Piano.

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"Hai guardato
Prima il pianoforte
Poi me.
Ti sei seduto sul seggiolino, mi hai fatto sedere sulle tue gambe e poi mi hai detto di suonare.
Così hai appoggiato delicatamente le tue dita sulle mie, spingendo su quei tasti freddi come il marmo
E abbiamo iniziato a suonare
Il tuo respiro sul mio collo, e i tuoi occhi puntati su di me che bruciavano come fuoco ardente."

Gennaro non era mai stato ossessionato da uno strumento in particolare, troppo occupato a scrivere poesie su quel piccolo quaderno in cuoio regalatogli dal suo migliore amico. Non lo era mai stato fino a che, Alessio non era entrato a far parte della sua vita.

Il suo essere un "poeta" lo aveva reso distaccato, freddo, e gli aveva dato la convinzione che condividere era sbagliato. A lui bastava il suo quaderno, una penna e tutto andava bene.
Ed Alessio era arrivato come una folata di vento fresco, in quell'estate afosa di quattro anni prima. Lo aveva portato con se, lentamente, in un mondo nuovo, in un mondo più bello. Un mondo fatto di condivisione, un mondo fatto di "insieme", un mondo fatto di carezze e baci leggeri, di sguardi sentiti e di discorsi fatti durante la notte.

Successe tutto d'un tratto, dopo quasi due anni, in un pomeriggio passato a scuola ad aiutare per la festa delle vacanze di Natale.
Gennaro passeggiava per la scuola, in cerca di Alessio, quando sentì da una sala nascosta, il suono di un pianoforte. Si avvicinò, intento a sgridare chiunque fosse entrato nell'aula di musica senza il permesso dei professori. Aprì la porta di scatto, trovandolo che suonava beato.
Il sangue si gelò, e non riuscì più a compiere un passo. Osservava i movimenti di Alessio, che erano fluidi e leggeri, come se fosse un tutt'uno con i tasti bianchi.

Rimase pietrificato, alla vista di così tanta poesia in quei movimenti. Passò a guardare il viso del moro, che aveva gli occhi chiusi e muoveva la testa in modo leggero ma sempre a tempo con la musica.

Gennaro rilassò ogni muscolo, sotto quella melodia così perfetta, e chiuse gli occhi beandosi di quello splendore. Poggiò la testa allo stipide della porta, riaprendo gli occhi e osservando con occhi sognanti il viso di Alessio. E fu lì che si rese conto di quanto lo amasse, di quanto essenziale era per lui anche solo una smorfia del suo viso. Si rese conto che, quella melodia, l'avrebbe voluta come colonna sonora della vita, la sua vita insieme ad Alessio.

Rimase lì, fino a che Alessio non alzò lo sguardo sorridendogli.

"Ehy"
"Ehy"
"Vieni qui" gli disse, poggiando una mano sullo sgabello invitandolo a sedersi vicino a lui.

Gennaro obedì, e si diresse verso Alessio, coprendo le mani con quella felpa un po' troppo grande per lui.
Alessio gli prese una mano, intrecciando le loro dita, formando qualcosa di completamente perfetto, e posando le loro mani sui tasti. Gli allargò il palmo della mano, posizionando il pollice su un tasto bianco e l'anulare su uno nero.

Posizionò le sue dita grandi su quelle magre e pallide di Gennaro, per poi spingere verso il basso e facendo suonare i tasti.

Si guardarono, e Alessio tolse la mano, andando a suonare qualche nota dall'altra parte del pianoforte. Gennaro lo fissava, con occhi sognanti. Non toglieva lo sguardo dal suo viso candido e puro.
Lo osservava come si osserva un qualcosa di meraviglioso, qualcosa di perfetto.
Alessio si girò, verso di lui, e continuo a suonare guardandolo negli occhi, come se guardandolo gli dedicasse quella melodia così bella.

"Suona tu" disse, mentre se lo portava sulle gambe e gli poggiava le mani sui tasti. Fece aderire le loro dita, così da poterlo guidare.

Spostò le mani verso il centro, cominciando a schiacciare quesi tasti in modo così semplice e normale, che Gennaro si sentì morire.
Alessio gli baciò il collo, mentre nella stanza risuonava quella melodia paradisiaca.

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⏰ Last updated: Sep 17, 2016 ⏰

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