Non si limiterà ad accarezzarti

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Finito di sistemare, di sistemarmi
e quindi mangiare.

La mia mente continua in modo maniacale a viaggiare a "esse" sulla curva dei Se,
per poi rendermi conto che sono stufo di tutto questo insopportabile peso che vedo solo io e solo me.

Non è cemento, quello è formato da acqua, calce e sabbia.
Non è una nuvola, troppo leggera. Troppo libera.
È una bestia che ruggisce frustrazione e delusione che ormai è cresciuta troppo sulla mia schiena, si strappa la coda in preda alla noia, si colma di rabbia perché è il solo modo di sfogare quel sorriso che ora rosso assaggia il sapore ferroso.

L'illusione di essermene dimenticato viene presto spezzata dal suo gelido artiglio che si fa strada nel lembo di pelle tra lei ed il mio cuore mentre si rigira nel suo lungo sonno.

Lei dorme, io no.

Mi siedo ora alla scrivania, le ginocchia bruciano, segnate da tutte le volte che mi sono dovuto inginocchiare al cospetto.

La voglia infantile del dovere cerca di persuadermi, ma il libro giace chiuso.

L'aria è pesante e carica, difficile da inalareun'armata di sentimenti mi riempe la stanza.
Le lame dei loro coltelli tagliano il sole e i colori, solo il nero viene lasciato in vita ed ora copre i miei occhi.

Vorrei piangere ma non mi è concesso.
Vorrei ridere ma le mie labbra sono serene e placide, non le voglio disturbare, dormono pure loro.

Il fermento della mia mente mi ricorda del tempo che mi sfugge come sabbia in riva al mare stretta dal pugno orgoglioso.

Treni che avrei dovuto prendere, treni che credevo esistessero, treni di cui ho visto solo la fumata bianca del non ritorno.

Voglia di mordere la vita,
aspetto che passi la nebbia e forse basterebbe solo un soffio, se solo riuscissi a soffiare.

Cenere di un fuoco che sogna ancora di germogliare dall'alto dell'abete.

Respiro dal naso, dicono che così non si respirino i veleni.


Amo come soffriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora