Di pensieri, sfoghi e neve.

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Romione

* separa i due PoV.

*
"Ron continuava a lanciare sguardi furtivi a Bill e Fleur, come a voler prendere spunti".
-Harry Potter e il Principe Mezzosangue; Capitolo 16 - Un Natale molto gelato.

È da un bel po' che li osservo; sembrano felici insieme, molto felici.
Bill continua ad accarezzarle i capelli argentei, sussurrandole parole dolci all'orecchio. Fleur ridacchia deliziata, stringendosi a lui.
Sembrano isolati dal resto del mondo, come se si fossero costruiti una barriera immaginaria.
Sospiro impercettibilmente. Dev'essere bello amare qualcuno ed essere ricambiati.
Li osservo ancora; ora Bill sta contemplando la sua ragazza come se fosse la creatura più bella che ci sia. Questo, credo di saperlo fare anche io. Sì. Probabilmente sono anche più bravo.
Ho perso il conto di tutte quelle volte che mi sono ritrovato a fissare Hermione. In biblioteca, mentre leggeva; era bello vedere quel luccichio nei suoi occhi che solo un buon libro sa regalarle.
Ma anche durante le lezioni; erano tante, infatti, le volte in cui non avevo prestato attenzione al professore, perché distratto da lei.
Da lei ed i suoi grandi, profondi occhi marroni che, ogni volta che si imbattono nei miei, riescono sempre a farmi perdere un battito.
Da lei ed i suoi ricci capelli arruffati, che emanano un profumo così buono.
Da lei ed il suo essere una perfetta so-tutto-io, a volte insopportabile, ma indispensabile.

Da quanto tempo non mi rivolge la parola? Settimane, mesi. Non lo so. Non ho voluto tenere il conto, mi avrebbe fatto male e basta.
Come se non stessi già abbastanza male di mio, poi.
Dalla sera in cui mi ha aizzato contro quello stormo infuriato di canarini, sono morto dentro ogni giorno.
E non parlo dei graffi che quelle bestioline hanno lasciato sulle mie braccia (anche se, devo ammetterlo, per essere dei piccoli esserini sanno essere piuttosto aggressivi). No. Io parlo del dolore psicologico.
Senza quel suo fare saccente quando si appresta a spiegare cose che io ed Harry, poveri stolti, non sappiamo; senza i nostri continui battibecchi; senza la sua risata (Merlino, quanto mi manca la sua risata!) che senso ha la mia vita?
Me lo merito, però.
Stupido, insensibile, idiota Ronald Weasley. Possibile che combini solo casini?!

Ora più che mai, vorrei avere un Giratempo. Vorrei tornare indietro a quella maledetta sera in cui, ancora accecato dalla gelosia per il fatto che Krum, quel bulgaro senza cervello, avesse baciato la ragazza che, sotto sotto, io desideravo baciare da sempre, mi sono lanciato nelle accoglienti braccia di Lavanda Brown. Che è una ragazza affascinante, sul serio. Ma non è lei.
Ho provato molto spesso ad immaginare di baciare Hermione, mentre baciavo Lavanda.
Purtroppo, però, senza mai riuscirci.
I baci di Lavanda sanno di rossetto. Quelli di Hermione, ne sono sicuro, non potrebbero mai avere lo stesso sapore.
Questo perché, semplicemente, Hermione non usa il rossetto. Nè qualunque altro cosmetico.
Questa è una delle altre cose che mi piacciono di lei: non spenderebbe mai i suoi soldi in cose futili come il rossetto.
Per questo la sua bellezza è unica, ineguagliabile; la sua è una bellezza acqua e sapone.
Mi chiedo come abbia fatto a non notarla prima.
Stupido. Ecco quello che sono. Troppo stupido per lei. Lei merita di più, lo so.
Eppure, al solo pensiero di vederla lontano da me mi si spezza il cuore.

Lancio un'altra occhiata a Bill e Fleur. Mio fratello non fa altro che riempirla di complimenti.
Forse avrei dovuto farlo anche io, tempo fa. Ma non sono tagliato per queste cose, non lo sono e basta. E Hermione lo sa benissimo e, difatti, per usare le sue parole, "io ho la varietà di emozioni di un cucchiaino". Nulla di più vero.
Però ho deciso di cambiare. L'ho deciso ora. Proprio mentre Bill e Fleur si scambiano dei piccoli baci sulle labbra, proprio ora che la canzone preferita di mamma è quasi finita.
Lo farò per Hermione. Perché la amo e, anche se so di non meritarla, non la lascerò andare via così. Sono pur sempre un Grifondoro, io!
Lancio uno sguardo furtivo a Fred e George. Ora che il negozio va bene, stanno facendo parecchi soldi. Chissà se mi potranno regalare quel libro che ho visto al Ghirigorio, tempo fa. Dodici passi infallibili per sedurre una strega, ecco come si chiamava. Avrei voluto comprarlo, ma non potevo permettermelo. I libri di scuola erano più importanti.
Sì, credo proprio che glielo chiederò.

Intanto, la canzone preferita di mamma è finita. Ed io, così preso dai miei pensieri, non mi sono nemmeno accorto del vassoio coi biscotti che mi sta porgendo.
«No, grazie, mamma» dico.
Lei mi guarda abbastanza stranita: non è da me rifiutare i biscotti.
Mi giro verso la finestra alla quale sono stato di spalle per tutto questo tempo. Fuori nevica.
Sospiro, questa volta più forte e, così facendo, appanno il vetro della finestra.
E così, quasi involontariamente, vado a disegnare una grande 'H' sul vetro.
Hermione.

                          *
"La fata è una piccola bestiola decorativa di scarsa intelligenza".
Devo aver letto questa frase più o meno dieci volte negli ultimi cinque minuti. Per quanto stia cercando di focalizzarli su quelle parole, non ci riesco. La mia mente vaga altrove.
È così frustrante!
Ripongo rassegnata la mia copia de Gli Animali Fantastici: dove trovarli sul comodino.
Dopo circa dieci minuti di totale silenzio, sento bussare alla mia porta.
«Chi è?» dico, anche se so benissimo di chi si tratta.
«Hermione, sono la mamma. Posso entrare?». Ecco, appunto. Sapevo che questo momento sarebbe arrivato.
Quest'anno ho deciso di passare il Natale con la mia famiglia, invece che stare dai Weasley.
La cosa ha fatto molto piacere ai miei, ovviamente, tuttavia non hanno fatto altro che guardarmi con sconcerto e, credo, preoccupazione.
Dopotutto, li avevo avvertiti, prima che iniziasse la scuola, che avrei passato il Natale alla Tana, perciò è più che normale che il mio cambio di programma improvviso li abbia turbati.
«Sì» rispondo, e lei entra. Indossa già il suo storico vestito rosso, quello che mette sempre a Natale.
Mi guarda sorridendo ed io ricambio il sorriso, incerta. Si siede vicino a me, sul letto.
«Allora» comunica, vaga. «Zio Greg e zia Helen arrivano per cena. Insieme a Sally ed a Robert, ovviamente. Sono tutti così felici di vederti!»
«Mamma» la interrompo. So cosa sta facendo: vuole indurmi a spiegarle perché ho deciso di tornare a casa. E, se la lascio parlare, andrà a finire che farà l'elenco di tutti gli invitati e, sinceramente, non sono proprio dell'umore. Perciò tanto vale che confessi. «Sì: c'è un motivo per cui non ho voluto passare il Natale dai Weasley. Qualche mese fa...ho litigato con qualcuno».
Lei mi guarda con apprensione. «Ne vuoi parlare?».
Io sto zitta per un po' e poi decido che sì, ne voglio parlare.
Così inizio a lasciarmi trasportare dalle parole ed a raccontarle tutto. Lei mi guarda in silenzio, annuendo di tanto in tanto.
«Beh» dice alla fine. «Deve piacerti proprio questo ragazzo».
Io arrossisco di colpo, annuendo. Mi piace davvero. Lo so, a volte è irritante ed indelicato ma il modo in cui mi difende sempre, il suo riuscire sempre a farmi ridere ed i suoi meravigliosi occhi azzurri...
Siamo completamente diversi, è vero. Ma alla fine è un bene, riusciamo a completarci. Lui ha una buona influenza su di me: mi aiuta a non essere così terribilmente rigida.
Ed io, credo, riesco a farlo ragionare, a soffermarsi sui dettagli ed a guardare le cose sotto un altro punto di vista.
«E anche a lui piaci» dice la mamma. Mi ero dimenticata della sua presenza.
«Non ne sono così sicura. Lui preferisce Lav-Lav» rispondo, acida. Quel nome. Argh, quanto lo odio!
«Ma sì!» dice la mamma, sventolando la mano come a cacciar via una mosca. «Vedrai che non gli piace sul serio! Da come l'hai descritta, sembra che la loro storia non sia destinata a durare molto. E credimi: io lo so. Ho una certa esperienza. Anche tuo padre, ai tempi del college, frequentava un'altra ragazza. Una certa Jennifer» e noto che c'è una nota di disprezzo nella sua voce quando pronuncia quel nome. «Ma alla fine, eccoci qui. Ci siamo sposati e abbiamo una figlia meravigliosa. Quello di tuo padre fu solo un errore. I ragazzi ne fanno tanti, sono fatti così. Ed è anche per questo che ci piacciono tanto» conclude, ridacchiando.
Io la guardo stupita. So tutto sulla storia dei miei genitori: come si sono conosciuti, come hanno iniziato a frequentarsi e come mio padre si sia dichiarato, sotto quel mandorlo in fiore. Ma non sapevo nulla di questa Jennifer.
«E...» continua mia madre, leggermente incerta. «Questo ragazzo è uno di quelli che nomini spesso? Harry?».
Io scuoto il capo girandomi a guardare la finestra. Fuori nevica.
«Ron» dico, guardando la neve scendere e posarsi sugli alberi del giardino.
Ron.

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