Capitolo 1

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× Novembre. Giovedì. 09:14 ×


- Come può una ragazzina di diciotto anni fare questo lavoro?

- Tecnicamente è una stagista - rispose Lestrade.

- Ma è comunque troppo piccola - sussurrò Anderson a braccia incrociate appoggiato allo stipite della porta che dava sul corridoio, mentre osservava la ragazza nella stanza osservare il cadavere senza superare il metro di distanza, con un'insolita smorfia. - Non ho niente contro di lei, non fraintendermi. È solo che non capisco.

- Ottimi voti e tanta voglia di fare. - spiegò l'altro. - E i soldi di papino. È un uomo di un certo spessore, a quanto pare. Le ha praticamente fatto fare un concentrato di lavoro: quello che doveva fare in quindici anni di studi, lo ha fatto in soli cinque anni. Ora è al quinto. Tutto in regola, documenti, permessi, tutto.

Anderson sospirò. - E poi dicono che i soldi non facciano la felicità. Ha risparmiato dieci anni di tempo e ha privilegi che noi nemmeno ci saremmo sognati, alla sua età.

- Felicità? Guardala, è disgustata!

- Affascinata - lo corresse Holmes passando alle loro spalle,sorpassandoli lungo il corridoio con passo svelto e noncuranza.
I due si allontanarono dalla porta attraverso la quale stavano osservando la ragazza muoversi lentamente per la stanza, seguendo invece il detective. - Ma non eri andato via? - indagò Anderson.

- C'è qualcuno che vuole conoscerti. - annunciò invece Lestrade, alla"non risposta" dell'altro. In verità, erano tutti gli altri ad essere ansiosi di presentare il detective alla ragazza.

- Che peccato. - Come al solito, il consulente investigativo non si fece troppi problemi a liquidare qualcuno.
- John non era con te?- volle informarsi, sforzandosi di non alzare gli occhi al cielo.

Il giovane uomo si fermò di colpo, accortosi solo in quel momento dell'assenza del proprio compagno d'avventura.

Riprese a camminare a passo svelto. Watson lo avrebbe certamente raggiunto più avanti.


Il medico veterano rallentò notando la ragazza nella stanza. Decise di entrare, lasciando andare avanti i tre.

Era tenuta d'occhio da un paio d'agenti, palesemente annoiati. Era ovvio che non avrebbero lasciato una tirocinante da sola lungo la scena del crimine col rischio che compromettesse le prove.

-Ciao.

-Ciao! - disse. Sembrava felice che qualcuno la degnasse finalmente d'attenzioni reali, oltre che stare a fissarla per tutto il tempo. Si era sentita terribilmente a disagio.

- John Watson - le tese la mano.

"Hey! Ma è come... Tipo... "Watson, abbiamo un problema!" Ah, no, ferma. Quello era Houston... Niente, basta. Sei stupida. Ritirati." pensò lei. - Logan - sorrise, regalandogli una salda stretta di mano, "degna di un uomo", come direbbero molti. Il che la irritava. Non solo gli uomini avevano una bella stretta di mano.

"Logan... Non era un nome maschile?" Decise comunque di non essere così indiscreto da chiederglielo. Era una delle differenze tra lui e Sherlock. - Certo, scusa... La stagista di Molly?

- Già... - La ragazza si morse il labbro, tornando a guardare la vittima a terra. Incredibile come tutti fossero tranquilli di fronte ad una morte del genere.

John la guardò con un mezzo sorriso. - Nervosa?

- Abbastanza! - rise. - Vedere un corpo in obitorio è molto diverso dal vederlo qui... Lì sono cerei, statici, composti. Rende tutto più distante, più indiretto, e riesci ad assumere quell'impassibilità di cui hai bisogno perché quasi ci si dimentica di star avendo a che fare con delle persone. Sembrano bambole di cera. So che è brutto da dire, pero... È più semplice da "sopportare", da gestire... Non so se mi spiego...

- Beh, posso immaginare. Ma dopo un po' ci si abitua anche qui. - la rassicurò. Lei annuì, non sapendo cosa rispondere.

Ci fu un breve, imbarazzante silenzio.

- Hai già conosciuto Sherlock? - ruppe il ghiaccio.

Lei aggrottò la fronte. - Non credo.

Più che non averlo conosciuto, sembrava non avere la minima idea di chi fosse.

Sorrise. Il nome di Sherlock Holmes era sulla bocca di tutti, ma non sulla sua. Non che la fama dell'amico gli recasse fastidi, ma a volte era bello incontrare qualcuno che non lo vedesse come "l'assistente basso di Sherlock Holmes".

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