Capitolo 1

840 33 9
                                    

Molte mani hanno stretto il mio volante, mani forti, ruvide e piene di cicatrici. Vissute. Ho ormai quarant'un anni e mi sembra il caso di raccontarvi come sono arrivata qui, in un campo di grano con un paio di birre sul cofano e un ragazzo appoggiato al parabrezza.
Sono una Chevrolet Chevelle SS 396 del '69, berlina quattro porte, 425 cavalli, sentirete queste parole ancora molto spesso nel corso della storia. Sono passata tra i garage di un ubriacone in Colorado, di un barista a New York e infine in quello di un meccanico texano.

E' qui con lui che ho trascorso i migliori anni della mia vita, ho avuto modo di conoscere chi mi porta ancora oggi al limite: i suoi figli. Sono nati insieme a pochi minuti di distanza, da piccoli mi ricordo che mi hanno impiastricciata di ogni genere di pappina e sovrastato il rombo del mio motore con strilli acuti. Mi ricordo di Grace, la mogli di Jack, come se fosse ieri mentre puliva i sedili macchiati con l'aiuto del marito, il suo sorriso era dolce come la sua voce quando cullava le due pesti canticchiando "Let It Be" dei Beatles.

E ora quelle manine chiuse a pugno, strette intorno ad una ciocca di capelli di Grace o vicine a quelle del gemello, accarezzano il mio volante ogni giorno per andare a scuola e tornare a casa. Ethan e Thomas sono cresciuti davvero molto, non si assomigliano più come prima, ma restano inseparabili.

Ethan si potrebbe definire il maschio Alpha dell'accoppiata, insomma, nessuno oserebbe dire il contrario guardando i suoi capelli corti di un bel castano chiaro e gli occhi verde palude sotto un paio di sopracciglia corrucciate in confronto alla frangetta di Tommy, gli occhi dolci dello stesso colore e un intenso sguardo da cucciolo che riusciva sempre a vincere contro il carattere rude del gemello. Eppure se li sentiste parlare capireste che si sostengono a vicenda semplicemente in modi diversi, per il maggiore è più un dovere oltre che un sentimento, per Tom non esiste altro motivo se non che Ethan sia suo fratello e nonostante non voglia mai ammetterlo ha più paura di deludere la sua famiglia ancora una volta. Conosce quel metro e ottanta di scaltrezza, muscoli e testardaggine più di quanto conosca se stesso.

Tommy è alto più di un metro e novanta, ma è buono come un pezzo di pane e credo di poter dire che sia la fotocopia di sua madre: a differenza di Jack ed Ethan, lui cerca di palare prima di sollevare i pugni, di vivere ogni giorno come se lo avvicinasse ad un futuro migliore e non come fosse l'ultimo.

Come ogni macchina che si rispetti ho anche io qualche cicatrice, come le iniziali dei ragazzi incise dietro l'imbottitura, il modellino in legno di un cavallo nel posacenere e dei dadi nel condotto di aerazione che ogni tanto mi solleticano. Nel vano porta oggetti c'è un diario che racconta i primi anni di Ethan e Thomas, contiene alcune foto dei gemelli e di Grace e Jack.

I bambini che sorridevano nelle immagini ora girano con un coltello a serramanico nella tasca posteriore dei jeans, indossano scarponi da motociclista perchè nonostante siano del Texas non riescono a capire la comodità di indossare tutto il giorno gli stivali, maneggiano pistole e fucili, giocano come linebacker nella squadra di football, imbrogliano a poker e biliardo per racimolare qualche soldo in più. Non credo che Grace apprezzerebbe il modo in cui il marito li ha tirati su insegnandogli a fare a pugni e lucidare armi.

Ma ormai Grace non c'è più da otto anni e Ethan pensa ancora che sia colpa sua. Mi ricordo che ero parcheggiata in un parcheggio sulla strada di ritorno dalle vacanze con Tom e Jack addormentati sui sedili posteriori, lei e il figlio si stavano rincorrendo intorno all'auto, non c'era verso di far dormire quella testa calda.
Il bambino si allontanò dal parcheggio cercando di sfuggire alla mamma, nascondendosi dietro un'auto vicino all'uscita, aspettò che lei lo raggiungesse.

Grace si era avvicinata troppo alla strada per cercare il figlio, la Mustang che stava superando un camion la centrò in pieno facendola atterrare qualche metro avanti con gli occhi sbarrati.

Ad Ethan ci volle davvero tanto tempo per superare quell'incidente, a dirla tutta ancora oggi per il compleanno di sua mamma prende le chiavi e mette in moto, siamo solo noi due sulla strada. E' capace di portarmi ovunque, guidare tutta la notte... poi si ferma all'improvviso. Si siede sul cofano e alza gli occhi al cielo, non dice nulla.

Di solito sedersi su di me e guardare le stelle è un rito da venerdì sera tra fratelli, ma non per il compleanno di Grace, in quel caso ogni membro della famiglia ha bisogno di solitudine.

Jack mi ha comprata in una concessionaria di auto usate nel 1975, sei anni dopo la mia costruzione. Non posso dire che si meriti la medaglia per il Padre dell'Anno, ma ha cresciuto quei ragazzi come nessun altro uomo avrebbe mai avuto la forza di fare dopo la morte della moglie. La prima cosa che ha detto a Ethan è stata "Non è colpa tua". E ha continuato a ripeterglielo per mesi.

La famiglia Donovan è rimasta la stessa famiglia unita anche dopo l'incidente, Jack non ha mai permesso che si sgretolasse, è sempre stato vicino ai suoi campioni, lasciandogli risolvere i loro screzi come meglio ritenevano e guardandoli riappacificarsi con un sorriso soddisfatto.

Dopo i primi occhi neri alle medie, gli aveva insegnato qualche trucchetto. A quattordici anni avevano imparato a sparare mirando a delle bottiglie vuote sul retro della casa, sapevano già come aggiustare la maggior parte dei problemi che si potevano riscontare in un automobile. Ogni estate li portava con sé a pascolare le mucche, mostrandogli come tenerle unite, grazie all'irrinunciabile aiuto del loro cane da pastore Lady.
Non li ha mai fatti avvicinare ai rodei e loro continuano a cavalcare come se fossero nati per quello, credo davvero che Jack sia un uomo fortunato.

CONTINUA...

[Angolo Playlist: Night Moves di Bob Seger]

Copri il lato cieco #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora