Capitolo 6

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Victoria POV

Questa mattina mi sono svegliata alle tre di notte con un mal di testa assurdo.
Dopo il sogno che ho fatto non sono riuscita a dormire, dio sembrava tutto così reale da far paura...

Decisi di restare a letto per vedere se riuscivo a prendere sonno, ma era tutto inutile, così decisi di andare in cucina per farmi un thè caldo.
Purtroppo il mal di testa peggiorava a iniziavo ad avere anche dei dolori articolari come i sintomi dell'influenza.

Mi diressi in bagno dove c'era il mobiletto dei medicinali per prendere il termometro e provarmi la febbre.
Mentre aspettavo il risultato, ripensavo a Haley, quella ragazza mi è entrata sotto pelle, non riesco a togliermela dalla testa...
Guardò il risultato del termometro e trovo un bel trentotto e mezzo, meraviglioso cazzo.

Prendo un'aspirina e mi ributto a letto, cerco in tutti i modi di dormire ma rivedo sempre il suo fisico così ben fatto, il suo seno così prosperoso da palpare a mio piacimento e quelle labbra carnose da mordere mentre facciamo l'amore...

Amore? parola dal significato così profondo, non l'ho mai fatto in vita mia, facevo solo sesso per scaricarmi, una botta e via e nient'altro.

Avevo 18 anni quando sono scappata di casa o meglio quando me ne sono andata, mi ricordo che alla sera prima dissi ai miei genitori di essere omosessuale e loro non si risparmiarono a dirmi le peggiori parole del tipo sei una invertita, fai schifo maledetto il giorno in cui sei nata, sei una lurida puttana e così via.
Quelle parole me le porterò dentro per sempre, come se fossero scritte a caratteri di fuoco sulla mia anima.

In seguito corsi in camera mia a fare le valigie, quando entrò il mio fratellino di 10 anni...

Flashback

"Vichy sorellina cosa stai facendo?" disse il mio fratellino piangendo
"Sto preparando le valigie Christopher me ne vado non posso più restare qui" risposi senza guardarlo negli occhi, non ne avevo il coraggio
"Ho sentito quello che hanno detto mamma e papà, non andartene ti prego... a me non importa di ciò che sei, io ti voglio bene lo stesso... non lasciarmi da solo" le sue lacrime continuavano a scendere interrotte
"Oh tesoro... non piangere, non posso restare cerca di capire di renderebbero la vita un inferno perché non sono come loro vogliono" "Senti facciamo così, ti do il mio nuovo numero così ci teniamo in contatto in contatto. Andrò a New York e quando sarai maggiorenne, raggiungimi io ti aspetterò sempre" aggiunsi piangendo e abbracciandolo.

Fine flashback

A quel ricordo iniziarono a cadermi delle lacrime silenziose. Quando arrivai a New York non era come me lo immaginavo.
Ho iniziato a mettermi nei guai e a ubriacarmi di brutto fino a che non sono finita in una centrale di polizia, dove incontrai il tenente John Davis.

Quando gli raccontai la mia storia non ci pensò due volte a prendermi sotto la sua ala, mi prese a lavorare con lui come segretaria e sua moglie Maria si comportò come una madre visto che entrambi non potevano avere figli.
Qualche tempo dopo andai a vivere con loro e presi anche il loro cognome perché volevano che la mia vecchia vita rimanesse tale.
Da quel momento divennero i miei veri genitori, persone che non ti giudicano perché sei eterosessuale o no ma ti amano per ciò che sei.

E con questi pensieri Morfeo mi prese tra le sue braccia.

Una Professoressa Per AmanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora