Capitolo 5

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Mi sveglio con un mal di testa assurdo. Ieri non ho bevuto tanto ma la musica che rimbombava nel locale mi fa star male. Mi alzo dal letto e mi stiracchio. Prendo il cellulare e non c'è nessun messaggio da parte di Kim. Ogni mattina mi chattava per sapere come stavo. Ma questa mattina no. È ancora arrabbiata per la discussione di ieri sera. Vado nelle chiamate e la chiamo. Dopo tre squilli mi risponde.

"Ciao Kim." La saluto.

"Ciao." Dice con un filo di voce.

"Senti mi dispiace per ieri sera, non era mia intenzione risponderti così. È solo che non riesco a controllarmi."

"No ma tu hai ragione io non devo farmi gli affari tuoi."

"Kim io voglio che tu ti faccia gli affari miei. Sei l'unica amica che ho. E non dico per disperazione o stronzate varie ma non voglio perderti."

"Oddio ma sei ubriaca?"

"No, non lo sono."

"Stai dicendo davvero?"

"Si Kim. Non farmelo ripetere."

"Ma io non riesco a stare litigata con te, ci vediamo fuori scuola. Ciao baby."

Mi stacca il cellulare in faccia prima che io possa rispondere. Guardo il cellulare con un sorriso sincero. Il mio primo sorriso della mattinata. Quando la sento il buon umore torna e non posso far a meno di esserne felice.

Mi vesto e mi preparo per la scuola. Vado in cucina e vedo mio padre steso sul divano mentre russa tormentato nel suo riposo. Distolgo lo sguardo prima che mi arrivi un coltello in pieno petto ed esco fuori, in direzione scuola.

Saluto Marc come ogni mattina e mi incammino con la musica soave del pianoforte nelle orecchie. Le mie nocche sono ancora fasciate e bruciano di meno. Credo che lascerò andare per un po' il sacco. Quando arrivo fuori scuola, vedo sempre il ragazzo misterioso fuori ad un vico intento a guardarsi intorno. Non riesco a comprendere il perché sia sempre lì fuori. Ieri stava con dei tipi che si facevano di cocaina fino al midollo, ora si guarda intorno come se stia nascondendo il segreto più grande del mondo. Guardo in giro per vedere se Kim è arrivata, ma non c'è traccia di lei. Mi avvicino lesta al ragazzo, senza farmi notare da lui. Ho tanta voglia di sapere come si chiama.

Mi sta di spalle quindi non può vedermi. Lesta come una volpe gli prendo il portafoglio. Sfoglio in esso fino a quando non trovo la carta di identità. Si chiama Bradley e ha vent'anni.

"Bradley per essere sveglio, mi sa che oggi stai nel mondo di Morfeo."

Sobbalza alla mia voce e si gira di scatto. Io gli rido in faccia facendo penzolare il suo portafoglio dalle mie mani.

"Come hai fatt... Oh lascia stare non lo voglio nemmeno sapere." Mi prende con uno scatto il portafoglio dalle mani.

Io continuo a ridere.

"La tua faccia era una cosa unica." Rido ancora.

"Senti ragazzina mi sembra di essere stato chiaro." La sua espressione si fa in un nano secondo seria.

"Okay." Smetto di ridere. "Sai dovresti stare attento, possono derubarti come nulla fosse. Eh comunque se stai facendo il cane di guardia ti consiglio davvero di guardarti intorno seriamente."

"Io non sto facendo nessun cane da guardia. E adesso sparisci che non ho tempo da perdere." dice irritato.

"Oh ma come siamo intrattabili. Qualcuno si è svegliato con la luna storta. Magari fatti una canna come i tuoi amichetti così ti rilassi." Gli strappo la sigaretta che aveva tra le labbra e mi faccio un tiro guardandolo negli occhi. Gli soffio il fumo in faccia e poi la getto a terra e gli faccio un occhiolino andando via.

Non so nemmeno io il motivo del perché l'ho fatto. L'unica spiegazione è che volevo vedere la sua espressione quando lo facevo. Ed infatti non se lo aspettava minimamente. È rimasto paralizzato a guardarmi come se fosse in uno stato di trans.

Scorgo la figura di Kim da lontano e lei mi salta praticamente addosso.

Noto un ragazzo un po' distante da noi che se la mangia con gli occhi. Lei non se ne accorge ed io gli e lo faccio notare. Si guardano per un po' e poi lui gli fa un sorriso.

"Ehi ehi, qualcuno ha fatto colpo." Le dico sorridendo.

"Ma dai." Diventa rossa come un peperone.

"Vieni andiamo."

La prendo per un braccio e la porto dove sta il bel fusto.

Sento le sue imprecazioni ma la lascio perdere.

"Ehi io sono Alisha, questa è la mia amica Kim." Le do una gomitata in modo che gli dia la mano.

"Piacere io sono Ramos."

"Spagnolo?" Domando io.

"Si." Dice guardando Kim.

È giunto il momento di ritirarsi dalla scena.

"Oh ma che stupida, mi sono appena ricordata di aver dimenticato degli appunti. Ci vediamo in classe Kim." Dico sorridendo e facendole un occhiolino mentre lei mi uccide con lo sguardo.

Sento degli occhi bruciare su di me. Mi volto e vedo Bradley che mi studia.

"Non riuscirai a capirmi." Gli mimo quando si accorge che l'avevo beccato. Mi giro e mi dirigo spedita verso la mia classe. Non ho voglia di fare lezione ma questo è il minimo che posso fare per lei.

Mentre passo nel corridoio vedo il mio riflesso su un armadietto di vetro.

Vedo i miei capelli rossi scompigliati, il mio fisico slanciato e magro abbastanza. Vedo i miei occhi grigi vuoti, non splendono e non luccicano. Le mie labbra carnose in una riga, le occhiaie che sono il giusto coperto dal trucco e la mia cicatrice sulla guancia. La tocco e i ricordi si fanno spazio dentro di me. Con uno scatto della mano do un pugno al vetro dell'armadietto, frantumandolo in mille pezzi. La mia figura sul vetro è distrutta. Mi guardo la mano ed ancora una volta sanguina. Sono frastornata, mi sento confusa e assente. Mi guardo intorno e vedo le facce della gente sconvolte. Vedo la mia amica con le mani sulla bocca. In uno scatto fulmineo mi dirigo verso l'uscita, spingendo le persone che si erano riunite nella folla. Corro più veloce che posso e vedo finalmente l'uscita farsi spazio davanti ai miei occhi. Sono sconvolta. Non mi era mai capitato di perdere il controllo in un luogo pubblico.

Mentre sto correndo mi sento afferrare da una manica del maglione. Non vedo chi è. I miei occhi sono proiettati all'immagine di io che distruggo il vetro dell'armadietto. Mi sento trascinare in un vico. Sento che incominciano a picchiarmi. Sento il rumore degli schiaffi sul mio viso ma non provo dolore. Sento il calcio sullo stomaco, sento il pugno sul volto. Sento ma non riesco a vedere altro se non la mia immagine. Non riesco a reagire e non riesco a capire chi mi stia picchiando. Sono assente, sembra che non stiano picchiando proprio me. All'improvviso non sento più i colpi. Il mio mondo ovattato non percepisce più la presenza dell'assalitore su di me. Guardo un punto fisso nel vuoto, vedendo come se stessi cliccando replay in continuazione, la mia immagine. Mi sento prendere in braccio e ad un certo punto il nero più totale mi porta in fondo.

Spazio autrice:

Eccomi qui con un nuovo aggiornamento. Fatemi sapere cosa ne pensate se volete. Comunque come ho detto anche nello spazio autrice dell'altra mia storia, mi dispiace molto per il terremoto che si è abbattuto distruggendo persino un intero paese. A volte non possiamo controllare l'imprevedibile, quindi dobbiamo solo accettare le conseguenze. Nessuno ne ha colpe, quando le cose devono succedere succedono e basta e a volte le persone ci rimettono con la vita. Avete tutto il mio appoggio, io vi sostengo.

Troverò la luce nel buio del tuo cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora