Capitolo due.

817 46 12
                                    




Un'altra giornata era volata via, esattamente come tutte le altre; tra la voglia di abbandonare quell'ambiente scolastico così frustrante, e quello familiare ancora più sgradevole, senza mai poterlo fare veramente.

Ogni spiraglio di luce era scomparso, ed io me ne stavo seduta alla finestra a pensare all'inevitabile nottata che avrei dovuto passare, alla presa con i miei demoni.

Era incredibile come ciò avveniva,
il sole che sorge per poi tramontare, sparire silenziosamente e dare spazio alla luna.

Lo spazio che merita, la notte.

Tanti dicono che la notte sia fatta per dormire, altri dicono che la notte sia fatta per pensare.
Dal mio punto di vista invece, la notte non era altro che uno stop, un blackout alla vita.

Tutto si ferma, e tu resti lì,
sdraiato sul tuo letto a fissare il soffitto, chiedendoti effettivamente il perché ti perdi così facilmente nella visione di un pezzo di struttura inanimata che concretamente non rappresenta nulla, ma che al momento stesso è in grado di farti ammettere ogni singola ansia e paura.

Mentre stai lì, a fissare il vuoto, la tua mente non riesce a stare zitta, nonostante tu l'abbia desiderato ardentemente.
Inizia a farfugliare pensieri vaghi, e all'inizio, del tutto privi di senso.

Inizi a pensare alla vita,
alla vita che è stata appena stoppata,
storpiata,
e ad un tratto ti senti più solo che mai.

Sei solo, nella tua stanza, al buio,
ed il solo suono del tuo flebile respiro rimbomba nel grandissimo ed immutabile silenzio della notte, tormentandoti.

Nell'arco di un secondo, tutto si fa così strano,
così cupo,
ti ritrovi faccia a faccia con i tuoi ricordi che sbocciano come fiori durante la primavera, inconsci di dover perdere tutti i petali prima che sorga l'alba;
con i tuoi pensieri ed i tuoi demoni che si attraggono l'un l'altro diventando più vivi che mai.

Le tue paure celate al mondo intero improvvisamente si scoprono, si mostrano nude davanti al buio più profondo senza temere il giudizio altrui,
senza temere alcun effetto collaterale, senza temere graffi e cicatrici.

Come se esse prendessero vita e tu le stessi guardando da un corpo che non è il tuo attraverso una proiezione astrale, pensando che niente di tutto ciò potesse essere davvero reale, ma che nonostante ciò riusciva a farti salire i brividi lungo tutto il corpo.

Il battito del tuo cuore diventa man mano più forte ed accelerato, come a voler uscire dal petto senza chiedere neanche il permesso.

Anch'esso rimbomba nella notte cupa e silenziosa; ed è l'unica cosa che ti ricorda di essere ancora vivo.

Che ti ricorda di essere ancora acceso, quando tutto il mondo è spento.

La notte piano piano, passo dopo passo inizia a farsi indietro, a farsi meno cupa,
meno silenziosa,
e le macchine iniziano a girovagare per la città alle prime luci.

La notte inizia ad andarsene, un po' come fanno le persone;

e precipita nell'oblio, lasciando posto al sole, il quale rinasce in tutto il suo splendore.

E come il sole, ricominci da zero,
ogni volta.

I raggi si fanno largo nella stanza attraverso i buchi delle persiane, rassicurandoti,
sussurrandoti che è tutto finito e che puoi tornare a respirare a pieni polmoni, senza paura alcuna.

Come se il messaggio che volesse trasmettere fosse quello che, anche dopo un periodo buio, a volte totalmente e tremendamente buio; alla fine, ci sarà sempre la luce a risvegliarti.

Fragili come petali di rugiadaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora