"Tanti auguri a te, tanti auguri a te...!" canticchiava una voce vivace, conosciuta e, a dirla tutta, non troppo intonata "Tanti auguri Margot... tanti auguri a te!" esclamò più forte per dare effetto alla fine.
La mia risposta arrivò dopo un attimo di silenzio assoluto, colmo di attesa da parte della cantante, concedendo un "Mmmh" rapido, conciso e con il solo scopo di chiarire il concetto sulla mia temporanea assenza mentale. Speravo potesse essere convincente ed infondere all'intrusa la buona idea di ripassare più tardi, ma invano, perché si accostò al letto e ricominciò a canticchiare la stessa canzoncina. Provai ad ignorarla, a far finta che la voce fosse una bella ninna nanna, ma, bastarono pochi secondi a trasformarla in una fastidiosa cantilena alle mie orecchie che avrebbero solo voluto ferie prolungate ancora per qualche oretta. Mi coprii con il lenzuolo fin sopra la testa, non per placare il suono, ma con la speranza che la donna recepisse l'ennesimo invito a farla finita. Solo dopo che la situazione non cambiò, infilai la testa tra il materasso e il cuscino, che schiacciai sulle orecchie pressandolo con le braccia per attenuare la canzone. Anche se le parole mi giungevano lontane non riuscivo a dissiparle del tutto dalla mia testa e la coscienza di starmi pian piano svegliando mi fece scivolare di dosso l'idea di ricongiungermi con il mio letto per formare un'unica entità. Avrei avuto un'ultima speranza, continuando ad ignorare la voce, ossia che, almeno, sarei potuta rimanere sdraiata ancora, ma, quando persi la presa sul lenzuolo con le mani, comprendendo che fosse stato spostato con noncuranza fino ai miei piedi, chiarii a me stessa che non sarebbe stato possibile nemmeno quello. Sentendo qualche brivido per lo spostamento di aria, all'ennesimo "Tanti auguri a te, tanti auguri a te...." decisi di optare per una risposta che l'avrebbe rassicurata sul mio stato: "Sono sveglia" parlai da sotto il cuscino, il quale sfuggì alla mia presa a metà frase e venne buttato al fondo del letto a fare compagnia al lenzuolo. Poggiai i palmi con decisione ai lati del mio corpo e scattai seduta, senza pensare che il repentino cambio di posizione mi avrebbe causato quel leggero giramento pur sempre fastidioso: "Sono sveglia!" esclamai con una punta di nervosismo e mi toccai la fronte per impedire alla mia testa di cadere in avanti. Avevo gli occhi semichiusi per colpa della luce, che entrava come in pieno agosto nella mia stanza già a quell'ora del mattino per colpa delle pareti arancioni che contribuivano ad accendere la camera. Vidi comunque mia madre, ossia la cantilena fastidiosa, sollevare le sopracciglia, aprire la bocca in un gesto di stupore e sollevare le braccia, mentre emetteva un piccolo grido emozionato, quasi fosse stata ad un concerto: "La mia bambina compie diciotto anni!" affermò e mi avvolse in un abbraccio da scontro di guancia e capelli in bocca "La mia stellina è diventata grande...".
Ricambiai la stretta lentamente con le sopracciglia curve per la contrazione del viso che voleva difendersi dalla luce e dalla sua voce che, forse pareva a me, era un ottava più alta del normale.
Le diedi qualche piccola pacca sulla schiena: "Grazie mamma, grazie... ma entro dopo a scuola..." guardai la mia radiosveglia sul comodino con gli occhi in due fessure, non ancora rassegnati al tenersi aperti "e sono le sei e dieci del mattino... potevi anche lasciarmi dormire quest'anno e farmi gli auguri alle nove e trenta".
Lei si allontanò per guardarmi in faccia con aria compiaciuta e si mise a scompigliarmi i capelli, passandoci freneticamente la mano: "Sai quanto ci tengo a farti gli auguri all'ora precisa della tua nascita".
Scossi la testa velocemente e le afferrai il polso, spostando la sua mano da quel movimento continuo che mi faceva impazzire. Presi un lungo respiro perché in qualche modo credevo che appena sveglia l'aria aiutasse il mio cervello a mettersi in moto, poi dovetti sorridere davanti ai suoi occhioni dolci da innocente che nascondevano un insano divertimento ad infastidirmi.
"Sei tu che sei nata alle sei, io alle nove e trenta. Ricordi? Mi hai anche raccontato che le contrazioni ti erano iniziate alle otto" parlai con voce rauca dal sonno, ripetendo parole che ero così abituata a dire che la mia lingua era stufa di vedersele passare sopra.
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Forgotten Love
RomanceMargot Bledig è una ragazza appena maggiorenne con un passato travagliato che l'ha lasciata con il cuore spezzato. Sua madre, Elisabetta, è una donna piena di vita, sempre in movimento e talmente attiva da risultare stancante. Vivono insieme in un p...