Alzò la coperta nera in velluto con una mano, con l'altra cercava di appoggiarsi sullo schienale del letto per non cadere, il tutto accompagnato dal respiro affannoso e pesante. Yeri scalciò con furia le lenzuola. Il respiro tornò regolare e la ragazza si calmò. Aveva ancora tutti i vestiti addosso ma hey, non è da tutti i giorni svegliarsi a casa di uno completo sconosciuto o quasi, per di più nel suo letto.
Non appena Yeri aveva poggiato una mano sulla spalla del ragazzo, come se per svegliarlo, quello spalancò i suoi occhi da gatto.
-Scusa, pensavo stessi dormendo.- Disse Yeri, ritraendo la mano.
- Non volevo metterti in soggezione, Noona- disse serio il ragazzo, non voleva lasciarla dormire sul pavimento, così le fece spazio nel suo letto, sperando di spiegarle tutto domattina.
Il giovane si alzò dal letto seguendo con lo sguardo i movimenti agili della ragazza che in tanto stava cercando di mettersi le scarpe e la giacca, contemporaneamente.
Così pose una domanda di cui già temeva di conoscere la risposta. - Ti ricordi qualcosa di ieri sera?
Yeri, sentendo queste parole, sbuffò e si alzò i capelli in una coda.
-No- fu la sua secca risposta.
-Sei rimasta a dormire nel club per tre ore. Taehyung ha messo un po' della sua medicina per dormire nel tuo cocktail.
-Taehyung ? Quale medicina? E poi tu come lo sai?
- Taehyung è un nostro amico, me l'ha detto Lu Han e mi ha chiesto lui di portarti qui.
A Yeri tornò in mente l'immagine di Lu Han che le portava una bevanda assolutamente "innocua", atteggiato nel modo da apparire più credibile.
-Vi siete presi gioco di me e mi avete anche drogata, dovete solo vergognarvi.Passandole vicino per indossare la maglia che era accuratamente piegata su una sedia, il minore le batté affettuosamente su una spalla, dicendole : - Alla fine si riesce a superare ogni cosa, sai noona. E poi non era droga.
Era chiaro che parlava anche con se stesso, visto che era in colpa per aver trattato una ragazza in quel modo.
Il minore lasciò la presa sulla spalla della sua noona e si mise a grattare la nuca nervosamente : - Noona, almeno ti ricordi il mio nome?
Yeri allungò e storse il collo per guardarlo meglio, con un'espressione interrogativa.
-Mi chiamo Kim Minseok, Min-Se-Ok - disse il ragazzo battendosi una mano sul torso nudo, scandendo ogni lettera del suo nome.***
Dopo aver riflettuto a lungo, girò il pomello e svanì nell'enorme villa dei Kim.
Fece ritorno dopo circa venti minuti, portando con se disperazione, tristezza e depressione, ma anche un pizzico di determinazione : Kim le aveva urlato di nuovo contro, le aveva detto che era un' incapace e che poteva benissimo andarsene a ripagare in debito nel carcere. Jong Dae sapeva benissimo che aveva bevuto e che ha passato una notte a casa di un uomo che non conosceva, ai suoi occhi Yeri apparve come un' irresponsabile ragazzina che pensa solo a divertirsi. Yeri non tollerava tutto ciò, voleva dimostrare a Kim che era tutto il contrario di come l'aveva descritta. Per farlo aveva un piano, più o meno.
Consisteva nel riportare Lu Han a casa, e fargli capire che poteva continuare il suo problema ma c'era un grane "MA".
Yeri non aveva la minima idea di dove andare a cercare il ragazzo.
Si sedette così sopra un muretto vicino alla villa e decise di aspettarlo.Calò la notte e Yeri chiuse per qualche istante gli occhi con un'espressione sognante.
Erano cinque ore che sedeva lì, su un muretto in cemento ancora caldo per il calore del giorno. Le capitava spesso di perdersi nei suoi pensieri, il che era inevitabile in un posto del genere, che a quell'ora sembrava assumere un non so che di magico.
Lu luna accarezzava la villa con le sue dolci braccia di luce,facendola sembrare più immensa di quanto già lo era.
In lontananza, riusciva a scorgere un brusio di voci, probabilmente non era l'unica a trovarsi lì. Non ci fece molto caso è preferì concentrarsi sul canto degli uccelli che,puntuali come al solito, riuscivano a rendere quel luogo meno silenzioso. Si lasciò accarezzare le gote dal vento, che soffiava abbastanza da riuscire ad udire il fruscio prodotto dalle foglie. Amava sentire i suoi capelli coccolati dal vento. Si sentiva libera.
Libera come non lo era da giorni.
Era stanca dei figli dei Byun, era stanca dei suoi amici, stanza del fratello di Kim.
Voleva godersi quel momento di pace in eterno. Scosse distrattamente la testa per poi sbattere le palpebre più volte, fino ad aprirle completamente.
Ecco, era successo di nuovo. Si era completamente persa tra i suoi pensieri, tanto da non accorgersi che gli uccelli avevano finito da un bel po' il loro canto.
Che ore erano? Le dieci?
Scosse una fiacca luce che si avvicinava sempre di più alla villa, che infine si rivelò come il bagliore della lampadina di una motocicletta.
La moto parcheggiò davanti al cancello dei Kim e Yeri poté così scorgere una chioma bionda fuoriuscire da sotto il casco.
Era lui, era arrivato.
Il cuore le si fermò in gola, sapeva cosa stesse per fare, sapeva anche che era una mossa azzardata, stava letteralmente per giocare con il fuoco.
Ma dall'altro campo, era stufa delle offese di Jong Dae che la trattava come un insetto, solo perché lui non era capace di prendersi cura di suo suo fratello, e affidava questo compito ad altri.
Per un attimo, Yeri pensò che fosse questa la causa dell'atteggiamento di Lu Han nei suoi confronti. Forse il ragazzo non si fidava degli adulti.
Con passo veloce, fiero e un po' tremante si avvicinò al proprietario della moto che in tanto stava cercando molto probabilmente le chiavi del cancello dentro alla tasca posteriore del suo pantalone nero in pelle con,cinghie sulle ginocchia.
-Lu Han- lo chiamò la ragazza.
Il minore si tolse l'elmo e si aggiustò la chioma con noncuranza.
La ragazza senza esitare un attimo, fece premere la sua mano contro la guancia di Lu Han, che dopo un po' diventò di un colore roseo.
Gli aveva lasciato uno schiaffo.
-Questo per avermi drogata- disse con le lacrime agli occhi, sì aveva un po' paura anche perché lui era l'erede di un'agenzia con non poco potere sulla politica coreana.
Aveva paura che un domani lontano lui potesse far male o a lei, o alla sua famiglia.
Proprio come aveva fatto Jongin.
Ma non si paga, fece per tirarli un altro schiaffo, ma si fermò.
O meglio dire, Lu Han la fermo.
-Noona, non starai esagerando?- le chiese da sotto il ciuffo, stringendo il suo polso tanto da farle male.
Il viso di Yeri si contorse in una smorfia, la presa quasi metallica sul polso le doleva e quasi pensava che Lu Han le stesse per spezzare il polso.
Ma neanche questo la fermò.
-Tu mi avevi promesso, avevi detto che tornavi a casa- voleva sembrare forte davanti al ragazzo, voleva aquistare la sua fiducia.
-Torna a casa, e non farti più vedere.
Le disse, svanendo dietro al cancello con la sua moto, lasciando la ragazza con un livido che domani si sarebbe fatto vedere sul polso.