ci vediamo molto poco, per fortuna Ashley è qui con me.

Guarda la ragazza bionda seduta a fianco a me e sospiro rassegnata.

<<E va bene, verrò, però se c'è lo eviteremo. Giuralo>>

<<Lo giuro>> sorride

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