•14

131 12 2
                                    

«Come è andata?» chiese Jonathan prendendo un biscotto.
«Bene.»
«È venuto Damien.»
«Cosa voleva?»
«Parlarti, ma non c'eri e mi ha chiesto se potevi andare a trovarlo.»
«Dove?»
«A casa sua, ovviamente.»
«No. No, non posso farlo. Mi dispiace per Damien, ma non ci posso andare.»
«Jane, devi superare la questione di Edward.»
«Non ce la faccio a superarla. Stamattina l'ho incontrato per strada e non mi ha nemmeno salutata, come dovrei superarla?»
«Non hai soltanto lui, non puoi aggrapparti solo a lui.»
«Lo so, ma quando metti dell'acqua in un bicchiere e poi lo svuoti rimane il vuoto.»
«È questo che è successo nel tuo cuore?»
La ragazza annuì e il biondo la abbracciò.
«Mi dispiace non esserci stato per te in questi anni.»
«L'importante è che ci sei adesso.»
«Dove hai preso questa collana?» le chiese dopo un paio di minuti. «Non si vedono mai perle qui. È bella.»
Jane forzò un sorriso mentre pensava a che scusa dirgli.
«Aspetta, non dire niente. Te l'ha data il principe, vero?»
«I-io...»
«Tranquilla, non c'è bisogno che tu ti scusa o altro. Ti ha fatto un regalo, va benissimo.»
«Cosa pensi davvero?» gli chiese la ragazza. Sapeva che non doveva essere facile per lui, sapeva che le stava mentendo.
«Quello che ti ho detto, davvero.»
«Jonathan...»
«E va bene! Sono geloso e mi dispiace di essere stato così stupido per tutti questi anni, mi sarei dovuto dare da fare prima, ma ormai è troppo tardi e desidero soltanto vederti felice, non importa con chi. E sappi che hai sempre qualcuno con cui confidarti, per qualsiasi cosa.»
«Grazie.» gli sussurrò Jane abbracciandolo di nuovo.
«Come... Come stai con il principe?» le chiese dopo.
«Bene, credo.» rispose iniziando a cucinare.
«E avete fatto qualcosa? Nel senso... Oh, dai, lo sai in che senso!»
«Non te lo dirò, Jonathan.»
«Devi farlo! Ti ho detto che qui hai una persona a cui dire tutto e non importa cosa provo io dopo, tu parlamene. Posso darti dei consigli e hai bisogno di qualcuno a cui parlare.»
«Non voglio farti stare male.»
«Non importa, io ti ho fatto male per un bel po', quindi adesso non mi interessa se sto male. E poi lo so già.»
«Cosa sai?»
«Vi siete baciati, vero?»
«Come fai a saperlo?»
«Era ovvio, quindi adesso mi racconterai tutto.»
«Va bene.» accettò infine la ragazza sospirando.
Gli confessò tutto quello che era successo e Jonathan ascoltò con interesse, pensando che anche lui avrebbe voluto toccare quelle labbra.
«E quindi adesso non so cosa fare la prossima volta che lo vedo, è stato imbarazzante.» concluse il discorso Jane.
«Gli hai detto che non è cambiato nulla.»
«Sì, ma dirlo è una cosa, farlo è completamente diverso. Mi ha baciato il collo, è stato strano
«Solo perché era la prima volta e comunque è normale che abbia perso il controllo, prima o poi capita a tutti. Credo che in quel momento sarebbe stato praticamente impossibile trattenersi per lui.»
«Tu dici?»
«Sì, ho provato quella sensazione, quindi lo so bene.»
«E cosa dovrei fare?»
«Non lo so, dipende se tu vuoi starci o no.»
«Non so nemmeno se provo qualcosa per lui.»
«Ti manca il respiro quando sei accanto a lui?»
«Solo quando sono in imbarazzo.»
«Hai il desiderio di baciarlo?»
«Raramente.»
«Ti manca quando non sei con lui?»
«No, non credo»
«Magari è solo attrazione fisica e credo sia anche ovvio, dato che è un bel ragazzo.»
«Forse.»
«Di certo non sei innamorata di lui.»
«No, certo che no. Quindi cosa dovrei fare?»
«Puoi lasciarti trasportare anche tu e fargli tutto quello che vuoi o puoi non farlo avvicinare a te.»
«Ma non posso baciarlo senza dargli certezze e lui si sta innamorando di me! Come faccio?»
«Allontanalo, così non lo baci, non gli dai certezze e non si innamorerà di te.»
«Forse è la scelta migliore.»
«È l'unica che hai.»
«Già, hai ragione. Farò così, grazie.»
«È stato un piacere, finalmente possiamo conoscerci meglio.»
«Ma io non conosco ancora te. Quindi adesso sarò io a fare le domande a te.»
«Magari dopo, adesso ho fame. Hai finito di cucinare?»
«Sì, sto sistemando i piatti.»
Dopo aver mangiato i due ragazzi andarono a sedersi sul letto di Jonathan.
«Vuoi ancora farmi delle domande?» le chiese.
«Certo!»
«Allora chiedimi pure, risponderò con sincerità.»
«Bene. Chi era quella ragazza della settimana scorsa? Quella che era nella tua camera con te...»
«Ah, intendi Kate. L'ho conosciuta un paio di settimane fa, in una locanda. Non so come sapeva che sto qui, probabilmente gliel'ho detto da ubriaco. Prossima domanda.»
«Cosa facevi sempre nella tua stanza?»
«Questo ti sorprenderà tanto.» le rispose scendendo dal letto e andando ad aprire un cassetto del comodino. Ne tirò fuori un libro e tornò a sedersi accanto a Jane.
«Tu... Leggevi?!»
«E leggo anche ora, quando tu non ci sei o di notte, quando non ho sonno. Li prendo dalla biblioteca.»
«Non me lo aspettavo, davvero.»
«Magari la prossima volta puoi accompagnarmi.»
«Sì, mi farebbe molto piacere!»
«Vuoi farmi altre domande?»
«No, credo di aver finito per ora.»
«Va bene. Vuoi andare a dormire?»
La ragazza scosse la testa.
«E allora cosa vuoi fare?»
Lei si appoggiò sulla spalla del biondo e scrollò le spalle.
«Stare così. Certe volte non vorresti restare fermo a vedere il mondo camminare davanti a te?»
«Sì, credo che tutti prima o poi abbiano bisogno di un momento di serenità del genere.»
«Almeno so di non essere l'unica strana.»
«Tu non sei strana.»
«Sono più strana di quanto pensi.»
«Puoi anche essere strana, ma sarai sempre perfetta per me.»
Jane sorrise e rimase con la testa sulla spalla del ragazzo, ma non ci mise molto ad addormentarsi, così Jonathan la prese e la portò nella sua camera, appoggiandola sul letto. Sembrava un angelo mentre dormiva, un angelo che gli aveva spezzato il cuore.
***
Jane si era risvegliata nel suo letto e aveva subito capito che era stato il fratellastro a metterla lì. Quel giorno c'era più freddo del solito e si stava stringendo nel suo cappotto mentre andava alla locanda. Si ricordò che doveva stare lontana da William, quindi nel pomeriggio non poteva andare da lui. Magari sarebbe andata con Jonathan in biblioteca.
Aprì la porta della locanda, rabbrividendo, e andò ad appendere il cappotto.
«Buongiorno.» la salutarono Raphael e Charlotte e lei ricambiò.
Non parlarono molto, subito dopo iniziarono ad arrivare degli uomini, evidentemente in anticipo, e non ne ebbero occasione. La locanda si riempì presto e capirono subito che sarebbe stata una mattinata pesante.
***
Jane stava servendo alcuni tavoli, ma già altri si stavano lamentando. Si girò per vedere dove fosse Charlotte, ma probabilmente stava prendendo del cibo in cucina. Notò anche delle bottiglie vuote sul bancone, quindi Raphael era sicuramente a prenderne altre.
«Un attimo, vi prego.» disse la ragazza, anche se nessuno la sentì.
Prese dei piatti vuoti da un tavolo e si diresse in cucina per posarli, ma appena entrò nell'altra stanza trovò i suoi due amici appiccicati a un muro che si baciavano. Le caddero i piatti dalle mani facendoli finire in mille pezzi a terra. Il rumore fece sussultare i due ragazzi, che si girarono verso di lei.
«Ragazzi, non dico che non dovete farlo, ma avvisatemi e cercate di trovarvi un momento migliore, perché di là c'è il putiferio e voi eravate qui a baciarvi. Charlotte, hai tutto il rossetto sbavato, per l'amor del cielo, e tu, Raphael, hai le labbra fatte di rossetto! Andate a sistemarvi subito e aiutatemi di là, per favore.»
I due sparirono all'istante, imbarazzati, e Jane si chinò a raccogliere i cocci di ceramica. Avrebbe dovuto ripagare lei quei piatti. Li buttò e tornò in sala, dove si immobilizzò. L'ultima persona che avrebbe pensato di rivedere si era seduta ad uno dei pochi tavoli liberi e stava cercando qualcuno con lo sguardo, sicuramente lei. Perfino Charlotte e Raphael lo stavano guardando con odio. La ragazza si disse che doveva essere forte, così camminò per la sala a testa alta, pronta a riprendere il suo lavoro.
«Jane!» la chiamò, ma lei non rispose.
«Jane, ti prego.» continuò e la ragazza strinse i denti mentre prendeva dei piatti da un tavolo e tornava in cucina, dove prese altri piatti pieni per portarli ai tavoli.
Subito dopo aver posato i piatti, una mano si strinse attorno al suo braccio e la tirò.
«Cosa vuoi, Edward?!»
«Parlarti.»
«Da come ricordo sei stato tu a non volermi più vedere e adesso sto lavorando. Lasciami immediatamente, non provare più a toccarmi.»
La ragazza liberò il suo braccio e andò ad un altro tavolo per prendere altri piatti. Sentiva dei passi che la seguivano e non aveva bisogno di girarsi per vedere chi fosse.
«Non si può entrare qui dentro.» disse una volta in cucina.
«Permettimi di parlarti.»
«Te lo scordi.» gli rispose posando i piatti e girandosi verso di lui. «Sei stato tu a chiedermi di sparire, sei stato tu a dirmi di allontanarmi da Damien, sei stato tu a non salutarmi e sei stato tu quello che mi ha urlato contro di essere una sgualdrina. Perché dovrei lasciarti parlare? Tu non dovresti essere nemmeno qui.»
Jane prese altri piatti e fece per uscire, ma Edward non la lasciò passare.
«Sono uscito prima da lavoro e volevo vederti, per questo sono qui.»
La ragazza scoppio in una risata che lo fece confondere.
«Ti sembra di poter giocare con me? Ti sembra di poter prendermi e buttarmi via a tua piacimento?! Hai sbagliato ragazza e se in questo preciso istante non ti sposti, sarò costretta a buttarti fuori dalla locanda.»
«Me ne pento, Jane, io non volevo davvero dirti quelle cose.»
«Va' fuori.» disse decisa la ragazza, scandendo le parole.
«Jane, io-»
«Se non te ne vai, sarò costretta a chiamare il mio capo che probabilmente farà scattare una denuncia verso di te e non vuoi altri guai, vero?»
«Permettimi soltanto di-»
«Non devo permetterti niente, assolutamente niente. Vai fuori immediatamente, o mi vedrò costretta a chiamare tutti quegli uomini che ci sono dietro di te e le cose non finiranno tanto facilmente come potrebbe accadere se fai quello che ti dico. Alcuni stanno già guardando da questa parte.»
Edward strinse i pugni e andò via. Jane tirò un sospiro e, dopo essersi passata le mani sugli occhi, continuò a servire.
***
«Allora? Come è andata con Edward?» le chiese Charlotte.
Ormai erano rimasti solo pochi tavoli pieni e tutti stavano mangiando, quindi si erano messi seduti dietro al bancone per riposarsi un po'.
«Bene, credo sia andata abbastanza bene. Era venuto per parlarmi e vedermi, l'ho mandato via. Non sono il suo giocattolo, non può lanciarmi a terra e poi riprendermi cercando di aggiustare i pezzi rotti.»
«Brava, sei riuscita ad essere dura!» si complimentò Raphael e Jane sorrise.
«Cambiando discorso, credo che mi dobbiate spiegare un po' di cose, anche perché dovrò ripagare due piatti per colpa vostra.»
I due la zittirono all'istante, dicendole di parlare piano.
«Va bene, ma rilassatevi. Quella con la situazione peggiore rimango io, consolatevi così.»
«Il fatto è che non ne avevamo idea. Io stavo uscendo, lui stava entrando, ci siamo guardati ed è successo.» sussurrò Charlotte.
«Non ne avevamo mai parlato.» continuò Raphael.
«E adesso siete fidanzati?»
«Sai che non possiamo nemmeno. Ti ricordi quando il capo ci ha dato il lavoro e ci ha detto che non potevamo avere relazioni qui?»
«Se voi volete stare insieme dovete farlo, è stupido non farlo per una regola.»
«Se lo scoprisse ci licenzierebbe e non possiamo permettercelo.» ragionò Raphael e Jane si disse che, in fondo, aveva ragione, ma non potevano demordere così.
«Non deve per forza scoprirlo. Non viene quasi mai qui, come fa a scoprirlo?»
«Qualcuno potrebbe dirglielo.»
«No, ragazzi, davvero, smettetela di pensare a queste cose. Se siete innamorati dovete stare insieme, lasciate perdere quelle regole. E se lo scoprirà e vi licenzierà parlerò con William, vi troverà sicuramente un lavoro migliore di questo o non vi farà licenziare.»
«Sono questi gli effetti positivi di avere una conoscenza più approfondita col futuro Re?»
«Sì, anche
I due amici sorrisero e Charlotte abbracciò Jane, sussurrandole parole di ringraziamento all'orecchio.
Dopo una decina di minuti arrivò il momento di andarsene. Raphael e Charlotte erano già fuori e Jane stava indossando il suo cappotto. Appena uscì li trovò a baciarsi e sorrise mentre gli passava davanti per andare a casa. Era bello che almeno loro potessero essere felici. Avevano entrambi compiuto 18 anni da poco e si sarebbero ritrovati con Jane alla cerimonia della registrazione, dato che entrambi li avevano compiuti dopo il primo giorno di novembre. Erano ormai al 20 di dicembre, il Natale sarebbe arrivato presto e Jane pensò che quell'anno, forse, sarebbe stato diverso.

||spazioautrice||
Buonasera!! Aggiorno adesso perché probabilmente nei prossimi giorni non avrò un briciolo di tempo. Questo capitolo è un po' più lungo del solito, ma ci saranno altri capitoli così. Sto aspettando l'arrivo del Natale come un'ossessa, mi metto a cantare le canzoni natalizie SEMPRE, quindi questo capitolo capita a pennello. Vi anticipo che succederanno delle cosine, per Capodanno, e io adoro quei capitoli *-* entrerà un nuovo personaggio u.u
Adesso vi lascio, alla prossima!
~Rob ❤️

KalosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora