Capitolo 2

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× Novembre. Venerdì. 13:18 ×

- Ok, finiamo questo e andiamo a mangiare, che muoio di fame - dichiarò Molly con un sorriso, aprendo la porta del laboratorio e lasciando educatamente entrare la sua stagista prima di lei, che ringraziò, imbarazzata.

- Ma è già ora di pranzo? - chiese, sfilando il cellulare dal camice bianco che si era procurata per quel periodo di tirocinio. Guardò l'ora, continuando a camminare senza dare troppe attenzioni all'ambiente circostante. Ma gliene diede abbastanza da notare che c'era già qualcuno. - Non me n'ero accorta. - continuò, alzando lo sguardo verso il ragazzo poco più in là, che le lanciò una breve occhiata. Provò a sorridergli prima di vederlo tornare a lavorare al microscopio. Troppo tardi.

- Non ho fatto colazione - sospirò il medico legale.

- Nemmeno io - rispose l'altra con un'alzata di spalle. - E nemmeno ho cenato... - mormorò con un filo di voce, tra sé e sé. Sembrava essersene appena accorta. - Ma ieri ho pranzato? - sussurrò a sé stessa, con voce che ormai sfiorava l'impercettibile.

- Oh, ciao! Stai lavorando al caso? - chiese Molly al ragazzo, notandolo. Logan guardò prima lei poi lui, cercando poi un posto dove poggiare dei fascicoli protetti da una ruvida cartelletta di carta beige. Il tavolo era pieno zeppo di materiali ed utensili di ogni genere, ma riuscì a ricavare un ordinato rettangolo di spazio libero non troppo lontano dallo sconosciuto.

Il ragazzo inglese era un metro e ottanta d'eleganza, zigomi taglienti e pelle lattea, messa in risalto dai riccioli color notte e dagli abiti scuri. Lo stesso valeva per quegli occhi chiari.

Carino.

- Non vedo cos'altro dovrei fare qui - rispose, regolando la rotellina dell'apparecchio con le dita affusolate.

Logan guardò altrove, inarcando le sopracciglia senza dire una parola.

Maleducato.

Molly si strinse nelle spalle, senza perdere il suo delizioso sorriso. - Magari ti annoi.

La guardò per un breve attimo, per poi tornare al suo lavoro. Sembrava essergli stata lanciata una maledizione che lo costringeva a tenere lo sguardo fisso su quelle lenti, senza degnare d'uno sguardo nient'altro per più di un secondo consecutivo. - Non credo basterebbe un microscopio per distrarmi.

-Già... Comunque ti abbiamo portato i fascicoli che mi hai chiesto prima.

-Hai tagliato i capelli? - chiese lui.

Molly sembrò tanto sorpresa quanto imbarazzata. - Solo le punte.

La stagista corrucciò la fronte, guardandola: come poteva notare dei capelli più corti se i capelli in questione erano raccolti? Lei non se n'era accorta. E mai se ne sarebbe.

Attento.

La giovane donna sembrò improvvisamente ricordarsi della presenza della ragazza.

Qualunque cosa stesse per dire, fu stroncata sul nascere dalla donna che spalancò la porta di colpo in quel preciso istante. Tutti la guardarono. - Una ragazza si sente male, aiutatemi!

-Chi?! - chiese Molly, precipitandosi verso l'uscita, indipendentemente dalla risposta.

Logan fece per seguirla, d'istinto, ma si fermò nel sentire "...una stagista!"

C'erano solo due tirocinanti, in quella struttura, e conosceva l'altra. Doveva aver avuto un attacco d'asma.

- Ti sta così antipatica?

Logan guardò il ragazzo, sorpresa di sentirlo parlare con lei. - Cosa? No, no, scherza? È dolcissima.

La guardò. - Non parlo di Molly.

Troppo attento.

Nessuna risposta. Nessuno dei due distolse lo sguardo. La maledizione del non guardare altrove doveva essersi spezzata, allora.

- La stagista. - precisò lui, impaziente, pur conoscendo già la risposta.

-Immaginavo.

Guardò verso la porta, inspirando con una lenta alzata di spalle, il che bastò al corvino per distinguere altri dettagli del loro rapporto: non la odiava così tanto, ma nemmeno le andava a genio. Sicuramente non era la prima volta che si era ritrovata ad avere a che fare con un improvviso malessere della ragazza, e altrettante volte entrambe avevano avuto battibecchi e discussioni.

"Compagne di classe? Quasi sicuramente. Di certo è stata tirata in ballo anche la sua età. Diciotto anni? Una bambina, in confronto ai trenta dei compagni dicorso. È praticamente impossibile non usare questo dato come arma durante un litigio o una particolare discussione."

- C'è gente più esperta di me ad aiutarla.

Il consulente investigativo colse una punta d'ironia. Doveva quindi esserle stato rinfacciato anche qualcosa che avesse a che fare con lo studio. Ma dato il sarcasmo e la sua possibilità scolastica malgrado la giovane età, i suoi voti erano molto buoni. Aveva sicuramente ricevuto accuse d'imbroglio durante test ed esami.

Rimasero in silenzio per qualche attimo.

- A cosa sta lavorando? - s'interessò la ragazza, cambiando argomento.

- Un caso. - rispose, evasivo.

"Quello era ovvio. L'hai appena detto..."

- Quello di ieri?

- Sì.

- Quindi era lì? Non l'avevo vista. - Era difficile avere una conversazione con qualcuno che rispondeva con lo stretto indispensabile.

- Sai, può capitare quando passi tutto il giorno a fissare un cadavere anziché guardarti attorno. - Le regalò un sorriso tirato e non si disturbo a farlo sembrare reale.

Lei lo guardò a lungo. Si sentiva respinta, presa in giro e non considerata. Come sempre nel suo percorso di studi, d'altronde. "Preferivo il minimo indispensabile... Perché mi trattate tutti da bambina?!"

- Ok... - Pronunciò lentamente, avviandosi verso la porta. - Allora se vuole che la noti nel bel mezzo della scena del crimine, farebbe meglio ad essere quello steso a terra in una pozza di sangue, date le circostanze. Non crede? - sibilò, prima di girare sui tacchi e chiudersi la porta alle spalle, lasciando Sherlock Holmes da solo nella grande stanza.

Sorrise impercettibilmente. Dopo che Anderson aveva smesso di odiarlo non era più divertente irritarlo con la sua intelligenza. Non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce nemmeno sotto tortura. Ma la stagista sembrava essere permalosa: che avesse finalmente trovato qualcun altro da irritare?

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