Capitolo 18.

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Per un attimo, nel nostro minuscolo angolo di bar piomba il silenzio più assoluto. In questo mondo ovattato che finora sembrava essere indistruttibile, adesso, ogni suono ignorato sembra farsi spazio con più vigorosità. Riesco a cogliere qualche parola smorzata dal un dialogo tra due amici, sento l'armoniosa risata di una ragazza riecheggiare tra le pareti, e alle mie orecchie giunge persino, dal tavolo in cui dei clienti brindano divertiti a chissà quale gioia, tenendosi stretti la coca cola,  il tintinnio incessante dei bicchieri, tanto simili, con il loro rumore costante e preciso, alle lancette ticchettanti di un orologio.

«Quindi hai accettato?» le parole di Cameron riempiono quello che pare esser stato un infinito minuto.

«Sì, ho accettato.» ripeto con cortesia al suo volto sorridente. Stento quasi a credere che sia Cameron il ragazzo di fronte a me che mi fissa speranzoso, sulla cui fronte corrucciata si è addirittura formata una ruga di preoccupazione.

«Hayley...posso parlarti?» la richiesta di Shawn arriva sconnessa. È quasi sussurrata; le parole escono con debolezza dalla sua bocca, e suonano molto più atone di quanto dovrebbero.

«No.» stavolta metto da parte la gentilezza riservata a Cameron, per rivolgermi in maniera dura al ragazzo dalla t-shirt blu notte. Lo guardo dall'alto delle mia ragioni, con rabbia e risentimento, e immagino che nei miei occhi ci sia anche del dolore, un po' come a ricordargli "sei stato solo tu a volere questo."

Shawn sostiene la mia occhiata truce e lascia che un sospiro sia la sua unica reazione alla mia risposta. Poi si alza e misura con grandi falcate la distanza che ci divide. Il suo corpo si muove fluido tra le persone che ci separano e infine giunge a me, sovrastandomi col suo metro e novanta di altezza. Permette che la sua mano mi scivoli lungo la schiena e affonda il volto nei miei capelli castani per potermi mormorare all'orecchio «Ti prego, Hayley.»

Chiudo gli occhi tentando di scacciare i brividi che mi percuotono il corpo, ordinandomi risoluta di non cedere a quanto mi chiede, nonostante senta il suo respiro nervoso pressarmi sul collo. Clary mi getta un'occhiata, preoccupata, con le sopracciglia aggrottate e le labbra che mimano un «Vai, parlagli».

Di tutta risposta le restituisco un «Non ci penso nemmeno».

In tutto ciò, Shawn fa solo da spettatore in quello che dovrebbe essere lo spettacolo di cui è protagonista. Accigliato, ci osserva proseguire nel nostro discorso muto, senza proferir parola, così come Cameron e Camila, che fissano la scena che si presenta dinanzi a loro tanto attoniti da non voler neppure chiedere spiegazioni.

«Va bene.» sbotto d'un tratto, stanca delle preghiere della mia amica. «Parliamo.»

Il volto di Shawn s'illumina quasi, e un accenno di sorriso accompagna l'«Andiamo» che esce come un soffio dalle sue labbra.

Ci allontaniamo sotto lo sguardo indagatore degli altri e, una volta abbastanza distanti da loro, mi sembra persino di poter udire il borbottio di Cameron interrompere i brusii concitati delle mie amiche.

Non faccio in tempo a concentrare la mia attenzione sugli argomenti di cui stanno confabulando, che il ragazzo davanti a me si ferma poco distante dall'ingresso, accostandosi proprio ad una delle vetrate attraverso cui filtrano i raggi del sole che rifulge per tutti gli abitanti di Toronto.

Il bagliore inonda il volto di Shawn, e solo ora mi permetto di guardarlo bene, senza temere del fatto che possa accorgersene. Con tutti i giochi di luce che si susseguono sul docile viso, mi rendo conto di quanto effettivamente sia bello.

E lo è, lo è per davvero.

Ecco; la sua non è una bellezza effimera, una di quelle che svaniscono con lo scomparire di un sorriso.
Non è neppure una di quelle che noti a primo impatto, che ti colpiscono così tanto, all'inizio, da mozzarti quasi il fiato, per poi scemare e offuscarsi col passare del tempo.

Summer love. ||Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora