CAPITOLO 1

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Era da tanto che osservava la famiglia Tickenson, non era stato facile a causa del fatto che i campi non fornivano dei buoni  nascondigli, però  ora sapeva tutto su di loro: i loro impegno, i loro orari, le loro amicizie, cosa gli piaceva, eccetera.
Ora era pronto.

Aveva già manomesso la corrente ed ora stava aspettando il furgone dell'elettricista che sarebbe dovuto arrivare a momenti.
Chissà se anche Lui aveva utilizzato quello stratagemma: non ricordava se quel giorno c'era  stato un guasto; ma d'altronde erano passati anni, era comprensibile che non ricordasse nulla.

Venne riscosso dai suoi pensieri dal rumore del furgone che arrivava.
Prese il sacco pieno di sassi ed aspettò il momento giusto.

Non ancora.

Mancava ancora qualche metro.

Gettò il contenitore in mezzo alla strada in modo che il furgone lo colpisse.
L'elettricista fermò il mezzo e scese preoccupato in quanto aveva confuso il sacco per un qualche animale gettatosi in strada al momento sbagliato.
Corse fino alla sacca e quando la raggiunse si accorse dell'errore <<Ma chi...?>> incominciò senza mai finire: il primo colpo alla nuca lo fece cadere sul sacco pieno di sassi provocandogli dolore su quasi tutto il corpo; non ebbe neanche il tempo di immettere di nuovo aria che il martello calò di nuovo sulla sua nuca schiacciandogli la faccia sul cemento, il sangue uscì sporcando la strada è l'arma che colpì continuamente senza pietà la testa dell'elettricista che non riuscì ad emettere alcun suono. L'uomo continuò a colpire anche sul torace comprimendo e spezzando le costole tra i sassi e il martello. Continuò anche dopo la morte della sua vittima finché non si calmò: tutte le volte che uccideva perdeva il controllo che veniva sostituito con una furia ineguagliabile.

Riuscì a malapena ad infilare il cadavere nel furgone visto quant'era ingombrante e notò con suo grande disappunto che i vestiti dell'elettricista erano enormi per lui ma non c'erano alternative.

Non era bravissimo a guidare il furgone e la strada non lo aiutava a causa delle numerose buche e curve; per un paio di volte il martello cadde dal sedile del passeggero e lui lo rimetteva su ogni volta, poi si stancò e lo lasciò lì.

Dopo una ventina di minuti, in cui il suo stomaco era stato messo a dura prova, arrivò e frenò davanti all'ingresso. Scese e camminò tenendo il braccio sinistro con il martello dietro la schiena per non fare intuire il suo vero motivo a qualcuno dei Tickenson che magari lo stava osservando dalla finestra.

Raggiunse l'ingresso.

Alzò il braccio.

Suonò al campanello.

"Ora tocca a voi" pensò.

Without FamilyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora