Louis P.O.V.
Mentre trascinavo la valigia in casa guardai l’ora: le 3 e mezza del mattino. Non ero ancora abituato a quegli orari così sballati, né al fatto di dover passare tanto tempo fuori.
Riportare una valigia così grande era come riportare la casa nella casa stessa. Accesi la luce e non trovai nulla di differente da come l’avevo lasciato. Perché ero stato io l’ultimo ad entrare. Harry non tornava da un bel po’.
Buttai le chiavi sul tavolino dell’ingresso, creando finalmente un rumore, in quella notte terribilmente silenziosa. Mi accasciai sul divano troppo stanco per dormire e accesi la tv su uno stupido programma che nemmeno riuscivo a seguire. Non mi interessava affatto, perché il mio cervello aveva un unico chiodo fisso. Rimuginavo, ancora e ancora, sulla nostra relazione e sull’obbligo di mantenerla segreta. Lo capivo, perfettamente, ma stava diventando tutto così difficile, un conto è omettere qualcosa, un altro è fingere. E fingere di essere fidanzato con Eleanor mentre stavo con Harry non era affatto semplice.
Come al solito non volevo lamentarmi con nessuno, perché mi sarei sentito un dannato egoista. Avevo lui e stavo vivendo il mio sogno. Come ci si poteva lamentare? Eppure, alla fine, riuscivo sempre a farlo con me stesso, non trovando giusto il sacrificio a cui entrambi eravamo costretti. Perché all’inizio mi andava bene, ma quando la storia si era fatta seria, così tanto seria, divenne impossibile e troppo doloroso mentire.
Forse nessuno si aspettava che sarebbe andata avanti, ma io, arrivato a quel punto non riuscivo più a vedere la mia vita senza di lui e cominciai a capire per quale ragione tutti ci avevano sempre ostacolato. Se ci fossimo lasciati, per quanto professionisti, sarebbe stato un vero casino.
“Mi hai aspettato?”
La sua voce roca mi svegliò, aprii gli occhi di scatto e lo guardai, era in piedi davanti a me. C’era davvero.
“Sei qui.”
“Non so quanto posso rimanere.” Sibilò rimanendo impalato.
Abbassai lo sguardo. “Puoi o vuoi?”
Mantenne un’espressione seria e mi congelò con un’occhiataccia. “Ti sembra divertente?”
“Non lo so, sei tu che non torni da più di un mese.” Brontolai.
Scosse la testa e si scompigliò i riccioli con le mani. “Fammi capire, stai davvero cercando di litigare?”
È ovvio. Perché dovresti saltarmi addosso, non fare lo splendido. “Perché dovrei?” risposi.
“Siamo alle solite, è colpa mia, no?”
Due idioti. Neanche rispondevamo alle nostre domande, continuando con le convinzioni che facevano galoppare la mente in lande desolate.
Io ho bisogno di te, lo capisci? “Sei tu che non torni da…”
Mi interruppe facendomi il verso “da più di un mese, blah blah blah, come se in questo mese non ci fossimo mai visti o sentiti.” Si buttò sulle mie labbra ghignando, senza neanche darmi il tempo di capire che cosa stesse succedendo.
Mi era mancato così tanto. Portai le braccia sulla sua schiena per stringerlo su di me, lo desideravo con tutto me stesso.
“Lo capisci?” Dissi d’un tratto interrompendo il suo bacio e facendolo sedere a cavalcioni su di me.
“No.” Piagnucolò.
Lo afferrai per il colletto della camicia “A casa nostra è diverso.”
“Migliore?” mi chiese con uno strano sorrisetto.
Annuii avvicinandolo, non mi importava più parlare, volevo solo lui, lui e basta.
STAI LEGGENDO
Something different [Larry]
Fanfiction[Louis P.O.V.] “Lo capisci?” Dissi d’un tratto interrompendo il suo bacio e facendolo sedere a cavalcioni su di me. “No.” Piagnucolò. Lo afferrai per il colletto della camicia “A casa nostra è diverso.”