FOTOCRAZIA

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Estate.

Il tempo nel quale abbandoniamo la nostra dimora per un luogo altro, qualsiasi.
Anche l'artista viaggia, in mezzo agli altri fuggitivi, e osserva l'esodo post atomico.
Per i bei vicoli italioti è tutto un set di uomini e donne che si fotografano a vicenda mettendosi in posa a forza di urla, le immagini così prodotte partono dai telefoni per raggiungere apparecchi di altre persone, verosimilmente intente, a loro volta, ad immortalare parenti dinnanzi a paesaggi esotici.

Se si potesse tracciare questo traffico di souvenir visivi si scoprirebbe che siamo accidentalmente presenti nelle foto delle vacanze di molte altre persone e che le nostre immagini vengono usate per descrivere quelle immaginarie di impiegati di call center telefonici.
Dalle Alpi alle piramidi il raptus istantaneo contagia chiunque, dobbiamo produrre la prova provata di essere stati veramente in questo luogo oggi, tutti devono sapere che ci stiamo godendo la vita, oggi.
Intasiamo le nostre memorie digitali, riempiamo i nostri hard disk di immagini della nostra felicità mondana!
Benché sia certo che tutto sia già stato fotografato almeno una volta, siamo sicuri che non sia stato fotografato da noi, e questo ci basta.
Documentiamo per i posteri, per la storia, a futura memoria digitale.
Nascono spazi virtuali di condivisione nei quali possiamo raccontare la nostra vita vacanziera per immagini, le nostre imprese, le nostre conquiste, il nostro sguardo sul mondo in pausa; vendiamo la nostra immagine immaginaria di noi stessi.
Cerchiamo di far vedere a quanti più possiamo, condividiamo, promuoviamo le immagini della nostra vacanza come fossero prodotti, ammaliamo gli sconosciuti al fine di farli diventare nostri seguaci, chi mi ama mi segua.
La mia felicità, il mio divertimento, il mio spasso, li vendo al prezzo di un attimo del tuo tempo, quello che ti serve per dire che ti piace, che apprezzi, che mi vorresti conoscere.
Cosa rimane di questo immane traffico di informazione visiva di pessimo gusto? Nulla.
Siamo noi stessi a cancellare la maggior parte degli scatti che ci erano sembrati fantastici, in uno si vede che siamo ingrassati, nell'altra la nipotina a fatto le corna, e in questa un artista cretino è passato davanti al sole che tramonta.
Solo una minima parte finirà sui nostri social, dove rimarrà nei secoli dei secoli incancellabile, Amen.
Più che i quindici minuti di popolarità, è una vita intera passata a descrivere come ci piacerebbe essere, come ci piacerebbe vivere, come vorremmo che ci vedessero gli altri.
Un tempo, si poteva ammorbare l'esistenza di amici e parenti con la proiezione di venti caricatori di diapositive, i più arditi avevano prodotto in vacanza un video in formato VHS, con commento sonoro letto dalla guida turistica; oggi la fotografia e il video documentaristico sono gratis, come la democrazia.
Tutti possono fotografare, filmare, votare, formare partiti politici, e lo fanno veramente, senza vergogna, a prescindere dalla propria cultura o competenza.
L'artista osservatore, analizzando a fondo la situazione si rende conto che esistono solo quattro soluzioni per godersi un panorama o visitare un monumento in questo periodo:
A) Cercare la foto del panorama o del monumento su internet.
B) Alzarci alle cinque di mattina, e qualcuno lo fa, ma non gli artisti che son' troppo pigri.
C) Andare al bar a leggere un buon libro di fantascienza.
D) Andare a vivere in Korea del Nord.

Mentre meditiamo sul da farsi, una ragazza fa una foto ad un amica che si sta fotografando da sola, le campane suonano a distesa, oggi è morta un altra arte, e i fotografi raggiungono i pittori nell'eden degli inutili meravigliosi testardi d'un tempo.

Arriverà una giovane vergine a ripensare da zero l'idea stessa di fotografia?
Una provvidenziale pioggia solare distruggerà il mondo digitale restituendo la dignità all'artista fotografo?
Possiamo semplicemente farci rassicurare dalla certezza che la memoria digitale, sulla quale salviamo le nostre immagini, non arriverà integra agli archeologi dell'anno 4000, impedendo agli storici di marchiare la nostra epoca come la più patetica di tutte.
A scuola siamo costretti a sorbirci letture strazianti e visioni aberranti di epoche sepolte, e questo solo a causa dell'immortalità di carta e papiro; la nostra epoca, al contrario, produce quantità sproporzionate di informazione inutile che si autodistrugge in un involontario atto di ecologia profonda.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 25, 2016 ⏰

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