sospesa mi vedrai, sorpresa mi troverai ( Agosto)

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Ecco fatto.
Lo dico ogni volta che ho sistemato qualcosa: i libri sullo scaffale,i fogli nella stampante, le calze nel cassetto, le maglie nell armadio, i bicchieri sulle mensole, le scarpe nella scarpiera, l acqua nel frigo, il cellulare... sull apposito sostegno.
"Sull apposito sostegno..." lo ripete sempre Gabo, mio fratello piccolo, per prendermi in giro e anche perché si scoccia del fatto che gli metto in ordine le sue cose che poi non ritrova. Rimetto a posto anche i trucchi di mia madre sul ripiano del bagno e sistemo pure il pettine di mio padre e la sua schiuma da barba con relativa lametta che sta sempre dove non deve stare. Lui dice che sono pignola. Io dico che mi piace rimettere a posto le cose.
"No, ti piace decidere dove devono stare le cose" specifica mia madre. Io amo l ordine. Ragiono un po " così, così e cosa", cioè sono parecchio razionale. Le cose devono avere il loro posto. E se ce l hanno loro, ce l ho anch'io, nel senso che so dove sto e ci resto volentieri.

Adesso sto volentieri a casa di Berta,una mia amica di scuola che ha un nome da schifo ( lo dice lei) ma anche una villa stupenda sul mare, dove si sta da urlo.
Quando sono partita, zaino carico e sandali da mare ai piedi, ho salutato babbo, mamma e fratello. Il cane no, perché non ce l'abbiamo, ma è l unico elemento che non ci fa assomigliare alle pubblicità dei biscotti. Per il resto, è tutto uguale, compresa la marmellata in tavola ( che metto io, vicino al pane tostato), ogni mattina. Poi "ciao" "ciao" " ciao" "ciao" e andiamo chi a lavoro e chi a scuola. Fine.
"Ti invidio" dice Berta.
Non è che mi piaccia tanto questa cosa dell' invidia ma la capisco, perché i suoi si sono separati poco tempo fa. Però non mi piace lo stesso; mi sembra che porti male ma certo a Berta non gliel'ho detto, ché già sta nei casini e ci manco solo io con i miei fastidi.
Mare e piscina sono una bellezza. Da quando sto qui, a furia di nuotare, sono dimagrita. Mi piace. Perché così piaccio a Lorenzo, un amico di Berta che sta nella villa accanto, ma è un po meno ricco di lei, perché non hanno la piscina.
Con la scusa di farsi una vasca, viene da noi. Ha i capelli lunghi, Lorenzo, e mossi, quasi ricci. Due occhi... certo, due occhi come tutti quelli che conosco. Sono chiari ma non azzurri azzurri. Ogni tanto c è un lampo di verde che lo illumina e mi sento strana se mi guarda. Mi sento strana anche a parlarne, come fossi in imbarazzo, come se non avessi il permesso di guardarlo così da vicino.
"Piace a tutte" dice Berta, che ogni tanto è parecchio velenosa con me.
Io ci credo che piace a tutte! Non si fa mica uno sforzo, visto che è alto, è biondo e ha gli occhi chiari: è fatto apposta per piacerti al primo sguardo.
"Piace a tutte" poi, che vuol dire?
"Che anche a lui piacciono tutte" m'ha spiegato Berta, sempre lei. Come a dire che se volevo potevo entrare nella collezione "primavera / estate" di Lorenzo, uguale a tante altre.
Però... intanto, Lorenzo sta quasi sempre con noi due e a me sembra che ci sta perché ci sono io.
"Dicono tutte così" scherza Berta. E dai su!!
Sarà anche vero ma lui, Lorenzo, mi sta vicino, mi guarda con quei suoi occhi un po verdi, mi insegna a fare i tuffi, anche se io li so già fare ma non glielo dico, se no ci resta male e non mi guarda più.
Ecco, mi piace tanto quando mi guarda e non è questione di occhi chiari, è questione che mi sento proprio al posto mio, dentro quello sguardo lì. E se ho un posto dove sto bene, ci resto, come ho già detto.
Quello che non ho detto è che poi è successo che è cambiato il tempo e ha cominciato a piovere.
Lorenzo sta di là. Cioè nella tavernetta, a giocare a biliardo. Da solo.
Io sto di qua, sul divano, vicino a Berta tutta scocciata che dice che se ne vuole andare, che vuole tornare a casa sua, solo che casa sua è chiusa perché la madre è in vacanza in Grecia e non torna che a fine agosto.
"Mi tengono in prigione" ha detto. Io le do ragione. Lorenzo no.
È arrivato stamattina, tutto giulivo e con un maglione norvegese che lo fa più bello del solito, col blu della lana che contrasta con l'azzurro/verde degli occhi. "Andiamo in giro" ha detto.
"Fa freddo". Berta se ne stava raggomitolata nel plaid scozzese che teneva sul letto, quando era più piccola.
"Magari". Io ne avevo voglia: di uscire fuori, di andare in giro e di stare con Lorenzo.
Ma lasciare la mia amica mi sembrava brutto, così ho sussurrato "Stiamo qui" e mi sono seduta sul divano, ho messo una mano sulla schiena di Berta e l'ho accarezzata un po. Lorenzo
S é stufato e se n è andato giù di sotto, a giocare da solo, masticando un cioccolatino.
Da qui, sento i colpi secchi della stecca sulle palle da biliardo. Sono colpi nervosi.
Prima di scendere. M'ha guardata un po storto e ha detto:
"Che ci resti lei qui in casa. Andiamo noi..." ma io non gli ho dato spago e allora m'ha guardata ancora più storto e il verde degli occhi è diventato un lampo scuro. Mi sono sentita in colpa, come se gli avessi fatto una promessa che non volevo mantenere e m'è venuta una specie di smania, una scocciatura interiore, una roba che mi girava nella pancia. Tenevo la mano sulla schiena di Berta per consolarla ma a ogni colpetto di biliardo che sentivo mi cresceva la voglia di alzarmi, di scendere a vedere che faceva Lorenzo.
Ho resistito e resistito e resistito poi non ce l'ho fatta e mi sono alzata.
«Vado al bagno» ho detto tanto per dire.
E lei, Berta s'è raggomitolata ancora di più. Forse piangeva ma non ho controllato, perché se lo facevo magari restavo lì con lei e invece... sono scesa giù da Lorenzo e lui prima non m'ha fatto caso poi mi ha sorriso, ha posato la bacchetta del biliardo e ha detto:
«Scappiamo!».
Siamo usciti dalla porta della tavernetta che dà sul garage.

Dopo mi sono scordata Berta e i suoi pianti e la sua faccia triste.
Lorenzo è salito sulla sua macchina, una microcar tutta azzurra e con le routine che sembra un triciclo.
«Due posti» ha detto, aprendo la portiera.
«Berta non ci sta».
Berta non ci sta, difatti, e io mi sento contenta, per questo fatto.
Mi sento a posto. Al mio posto.

Lorenzo ha preso una stradetta verso la pineta e poi ha parcheggiato di fronte al mare. A picco, il mare e a picco pure io, perché lui, Lorenzo, m'ha messo una mano sulla mano.
«Fuori piove ancora». Così. Lo ha sussurrato.« Hai freddo?». Così. Sempre lui. Io zitta ma... M'è venuto, come un istinto che non so spiegarmi, di prendere la sua bella mano ( perché pure le mani ha belle) e me la sono avvicinata alla faccia. Quasi la baciavo.
M'ha baciata lui. Non sulla mano. Sulla bocca. Appena appena, ma è bastato. Ho sentito un brivido, un umido sulle labbra che sapeva di sale e cioccolata.
Mi è piaciuto tanto. Era un bel posto, quello. È il mio posto. E ci volevo restare.
Invece, Berta m'ha cacciata via. Detta così sembra chissà che ha fatto ma in realtà, quando siamo tornati, lei ha visto la mia faccia e quella di Lorenzo e ha borbottato:«Non ti ci voglio più».
A Lorenzo nemmeno lo ha degnato di uno sguardo. Però l'ha spinto fuori casa, con calma.
Una calma piatta di quelle che annunciano tempesta, ma se la tempesta è esplosa io non lo so, perché la mattina dopo il padre di Berta m'ha messa sul treno. E basta.
Io ero contenta di partire,di lasciare il posto che avevo alla villa e che adesso non sentivo più mio. Però,mi mancava Lorenzo e la pineta e il mare a picco e la sensazione bella di cadere sapendo che c'era lui vicino. La caduta, con lui, non sarebbe un capitombolo rovinoso ma un volo.
Ho pensato queste cose zuccherose e smielate senza neppure vergognarmi. Sarà che il bacio in pineta non me lo scordo e,in quel momento,mi è sembrato che stesse attraversando un tempo senza fine.
Poi il treno è partito

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 05, 2016 ⏰

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