Prologo

12 0 0
                                    

Una sagoma si scorge in lontananza. Un uomo, cammina rapidamente. Potrebbe benissimo essere scambiato per un felino, quasi i piedi non si vedono, tanto è veloce, sembra scorrere sul sentiero. Il mantello che indossa contribuisce a celare il suo aspetto, così come la notte. Senza una meta apparente, percorre la strada acciottolata, pensieri che invadono la mente.
Qualche lampione tenta di sconfiggere il buio, sferzare l'oscurità e rivelare quella presenza estranea all'ambiente, ma i felini sono sensibili ai fotoni e si acquattano, aspettano, puntano. Inizia a piovigginare, lo scenario diventa sinistro, come se già prima non lo fosse. Noncurante, la belva prosegue, stando sempre in guardia.
Dall'altra parte della via, un bambino getta la spazzatura nel cassonetto. Lo sconosciuto lo osserva, attirato da quel fragore, onde sonore che deturpano la quiete della notte. D'un tratto il bambino si accinge a prelevare qualcosa da terra, tra i ciottoli. La pioggia aumenta, e il felino non capisce cosa possa aver trovato di così interessante da trattenerlo sotto le gocce pesanti. La maglietta rossa del ragazzino è ormai grondante, ma a lui non importa quali possano essere le punizioni che sua madre potrebbe affibiargli.
L'ombra animalesca non riesce ad identificare bene la natura di qualunque cosa sia quella che ha preso il bambino, ma dentro di sé avverte una strana sensazione, che si spinge, si insinua nella sua volontà.

È lei, l'abbiamo trovata, prendila!

Quella voce innaturale rimbomba nella belva, quasi come se un demone si fosse radicato nella sua anima. Tende i muscoli, i sensi si acuiscono.
"Max, torna dentro, fa freddo fuori!"
Una voce da donna giunge dalla casa alle spalle dell'infante. Dalla luce fioca che arriva dallo spiraglio della porta, socchiusa, si può notare un margine dell'ombra della donna, come se stesse avvicinandosi all'uscio per esortare il figlio con fare più risoluto.
"Arrivo, mamma"
Non sembra la voce di un bambino, quanto di un automa.
Max si avvia verso l'abitacolo, soddisfatto del suo bottino inaspettato. Chi l'avrebbe mai detto che un compito così noioso, come lo sono di solito quelli affidati dalla madre, avrebbe avuto un risvolto così fruttuoso? Teneva quell'oggetto stretto in mano, quasi come per paura che glielo rubassero. Sarebbe stato il suo segreto.
Si avvicina ai gradini e inizia a salirli. Quattro, tre, due... il piede si alza per raggiungere l'ultimo.

Non deve succedere!

Quando la belva scatta, sopraggiunge un tuono, violento, che fa tremare tutto.
Ogni rumore che l'essere avrebbe potuto provocare in quel momento non è stato un problema.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 25, 2016 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

La NebbiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora