2. ¬La verità¬

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Il capo chiuse la porta e andò a spegnere la telecamera interna.
"Ora possiamo parlare" disse.
"Okay, ma...le manette" risposi.
Fece segno all'assistente e disse in modo sarcastico: "Toglili le manette, non gli servono". Dopo che l'assistente mi tolse le manette e si fece da parte, il capo continuò: "Scherzi a parte, ora dovresti fare dei progressi".
"Capo, sto facendo il possibile" dissi.
"Si si, lo so. Ti stai facendo un nome in città. Me lo hai già detto, ma ora è il momento di agire!"
"Se Ethan è la via più sicura per entrare tra i messicani allora ho fatto bene. Presto i suoi amici ci noteranno e intanto mi sono riguadagnato la sua fiducia".
"Già, te ne sei andato quando eri un ragazzino. Per questo abbiamo scelto te. Non ti hanno mai visto, non sanno chi sei e per di più col tuo amico possiamo avere una chance" disse il capo.
Allora risposi chiaramente: "Già, ma Ethan è mio amico fin da quando eravamo piccoli. Allo stesso tempo dovrò coprirgli le spalle e so che lui farà lo stesso con me".
Il capo si innervosì: "La tua priorità è la missione! Non dimenticare i tuoi doveri".
Allora non tenendo conto di ciò che disse risposi: "Si, capo".
"Ah e cerca di non farti sorprendere dai tuoi colleghi. Solo poche persone sanno di questa operazione. Non voglio un poliziotto morto senza aver ottenuto nulla!" Ovviamente non diceva sul serio.
Il capo era severo, ma ci teneva ai suoi.
Poi continuò aprendo un altro discorso: "La refurtiva. Fatti dire dov'è. Pure voi...rapinare un povero vecchio".
"Capo non facciamo vittime, in ogni colpo io ed Ethan usiamo armi scariche, e comunque restituisco sempre la mia parte del bottino. La chiamerò appena saprò dove Ethan l'ha nascosta". Non avevo più voglia di stare là dentro.
"Bene. Per precauzione passerai la notte in cella e verrai rilasciato domattina insieme al tuo amico. Sai, per non dare nell'occhio".
Eggià tanto dovevo starci io in prigione...

Nella cella in cui mi portarono mi riunì ad Ethan

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Nella cella in cui mi portarono mi riunì ad Ethan.
Appena mi vide disse: "Cavolo fratello, non ci voleva! Col gruzzolo che avevamo messo da parte e i gioielli di stasera...saremmo diventati ricchissimi!"
Lo interruppi: "Shh! Sei fuori?! Non qui".
Non volevo parlare dei gioielli che aveva nascosto. E tanto meno dove. Non in quel posto.
Infatti, insieme a noi c'erano piccoli criminali locali e uno o due più importanti. Col cazzo che facevo sapere loro dei gioielli.
"Si si hai ragione. Meglio stare zitti" mi sussurrò Ethan. Poi disse: "Se è come hai detto tu e ci rilasciano subito, ti devo far vedere la città. Cioè la parte che non hai visto. Son cambiate tante cose da quando te ne sei andato". E si perse nei suoi pensieri.
Subito lo riportai coi piedi per terra e gli dissi: "Tranquillo fratello, ora sono qui. E non me ne andrò più".
"Amico" disse ridacchiando. "Ti voglio bene".
Allora lo spinsi un po' per scherzare dicendo: "Non siamo donniciole!"
Avevo ritrovato il mio amico e lui...aveva ritrovato me.

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