Appena proferisco parola la ragazza sgrana gli occhi, rendendoli più grandi di quanto potessi immaginare.
Una mano, esile e pallida emerge dai vari tessuti, che usa per afferrare le ante del mio armadio e richiudersi dentro. Un tonfo sordo.Non lascio sfuggire che questo gesto mi ha lasciato di stucco. La mia faccia è perplessa in questo momento. Sono davvero confuso, sono poche le volte in cui non so come comportarmi, riesco in generale a reagire con freddezza, calcolando ogni mia mossa, ma questa è una di quelle.
Sono a corto di parole, non so che dire,o che fare.
Pian pianino il mobile si riapre, facendomi scorgere anche il suo contenuto.
La mora mi osserva con un cipiglio, assumo la sua stessa espressione.
Le sue mani scostano gli abiti appesi, facendosi spazio, mette un piede fuori, e a questo segue il resto. Esce.
Posso finalmente guardarla nella sua interezza.
Lo ammetto: non è male.
E questo è un fattore che compromette ancor più la mia capacità di ragionare, oltre l'assurda situazione in cui mi ritrovo.
Una tipa di media altezza, ma con gambe slanciate e sottili. Non capisco altro perchè la maglietta che indossa, sudata per lo più, non lascia trasparire la sua intera fisicità.
I suoi vestiti. Non sembra aver uno stile definito. La descriverei semplice, ma non banale. Una maglietta a righe anonima e dei pantaloni stretti neri.
I capelli lunghi e morbidi le ricadono sulle spalle arrivando a sfiorarle con le punte la schiena. Noto che sono molto molto lunghi.-Ehm, tu chi saresti?- mi decido a riprendere parola, ma la mia voce esce timorosa, più del dovuto. Per questo mi prenderei a pugni da solo. Sono io quello che comanda qui, come posso farmi intimorire da... quella!
I suoi occhi fissi nei miei, mi chiedo se è relamente presente, o me la sto immaginando, poi la sua voce, calda ma tagliente, mi toglie ogni dubbio
-Chi sei tu?-Eh no questo dovrei chiedertelo io- mi guarda come se non fosse d'accordo, poi fa un sorrisino.
-Sì, forse hai ragione- si guarda attorno.
-Direi, sei in casa mia- metto le mani in tasca, ma non sono tranquillo per niente, e se fosse una serial killer incaricata per uccidermi? Ha tutte le caratteristiche.
-Scusa, non volevo farti spaventare, ma non avevo altra scelta- parla lentamente, come se ragionasse su ogni parola da dire.
-Non mi hai spaventato- mento, ma lei sembra saperlo, visto che mi ha appena lanciato un'occhiatina come per dire "ma se hai urlato come una femminuccia?".
-Dovevo nascondermi momentaneamente, solo per questo, non ho toccato o preso niente, non preoccuparti- prende a girovagare per la camera, interessandosi ad ogni soprammobile.
-Da cosa ti sei nascosta?- mi stupisco io stesso per la mia curiosità.
Non risponde, si limita ad abbassare la testa e scuoterla, sorride mordendosi il labbro inferiore, non è un vero sorriso. Capisco che non intende dirmelo.
Poi un'ansia nasce in me -Ehy non sei mica una ricercata?- metto due mani avanti, indietreggiando di un passo.
-Cosa?- torna a guardarmi - No!- sembra offesa.
-Cosa hai fatto? Hai derubato una banca? Ucciso qualcuno?- rido solo per l'assurdità che sto dicendo, consapevole però che potrei anche non sbagliarmi.
-Ma che dici? Ti sembro una ladra? O una che ammazza gente?- bhe non saprei dirlo. Non so chi sia.
-Io ti ho già vista da qualche parte- ammetto, improvvisamente il suo viso non mi è più nuovo.
-Può essere, o anche no. Ho una faccia comune- abbassa lo sguardo, trovando improvvisamente il pavimento interessante.
Restiamo così per un po', io guardo la sconosciuta, e lei si guarda le scarpe consumate.
La situazione è così strana che mi sento a disagio io stesso. Mai mi sono sentito spaesato a casa mia.
È lei a rompere il silenzio, e spezzare l'imbarazzo -Vado, grazie per il nascondiglio, e per non avermi cacciata fuori a calci- si dirige verso la finestra, e la apre.
-Esci da lì?- il vento gelido prende a vorticare tra noi, scompigliandoci i capelli, i suoi di più, fluttuano nell'aria come se stessero danzando fra di loro.
Annuisce, e in un attimo scompare dalla mia vista, lasciando la finestra aperta e una fastidiosa sensazione allo stomaco, che non ricordo di aver mai provato prima.
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Lascia la finestra aperta
ChickLitOgni giorno a quell'ora lei era lì. Così come me, l'aspettavo. Abbiamo due ragazzi, uno l'opposto dell'altro, il bianco e il nero, il sole e la luna, ognuno con i suoi problemi. Il loro primo incontro è stato frutto del caso, e gli altri? Come si sp...