XIII

869 28 5
                                    

«Dov'é Cloe?»
Noah se ne stava davanti la porta del mio appartamento, che gli venne aperta dopo avermi quasi tirato giú il battente con calci e pugni.
«In camera sua penso, perché? Lo schiaffo che le hai dato non ti é bastato? Vuoi ti presti una mazza da baseball?»
Dissi con voce ironica, ma allo stesso tempo glaciale che non ammetteva obiezioni.
«Voglio sono parlarle Nina! Non sono affari tuoi quello che faccio con mia sorella!»
Urlò quasi, sorprendendomi; ma mi ricomposi immediatamente e gli puntai il dito indice al petto spingendolo appena, e alzai la voce piú di lui.
«Lo sono se l'aggradisci, bastardo!»
«Ma cazzo io...!»
Si passo frustrato una mano tra i capelli dorati e si calmò, per quanto possibile.
«Nina, ti prego. Voglio solo scusarmi.»
Pronunciò quella frase a denti stretti, cercando di contenere la sua ira, invano.
«Spostati cazzo!»
Mi puntai con i piedi ed incrociai le braccia al petto.
«No.»
Contrasse con forza la mascella e mi spinse con poca delicatezza all'interno di casa, facendomi battere violentemente la schiena alla libreria che c'era di fianco l'ingresso. Mi portai istintivamente una mano sul punto dolente per assicurarmi fosse tutto a posto; dopodiché guardai Noah con sguardo di fuoco, mentre era di spalle e si avviava a passo svelto verso la camera della sorella.
«Noah, cazzo!»
Cercai di andare verso di lui piú velocemente possibile, ma era già davanti alla stanza si Cloe che bussava con il pugno in modo nervoso.
«Cloe sono io, apri.»
Placò il suo turbamento e parlò in modo abbastanza calmo.
La serratura scattò, la maniglia si abbassò e fece la sua apparizione Cloe, con un viso assonnato e i capelli piú spettinati del solito.
«Cosa c'è?»
Il biondo sospirò.
«Scusami per l'altra volta, ti voglio bene, io... Non so cosa mi sia preso.»
Cloe lo guardò negli occhi, ma la sua espressione non faceva trasparire nessuna emozione.
«Okay... Ti perdono.»
«Ehi, che succede?»
Ottimo tempismo mr. Carboncino!
Nicholas fece la sua comparsa, di fianco a Cloe, RIGOROSAMENTE IN BOXER.
«Niki?!»
Noah era incredulo e anche altamente incazzato.
«Da quando tutta questa confidenza?»
Rispose acido l'altro.
«Che cazzo ci fai qui?! VATTENE!»
«NO!»
Cloe s'intromise nella discussione tra i due.
«Basta non ne posso piú, Noah! Basta dirmi cosa fare, ho quasi vent'anni cazzo! E poi questa non é casa tua, quindi l'unico a dover andarsene sei tu!»
Il biondo guardò la sorella sorpreso dalla sua reazione, poi mosse la testa verso di me, fino a far incrociare i nostri occhi.
«E tu?! Tu sei d'accordo a tutto questo?!»
Se ero d'accordo? Non lo so... Se lei era felice, probabilmente avrei dovuto esserlo per lei; ma la gelosia mi stava divorando dall'interno.
«Perché non dovrei, ora non é solo casa mia.»
Restai vaga, non mi andava di dover rispondere esattamente quello che pensavo.
«Davvero?! Davvero ti va di vivere insieme all'uomo della donna che ami, Nina?!»
Mi pietrificai.
«Come...?»
La voce mi morí in gola.
«Non prendermi per cieco, si vede perfettamente che ne sei innamorata.»
Disse addolcendo la voce, lui.
Cloe stette zitta, invece Nicholas aveva uno sguardo interrogativo che puntava esclusivamente su di me.
«Nina, tu...»
«Si. Io ne sono innamorata, io la amo. Ma a quanto pare non sono riuscita ad entrare dentro al suo cuore come avrei voluto... Quindi, per favore, prenditi cura di lei.»
Dissi tutto. Mi liberai da quel fardello enorme che avevo nell'anima, ma non cambiai niente; come non era cambiato niente dopo il nostro bacio.
«Nina... Mi-»
Interruppi Cloe subito.
«Non fa niente; d'altronde noi umani siamo noti per il fatto che ci innamoriamo sempre della persona sbagliata.»
Sorrisi rassegnata, voltai le spalle a tutti i presenti ed uscii, senza prendere il giubbotto, ed andai all'Ibiscus, come era mia abitudine fare.
Mi sedetti, e una cameriera sorridente e bionda mi chiese cosa volessi.
«Un cappuccino e un muffin alla ciliegia.»
La ragazza annuí e sparì dietro al bancone; io presi fuori il telefono, aprii Facebook ed andai a controllare le varie notifiche, quando una figura che si era piazzata davanti a me mi fece alzare lo sguardo.
«Ti consoli con il cibo adesso?»
Jason.
«Cosa ci fai qui?»
Sorrise.
«Noah mi ha chiamato, e mi ha detto di venire qui per ascoltarti e coccolarti fin quando non starai meglio.»
Sbuffai.
«Ma chi cazzo é? Una nonna pettegola? Ormai i fatti miei li sa mezza Londra!»
Gli scappó una risata, ma io restai sempre immobile, con il cellulare nella mano destra e l'altra a sostenermi la testa.
«Va beh... Fatto sta che é preoccupato.»
«Si certo, come no! Lui spera soltanto che quello che ho detto a Cloe cambi le cose in peggio tra lei e tuo fratello.»
Sospirò, scostò la sedia davanti alla mia e ci si sedette su, continuando a fissarmi.
«Mi prometti una cosa?»
Intanto ero tornata con gli occhi sul cellulare, continuavo ad ascoltarlo, ma senza alzare lo sguardo.
«Mhh... Cosa?»
«Promettimi che la prima cosa che farai quando tornerai a casa non sarà chiuderti in camera ed inciderti i polsi.»
Non mezza Londra... TUTTA Londra si faceva i cazzi miei!
Non ebbi neanche la voglia di chiedergli come lo sapeva.
«Okay.»
«E un'altra cosa...»
Alzai gli occhi nei suoi azzurro chiaro.
«... Cerca di essere felice anche quando vedi incubi prendere vita; perché ricorda che nella vita, come nei sogni, il finale si può cambiare.»
Tirò fuori il milionesimo sorrisone, e io non feci a meno di rimanere meravigliata da quelle parole cosí sagge, e anche tremendamente vere.

Ehi bella gente! Come va? Vi piace questa storiella? :3
Sto pensando di scrivere un'altra storia, ma questa prima finirò di scriverla e poi la pubblicherò... Perché é un po' un casino che non ha niente a che fare con l'amore, bacini, carezze e cose cosí. Parlerà della storia di un killer, quindi figuratevi xD

Kiss Me Under The Light Of A Thousand StarsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora