Capitolo 8

498 37 3
                                    

Dennis' POV

-Non mi aspettavo una tua visita.

E' la terza volta che la misteriosa ragazza della finestra mi fa visita, e la terza volta che rischio di morire di crepacuore. 

Le altre volte è venuta più tardi, non ero preparato, sono reduce di uno scottante appuntamento con Amanda, e sono praticamente quasi nudo. Ed è strano che io ora in questo momento mi stia sentendo a disagio sotto il suo sguardo scrutatore, che anche se i suoi occhi sono sopra i miei, li sento lo stesso addosso, su ogni centimetro della mia pelle.

-Sarah me la ricordavo bionda.

Detto questo una domanda mi sorge spontanea: da quanto tempo è qui?

-Sarah?- cerco di mantenere la calma, ma comincia a formicolarmi da per tutto e prendo a grattarmi la nuca nervosamente.

Lei assottiglia gli occhi castani -Sarah la tua ragazza, sta mattina non era bruna, e neanche riccia e abbronzata, dove ha trovato il tempo per farsi la permanente e le lampade?

Ha visto. Mi trovo in trappola, non posso negare l'evidenza -Hai visto bene, non era Sarah, e allora?- non voglio subire nessuna predica, ma non riesco a non essere sincero.

-Oh niente, sono affari tuoi, figurati.

Buono, mi aspettavo di peggio, tipo discorsi su come sia sbagliato tradire, e su quale girone dell'inferno finisce la gente come me. Un punto a favore per... ah giusto, non so il suo nome
-Mh, ok. Ma precisamente, cosa hai visto?- la vedo immediatamente distogliere lo sguardo e osservare altrove -Cioè ci hai visto mentre...?

-Oh, no sono arrivata troppo tardi- schiocca le dita, lo dice come se fosse stato un peccato, come se fosse arrivata in ritardo al cinema.

Mi prendo del tempo per osservarla per bene, i suoi occhi castani evitano i miei, noto come si sentano a disagio, come vagano per lo spazio. Proprio non la capisco, non vuole, ma è qui, è così ovvio che l'unica cosa fuori posto in questa casa è lei, eppure continua a tornarci. Questo è un quesito che presto dovrò risolvere, non posso continuare a fare finta di niente.

Si stringe nella sua maglia gialla canarino troppo leggera per questa stagione.

Solo dopo noto le sue ginocchia. Ero così preso da altri pensieri da non essermi accorto che la persona davanti a me sanguinava. Sembra ridotta davvero male.

-Le tue ginocchia- le indico preoccupato.

Lei torna col suo sguardo a me, inizialmente sembra non capire, poi sembra ricordarsi -Giusto! Oh scusa, ti ho sporcato qualcosa?- si mette a guardarsi intorno, ripercorrendo i suoi passi, fino a dentro l'armadio, dal quale esce due maglioni, entrambi sono segnati da alcune macchioline rosse.

-Ecco lo sapevo, non volevo - si avvicina a me sventolando i capi nervosamente, sembra nel panico - non mi ero neanche accorta che... davvero cosa posso fare? Te li pulisco io, sì lascia fare a me, non...

-Stai ferma- la blocco prendendola per le spalle, un tocco leggero basta per farla irrigidire totalmente. Il suo corpo di pietrifica, e tutta l'agitazione in lei scompare. La guardo per bene negli occhi. Poi la spingo indietro e la faccio sedere sul letto.

La vedo sussultare al contatto con le coperte. Le guarda attentamente.

-Aspettami qua.

Vado dall'altra parte della casa a prendere lo scatolone pieno zeppo di medicinali bende e altri rimedi contro ogni male. La mia infermeria portatile praticamente. In questa abitazione tutto è sistemato al meglio, tutto è perfetto e impeccabile, tutto deve esserlo. O almeno, dovrebbe.

Prendo ciò che mi serve e mi precipito nella mia camera, sperando di ritrovarla ancora là, anche se non fosse non mi stupirei affatto. Quella ragazza è così sfuggevole.

Ma con mia sorpresa eccola lì, non si è mossa di neanche un centimetro. Sta là, seduta, con la schiena ricurva, la testa bassa, le mani sulle cosce e le gambe unite. Sembra una bambina.

Mi avvicino titubante, mi inginocchio di fronte a lei che tiene ancora lo sguardo basso, non fa una piega, è come se la mia vicinanza non la turbi, o che non se ne sia neanche accorta.

Con una pezza pulita le sfioro la pelle, al minimo contatto lei salta in aria, manco l'avessi presa di soprassalto, leggo nei suoi occhi stupore e confusione, mi guarda in un modo alquanto strano. Continuo a lavare via il sangue dalle sue ginocchia, una cosa così sporca e violenta su quella pelle tanto delicata. Un contrasto che non potevo tollerare.

-Non dovevi- mi dice freddamente, e l'espressione nei suo occhi cambia ancora. Non riesco a capirla, più mi sforzo più entro in confusione, per questo non ci provo più di tanto. E' un enigma troppo complesso per me.

Lascia la finestra apertaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora