Succede che sei stanca e decidi di sederti per riposarti e senza che te ne accorga nella tua mente cominciano a girare vorticosamente ricordi della tua infanzia che ai tempi ti sembrava felice perché nessuno essendo piccola ti raccontava cosa veramente stava accadendo. Ma sulla sedia, a casa mia, nella mia città...non è questo il posto della mia infanzia. Quel volto. Gli angoli della bocca rivolti all'ingiù quando io ero abituata a vederli all'insù e ne ridevo, nonostante tutto. Gli occhi un tempo marroni scuro oggi grigi...spenti, inespressivi, non parlano più. La fronte corrucciata. Una cosa è rimasta la stessa: la testa stempiata dalla quale fanno capolino ciuffi di capelli bianchi. Erano passate delle settimane da che non lo vedevo, ma non avevo pensato a quanto fosse cambiato in così poco tempo e forse fu questo che mi fregò. Ai miei occhi era un estraneo, dov'era andato quell'uomo che nel bene e nel male mi era stato accanto fino ad allora? Era davanti a me la risposta ma io la rifiutavo, dovevo farlo, o almeno ci provavo e ci provo tutt'ora, spero solo che in un battito di ciglia tutto ritorni com'era prima...ma il passato non ritorna. Ovviamente la colpa non era mia ma io sentivo comunque di essere stata responsabile, di non essergli stata accanto, di non aver fatto finta di stare bene quando l'unica cosa che volevo fare
era scappare di nuovo in giardino e nascondermi dietro il tronco di un albero.
Ora l'insopportabile normalità regna sovrana e bisogna nascondersi dietro alle bugie ed alle finte parole.
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For those we loved
ChickLitSemplice scritto di ciò che accade ad una semplice ragazza