Una normalissima cena in famiglia

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Mi chiamo Anastasia.
Ho 15 anni e in questo momento, per le vacanze, sono in America. Sono qui da due settimane e la prossima dovro' tornare in Italia.
Mio zio, mia zia e il mio cuginetto vivono qui e cosi ne ho approfittato per fare una vacanza all'estero.
Oggi e' sabato sera e stiamo andando a Palo Alto. Abbiamo fatto un giretto e ora stiamo andando nella famosa cheese cake factory.
Questo posto e' bellissimo enorme e lussuoso. Mangiamo benissimo e per gli standard americani e' tutto davvero ottimo. Sto per finire di mangiare il mio delizioso pure' di patate (ho ancora il cucchiaio in bocca) che una deliziosa famigliuola americana passa davanti al mio tavolo e si accomoda dietro di noi. La famiglia e' composta dai genitori, due figli piu' piccoli sui dieci anni e dal mitico fratello maggiore. Forse e' un po piu grande di me di qualche anno, capelli corti biondo chiaro, occhi azzurri, petto scolpito, classico modello di abercrombie insomma.
Sono ancora immobile con il cucchiaio per aria che provo a girarmi per rivedere quel dio greco.
*maledizioni, insulti mentali per chiunque abbia progettato questo posto!!!*
I nostri tavoli (come tutti i tavoli del locale) sono divisi da odiosi muri di legno e io, alta un metro e un tapppo ovviamente non vedo dall'altra parte!
Ma io devo assolutamente rivederlo anche perche' avevo promesso alla mia migliore amica di fotografare tutti i ragazzi carini che mi capitavano a tiro (Il titolo della storia non e' stato scelto a caso, se non lo abbiate capito sono un po' stolker come anche la mia amica). Quindi devo assolutamente trovare un modo per scattargli delle foto.
Mi vengono due idee. Piano A; potrei sfruttare il mio cuginetto... lo potrei prendere e far in modo che pensino che per gioco si voglia arrampicare e con l'altra mano chak chak chak e via con le foto. Anche se sarebbe alquanto difficile tenere sollevato il bambino con un braccio e cercare di fare delle foto con l'altro. Cosi opto per il piano B. Fario' finta di essere una turista che non parla bene l'inglese e gli chiedero' se posso fotografarlo.
Penso che fare finta di non saper parlare l'inglese sia una idea perfetta. Beh di sicuro non si mettono a fare domande o a protestare davanti ad una ragazzina che ha visibilmente difficolta a parlare la lingua... (almeno spero).
Nel frattempo pero' non riesco a controllare l'emozione al pensiero che un giovane cow boy americano sia a meno di un metro da me, anche se pultroppo siamo separati dal separe'.
Mi sento tanto a Berlino, nell'epoca in cui c'era ancora il muro, ecco due anime destinate a rimanere separate...
Penso anche che i miei attacchi di depressione e allegria improvvisa abbiano stranito un po i miei zii. Ma che ne capiscono loro!!
Siamo gia' all'uscita e cosi decido di applicare il mio piano. Con una scusa dico ai miei zii che devo tornare dentro per andare al bagno, ma invece di andare alla toilette mi avvicino al loro tavolo. Sono un po' agitata e ho l'impressione che me ne pentiro' presto, ma devo farlo, per potermi rifare gli occhi anche quando saro' in Italia, e ovviamente per la mia amica (ma soprattutto per la prima).
Comunque sono davanti al tavolo e noto che tutti e cinque i membri della famiglia mi stanno guardando. Cosi inizio la mia recitina.
"sorri i am a turist i wont to ask you hemm.... hemmm.... you are verry beutifull i wont a souvenir of you. I can make you some photos?"
E' molto difficile trattenere le risate, ma stranamente mi comporto in maniera molto professionale, impacciata ma professionale. A differenza delle persone davanti a me che dopo essersi scambiati qualche sguardo stupito non riescono a trattenere qualche risatina, specialmente i due fratellini piu piccoli (che probabilmente sono gemelli dato che sono uguali) che sembra stiamo per morire soffocati dal ridere. Il fratello interessato sembra un po' in imparazzo ma per la maggior parte divertito, pero' annuisce, si alza dal suo posto, prende il suo telefono dalla tasca e lo porge alla madre. La donna comprendendo il gesto incomincia a scattarci delle foto. Come se non bastasse, dopo qualche secondo sendo un braccio che si posiziona dietro alla mia schiena. Mi sento la faccia esplode. Anastasia, un po' di contegno! Manco stessi accanto a Leonardo di Caprio! Anche se vi posso assicurare che c'ero molto vicina.
Sono in paradiso, il ragazzo piu bello che abbia mai incontrato e' appiccicato a me. Ma ovviamente quanto potranno mai durare questi momenti cosi magnifici?
"Hemm Anastasia? Cosa stai facendo?"
Una voce a me familiare mi risveglia dal mondo delle fiabe e inizia a far battere il mio cuore per l'agitazione.
"Ciao zio... ecco... beh... cosa ci fai qui?"
Stiamo parlando bisbigliando come se non ci stessimo confidando un segreto. Anche se dubito fortemente che possano capire cosa stiamo dicendo perche' stiamo parlando in italiano. Comunque non avrebbero capito lo stesso.
Non so piu' che fare. Non voglio che rovini il mio piano perfetto e che mi faccia passare per una scema maniaca per i ragazzi carini (anche se effettivamente sono cosi), ma non voglio neanche fare una figura ancora peggiore, cosi sussurro:
"Andiamo via, ho gia cio' che volevo"
Il suo sguardo e' interrogativo, molto interrogativo, e anche un po' arrabbiato. Ma non quell'arrabbiato da "ti metto in punizione per un mese" ma piu da "quando torniamo a casa devi assolutamente raccontami quello che hai combinato".
Cosi si gira verso la felice famiglia americana che probabilmente ci stara' maledicendo per avergli interrotto la cena e gli porge un grande sorriso imbrazzato come per giustificarsi con lo sguardo. Non facciamo neanche un passo verso l'uscita che una voce ci interrompe.
"Marco? Sei proprio tu?"
Non oso immaginare in questo momento il perche' questo uomo (il padre del mio amour) conosca il nome di mio zio.
Ma ho paura che questa storia non finira' affatto bene.
Mio zio e' alquanto confuso e con la memoria che ha, non si ricorda minimamente chi e' il padre del mio futuro marito.
"Scusa, ci conosciamo?" domanda ancora piu' confuso.
Io sto iniziando ad andare nel pallone e tra poco incomincio a mangiarmi le dita per quanto sto smangiucchiando le unghie.
"Ma si! Sono io, Carlo. Andavamo al liceo insieme, non ricordi?"
Ti prego ti prego fa che si sia sbagliato, fa che abbia azzeccato il nome di mio zio solo perche e' un indovino e fa che mio zio continui ad avere questo fantastico vuoto di memoria.
"Carlo?! Oddio quanto sei invecchiato!"
Miseriacccia, Miseriaccia, Miseriaccia.
"Bene signori io me ne vado. Non vorrei rovinare questo amoroso momento di ritrovamento tra vecchi compagni di scuola quindi meglio cambiare aria"
I tre ragazzi ridacchiano per cio' che ho appena detto. A quanto pare parlano o almeno capiscono l'italiano. DI BENE IN MEGLIO!!
"Eh no signorina ora rimani qui che mi devi spiegare un po di cose" mi blocca il mio "adorato" zietto. Provo a liberarmi ma mi blocca e mi presenta al suo vecchio compare. Io non posso fare altro che annuire e sorridere in modo imbarazzato.
Cosi arriva il turno di questo Carlo mi sembra si chiami cosi, e inizia a presentare la sua famiglia.
"Questa e' mia moglie Merilyn, lei e' americana e quando ci siamo sposati abbiamo deciso di trasferirci qui"
Parla in modo fastidiosamente veloce e in dialetto siciliano. Sara' sicuramente di li, come mio zio e mio padre.
"Loro sono i due gemelli Sam e Matt" comtinua "mentre lui e' Federico"
Mentre li presenta fanno tutti un simpatico saluto con la mano, che non mi fa altro che sentire ancora di piu' una stupida dato che li ho praricamente presi in giro. Cosi i due adulti, almeno da cosi si sarebbero dovuti comportare, iniziano a scherzare e a raccontare dei bei tempi del liceo. Ovviamente io non riesco a non far scivolare il mio sguardo da tarra a Federico, la mia testa e' abbassata come se fossi attratta dalle meravigliose mattonelle rosse, ma la mia mente e' altrove e quando posso alzo un po' gli occhi. Merda, non la smette di fissarmi! Voglio morire.
Cosi, dopo un dieci minuti abbondanti di chiacchiere si decidono a congedarsi e a scambiarsi i numeri di telefono, ma guarda un po, arriva mia zia con l'ingombrante passeggino e il mio cuginetto che dorme come un angioletto.
Ovviamente e' incavolata nera perche' e' rimasta fuori ad aspettarci per tutto questo tempo.
Cosi ricominciano le presentazioni. Argh. Decido cosi di sedermi ad uno dei tavoli vuoti, tanto era inutile rimanere li come una deficiente. Tiro fuori dal mio zainetto il mio libro preferito "un giorno questo dolore di sara' utile" e incomincio a leggerlo per la millesima volta. Sono ad un capitolo alquanto spassoso ed a volte ridacchio leggermente, cercando di ignorare i discorsi noiosi che stanno facendo nel tavolo accanto. Immersa nella lettura mi sono quasi scordata del belloccio, meglio cosi'.
"Che leggi di bello?" Sento una voce profonda, ma con un timbro quasi delicato. Dall' accento si capiva che chi aveva formulato la domanda non era un madrelingua italiano ma la pronuncia era quasi impeccabile.
Avevo capito di chi era quella voce, anche se non avevo mai sentito parlare il mio sospettato. Dopo mille seghe mentali alzo lo sguardo.
Decido di non rispondere alla domanda, chiudo il libro e dico:
"scusa" come un sussurro, tanto da pensare che non mi abbia sentito.
"Scusa? E per cosa?" sembra divertito, che vergogna.
"Di tutto, ti sembrero' un'idiota e abbiamo cominciato davvero con il piede abagliato." Mi alzo e gli porgo la mano "Ciao, mi chiamo Anastasia"
Lui mi guarda con un sorrisetto ironico come se pensasse che stessi scherzando, ma poi guardando che la mia mano continuava ad essere tesa e si decide a stringermela. Menomale, non ci speravo quasi piu'. "Piacere, il mio nome e' Federico".
Da questa banale e imbarazzante presentazione incominciamo a parlare senza sosta. Lui sembra perfino ignorare la mia figuraccia fatta poco fa e cerca in tutti i modi di mettermi a mio agio, e dio se ci riesce. Cazzo lo potrebbero chiamare "colui che mette a proprio agio le persone deficienti e malate come me", ma sarebbe troppo scomodo e lungo da dire, quindi meglio solo Federico.
Fortunatamente ne' io ne lui ha preso il discorso della mia richiesta un po' bizzarra e devo dire che alla fine della giornata mi sono sentita davvero felice.
In fondo avevo trovato un amico persino figo.
Dopo un po' ce ne andiamo, il mio cuginetto si era svegliato e stava incominciando a fare le bizze.

La mattina seguente
Sto cercando da tutte le parti le foto che mi sono fatta con Federico ieri sera ma io non ce le ho da nessunissima parte. Penso proprio che le abbia scattate con il suo telefono.
Un po' mi dispiace, certo, alla fine ho passato una serata bellissima, ma come ha faatto a non venirci in mente di scambiarci i numeri? Non tanto per le foto ma perche' cosi ci saremmo potuti tenere in contatto...
Fortunatamente ho ancora la mia musica. Cosi dopo aver cercato per minuti le mie cuffiette mi ricordo di averle lasciate nello zaino ieri sera. Vado a ravanare nelle tasche e trovo un bigliettino. Lo apro e c'e scritto un numero di telefono con una frase:
"Sei un po' strana, e per questo spero proprio di rivederti"
Bene, dopo questo mi rivedo gia' a raccomtare ai miei figli come si sono incontrati i loro genitori.

FINE

(I fatti raccontati in questa storiella sono stati realmente vissuti da me, con la sola differenza che io ho preferito il piano A)

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 05, 2018 ⏰

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