~83.

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"Allora mamma.. cosa devo fare?"

"Montami la panna tesoro, grazie.. e indossati la pannuccia, almeno così non ti sporchi.."-mi sorrise, premurosa come sempre.

Mi misi la pannuccia e iniziai a montare la panna ma la mia testa iniziò a vagare per conto suo. Pensai a cosa sarebbe successo se mia mamma non mi avesse chiamato, a cosa mi avrebbe detto, a quelle parole che forse sarebbero state quello che avrei sempre voluto sentirmi dire da lui..
Iniziai a fantasticare su varie cose e non mi accorsi che la panna si stava montando ed era quasi pronta, finché non iniziò a schizzare da tutte la parti e invece di spegnere il montatore lo alzai ancora di più.

Iniziai a riempire tutte le pareti di casa di panna.

"Alexis ma cosa?"-mia madre cercò di aiutarmi ma così la panna iniziò a colpire anche lei.

Riuscì a spegnerlo ma della panna dentro alla ciotola non ce n'era più traccia, era sparsa ovunque, sulla tavola, per terra, sulle pareti, sulle mensole e persino addosso a noi. Avevo il viso completamente bianco.

"Ehm.. ops.."-dissi dispiaciuta guardando mia madre.

Lei si guardò in giro con una faccia a dir poco sconvolta per poi guardarmi negli occhi. Ero pronta al cazziatone del secolo ma quello che ricevetti fu una sonora risata da parte sua.

Spalancai gli occhi sorpresa da quel suo gesto.

"Dovresti.. dovresti vedere la tua faccia Ale.. è.. è ricoperta di panna!"-disse piegata in due dalle risate.

"La mia? È perché non hai visto la tua, è proprio come la mia!"-iniziai a ridere anche io e pian piano nelle cucina le nostre risate riecheggiavano in tutta la casa.

Iniziai anche ad avere le lacrime agli occhi e lo stomaco iniziava a farmi male, stavo facendo della ginnastica a modo mio.

Se è vero che chi ride vive cento anni, allora io con la giornata di oggi ne ho guadagnati duecento!

"Ma che diamine è successo quaggiù?"-apparve mio fratello selvatico sulla soglia della cucina.

Si guardò attorno impaurito ma allo stesso tempo divertito.

Io e mia madre smettemmo di ridere e ci guardammo, colpevoli del macello che avevamo combinato, anzi che io avevo combinato.

Mio fratello ad un tratto si avvicinò a me e con un dito prese un po' di panna che era sulla mia guancia per poi portarsela alla bocca.

"È buona!"-disse per poi scoppiare a ridere e così ricominciammo.

Presi, anche io con un dito, la panna che c'era sopra al tavolo per poi metterla sulla punta del naso di mio fratello.

"Ehiii!"-disse sconvolto. Non se lo aspettava.

"Così ora anche tu hai la panna!"-dissi ridendo.

Mi mancavano questi momenti insieme a mia madre e mio fratello, quei momenti dove ridevamo e scherzavamo insieme.

Iniziò così una specie di battaglia tra me e mio fratello, cercavo di recuperare quella panna sparsa per la cucina per spalmargliela addosso. Iniziammo a correre intorno al tavolo, girando in tondo e come sottofondo avevamo le risate di mia madre.

Poi mi fermai quando vidi Dylan guardarci dalla porta.

"Che è successo qui?"-chiese divertito guardandosi attorno poi il suo sguardo si puntó su di me.

Non mi sono mai vergognata così tanto in vita mia. Le mie condizioni son quel che sono, ricoperta di panna dalla testa ai piedi davanti a Dylan che cercava di trattenersi do ridere.

"Ehm.. è impazzita la panna.."-dissi la prima cosa che mi venne in mente.

Mia madre, dopo che si riprese dalle grosse risate disse:

"Avanti ragazzi, cerchiamo di sistemare questo macello! Puliamo e direi che per oggi è meglio non fare il dolce!"-si rimboccò le maniche e iniziò a pulire.

Annuì mentalmente, scansandomi da Dylan e inizia a darmi da fare per sistemare quel danno che io stessa avevo combinato.

Andai verso la mensola per prendere uno strofinaccio, ma purtroppo erano troppo alto da raggiungere.

Cercai di mettermi in punta di piedi, ma niente non ci arrivavo comunque. Pensai un attimo su come poter fare, poi pensai che salendo sul ripiano sotto alla mensola. Cercai di salire su con un ginocchio, poi quando misi l'altro scivolai all'indietro, non mi ero resa conto che quel ripiano era bagnato.

Stavo per cadere per il culo per terra quando due braccia mi afferrarono appena in tempo.

"Salva per miracolo!"-disse Dylan stringendomi a se.

Sentì il mio viso avvampare, le mie guance sicuramente erano rosse quanto un peperone.

Dylan mi sciolse dal suo abbraccio e sentì come un vuoto all'altezza del petto, percepì una specie di fitta.

"Grazie.."

"Cosa volevi prendere?"-mi chiese.

"Uno straccio per asciugare.."

Dylan prese uno straccio e me lo passò.

"Grazie mille.."-dissi afferrando lo straccio abbassando lo sguardo.

"Non c'è di che, nana!"-disse ridendo.

Alzai immediatamente la testa e lo fulminai con lo sguardo.

"Non è colpa mia, sei tu che sei uno spilungone! Quando Dio distribuiva l'altezza io ero in fila per avere un po' di cervello!"-dissi facendogli la linguaccia.

"Che intendi dire? Che io sarei stupido?"-mi chiese scioccato.

"Intendevo quello che hai capito.."-dissi spavalda.

"Ah sì?!.."-si zittì.. Forse stava pensando a qualcosa da dirmi perché sul suo viso comparve un sorriso.-"Mi ci hanno fatto diventare stupido.. non lo sono sempre stato.."-disse a bassa voce avvicinandosi a me.

"Che intendi?"

"Sono diventato stupido, perché mi sono innamorato."

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Non odiatemi, lo so benissimo che è corto e ha poco spessore questo capitolo ma non avevo idee, come sapete io ho iniziato a scrivere questa storia così per caso, e l'idee mi vengono capitolo per capitolo, so però come concludere questa storia e già vi dico che ci sarà un seguito, un secondo libro ma per adesso le idee son quel che sono.. Spero che comunque vi piaccia!

Vi volevo consigliare di leggere la storia 'La casa' di AlessiaBartoli , leggetela perché merita davvero!

My StepBrother.  // Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora