Prologo

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Ognuno di noi ha un momento esatto in cui la sua vita subisce una svolta. Un istante preciso in cui quella piccola, minuscola, apparentemente insignificante decisione cambia il corso della sua vita. Può essere una strada nuova provata per caso, una risposta data senza pensare o un incontro improvviso.
Per me quel momento,l' attimo in cui la mia vita è cambiata , avvenne quando ero una bambina.
Nella mia mente è un flash, un insieme di sensazioni. Il mio primo vero ricordo,come se il mio stesso cervello avesse deciso di  imprimerlo dentro,per sempre, per farmi capire l' importanza di quel giorno.
Di un gesto.
Non ricordo se fosse estate, inverno, primavera o autunno. Ne' se quello che mi toccava era il sole del Pomeriggio o della mattina.Ne' il colore dei miei abiti o cosa mi circondasse.
Ma ciò che è fissato nella mia memoria è il luogo e le sensazioni che ho provato.
Ero nel parco vicino a casa e avevo visto dei bambini giocare con la sabbia. Piccoli secchielli e palette alzate in aria come spade di cavalieri, risate e urla.
Un bambino dai capelli biondi e gli occhi più azzurri che avessi mai visto, alzò il visino e mi sorrise.
Nei suoi occhi l' invito ad avvicinarmi a lui ed ai suoi amici per giocare.
Così mi avviai verso di lui e ricordo ancora che i miei occhi furono attratti da qualcosa.
Qualcuno.
Tutti i bambini erano raggruppati gli uni vicini agli altri, in una sorta di piccolo cerchio distorto e giocavano, lavorando insieme.
Eppure, più discostato, solo, vicino a loro, vidi una testa scura, china sul suo castello. Le piccole mani che picchiettavano il secchiello con forza e cura. Non giocava con gli altri. Era vicino a loro, come se fosse obbligato a stare lì, ma non ne faceva parte. Perché lui per primo non voleva. Era come un' ombra, presente, di cui sai l' esistenza, ma che non noti .
Lui era quell' ombra solitaria.
E ancora oggi a distanza di tutti quegli anni, ricordo che gli occhi blu del bambino biondo mi fissarono curiosi , mentre io mi avvicinavo lentamente a quella testa china.
Piano, come se avessi paura che sparisse  e poi quando fui abbastanza vicina, lui alzò lo sguardo.
Occhi scuri come la pece. Ciglia lunghe e un viso perfetto.
Non disse una sola parola.
Socchiuse leggermente gli occhi, come se mi stesse valutando e poi tornò al suo castello, senza guardarmi.
Io mi buttai sulla sabbia di fronte a lui.
Senza grazia, come la bimba che ero.
Con un movimento veloce, il bambino tirò strusciando sulla sabbia una paletta rossa, verso di me.Ricordo ancora il colore e la felicità di quella conquista.
In quello stesso istante, il bambino biondo mi porse con un sorriso una paletta, per invitarmi a giocare con lui.
Ecco, in quel momento , quel preciso attimo,cambiò il resto della mia vita.
Fu quella scelta. Adesso probabilmente saprei cosa fare.
Fuggire più veloce del vento, correre via , scappare con tutto il fiato che avevo in gola, più lontana possibile da loro. Mi sarei detta, implorata  di correre via, perché loro mi avrebbero distrutta, usata, manipolata, resa dipendente da loro . Sarebbero diventati la mia droga. E io sarei stata il loro giocattolo, il loro trofeo,  una pedina, succube della loro presenza e poi un guscio vuoto.
Invece allora non sapevo , anche se forse il mio cuore e il mio corpo già lo percepivano.Ma la mia mente no.
E così feci la mia scelta.
Sorrisi al bambino biondo , ma afferrai con decisione la paletta rossa lanciata per terra davanti a me.
E quella fu la mia condanna.
In quel momento divenni la bambola dei fratelli Blackwood.
Ed era stata una mia scelta.

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