La ragazza si strinse nel suo cappotto mentre andava a lavorare. Quel giorno faceva più freddo del solito, ma d'altronde era quasi febbraio. La caviglia non le faceva più male, ma zoppicava leggermente.
Aprì la porta della locanda rabbrividendo appena si tolse il cappotto.
«Buongiorno.» disse, convinta che Raphel e Charlotte fossero in cucina, ma nessuno le rispose. Si affacciò in cucina e non c'era nessuno, quindi immaginò dovessero ancora arrivare. O, almeno, lo immaginò finché non sentì lo scarico del bagno, dal quale uscì la sua amica.
«Ehi, pensavo non ci fossi, come mai non mi hai... Che cosa ti succede?»
«Raphael è andato a comprare delle cose che mancavano.» disse soffiandosi il naso.
«Sì, ma non mi interessa. Che cosa hai?»
«Io...» disse e cominciarono a scenderle delle lacrime sulle guance. «Se ti dico una cosa, prometti di non dirlo a nessuno?»
«Certo, ma perché stai piangendo? Mi sto preoccupando, Charlotte.»
«Siediti.»
La ragazza fece come le aveva detto e la osservò asciugarsi le guance senza tanti risultati.
«Sono incinta.» disse in un fiato e Jane inarcò le sopracciglia.
«Aspetta, cosa hai detto?»
«Aspetto un bambino, Jane... Sono quasi di due mesi...»
«Oddio, ma è una cosa bellissima! Auguri!» esultò e fece per abbracciarla, ma l'amica scosse la testa.
«Ho 18 anni, anche Raphel, come facciamo a mantenere un bambino? È praticamente impossibile e poi il capo se ne accorgerà per forza e ci licenzierà e sarà peggio... Non sarebbe dovuto succedere e adesso non so cosa fare. A Capodanno mi sarò sentita male per questo...»
«Raphael lo sa?»
«No e non ho idea di come dirglielo... Ho paura che mi lasci e non voglio e poi significherebbe crescere il bambino da sola e sarà ancora peggio e-»
«Fermati. Non ti lascerà, non lo farebbe mai.»
«Anche se restasse con me, come dovremmo dirlo ai nostri genitori? Siamo piccoli, l'ultima cosa che si aspettano da noi è un bimbo, non sanno neanche che stiamo insieme!»
«Non diteglielo per ora, aspettate, è ancora presto.»
«Ho così tanta paura, Jane...»
«No, Charlotte, non devi avere paura... La supererete e, se vorrete, io vi aiuterò.»
«Sei un'amica d'oro.»
Le due ragazze si abbracciarono e la più piccola cercò di rassicurarla, sarebbe andato tutto bene e la ragazza stava già iniziando a calmarsi.
«Ma se sei di due mesi...»
«Quasi.» la corresse.
«Tu e Raphael vi siete dati subito da fare.» scherzò.
«Oh, smettila!»
Si misero a ridere e la porta si aprì.
«Ragazze, stanno già arrivando un gruppo di uomini e voi non avete fatto ancora nulla!» disse Raphael posando dietro il bancone le cose che era andato a prendere.
Charlotte lanciò un'occhiata a Jane, che annuì, capendo cosa voleva chiederle.
«Raphel, possiamo parlare?»
«Dopo, dobbiamo sbrigarci adesso.»
«È importante.»
«Va bene...»
I due se ne andarono in cucina, mentre la ragazza si affrettava a sistemare le cose dietro il bancone. Dalla porta aperta vide i suoi amici abbracciarsi, Raphael con gli occhi lucidi che guardava verso la pancia della ragazza sorridendo. Erano carini e a Jane sarebbe piaciuto avere un bambino suo, se solo avrebbe avuto l'occasione di crescerlo bene, al caldo e col cibo. Poteva capire la paura di Charlotte.
La porta si aprì nuovamente, ma ad entrare fu William, non il gruppo di uomini che aveva visto Raphael.
«Buongiorno, signorina.» disse con fare teatrale, facendola sorridere.
«Buongiorno, principe. Cosa vi porta qui?»
«Volevo dare una mano.»
«Sì, certo, puoi asciugare quei bicchieri.»
Sorprendentemente, il ragazzo girò per il bancone e prese il primo bicchiere, iniziando ad asciugarlo.
«Io stavo scherzando.» disse lei osservandolo.
«Io no.»
«No, dai, sta' fermo.»
«Perché?»
«Primo, non possiamo farci aiutare e, secondo, rischi di rompere qualche bicchiere.» disse togliendogli quello che aveva in mano sorridendo.
«Così mi offendi!»
«Lo faccio per non farti rischiare, se il principe si tagliasse con un pezzo di vetro sarebbe una tragedia!»
«Mi prendi in giro?»
«Mh, forse.»
Si misero a ridere e lui la prese per i fianchi, avvicinandola a sé e poco prima di baciarla iniziò a farle il solletico.
«No! William, smettila! Ti odio! Basta!» urlò la ragazza tra le risate e alla fine riuscì a farsi lasciare in pace.
«Stanno per entrare degli uomini, forse è meglio che tu vada via.» gli disse osservando fuori dall'ingresso.
«Va bene, ci vediamo.»
Le lasciò un bacio sull'angolo delle labbra e andò via.
***
Edward tornò a casa e, dopo aver pranzato, andò in camera sua, mentre i genitori uscivano per andare a lavoro. Stava quasi per addormentarsi, quando sentì delle voci. Si mise ad ascoltare e sentì chiaramente le voci di Damien e un altro uomo che appariva piuttosto arrabbiato, così andò subito in cucina.
«Ti credi coraggioso nel fare quel che hai fatto? Io ti uccido.»
A parlare era un uomo di trenta o quaranta anni, che puntava il dito contro Damien, appoggiato al muro.
«Scusate, c'è qualche problema?» intervenne il fratello maggiore.
«Tu chi sei?»
«Le consiglio prima di tutto di abbassare la voce in questa casa. Io sono Edward Norton, il figlio maggiore. Posso sapere chi è lei e cosa ci fa qui?»
«Mi chiamo Francis Steward e devo parlare con tuo fratello.»
«Perché? Non mi pare di averla mai conosciuta, né io né nessun altro membro della mia famiglia.»
«Non devo dare le mie spiegazioni a te, lasciami da solo con tuo fratello, abbiamo una faccenda da sbrigare.»
«Vorrei sapere perché è qui, o può anche andarsene.»
«Quel moccioso di tuo fratello ha fatto cose che non doveva fare!»
«Prima di dire certe cose le consiglio vivamente di dare spiegazioni, anche perché l'ho sentita parlare di uccidere e non tollero queste cose in casa mia.»
«Fattelo dire da lui, se ha il coraggio!»
«Damien?»
«Da quanto ne so non ho fatto niente di male.»
«Niente di male?! Io ti strangolo! Non dovevi nemmeno provarci!» cominciò ad urlare l'uomo avvicinandosi al ragazzo, ma Edward gli mise un braccio davanti per non farlo passare.
«Se è qui soltanto per minacciare o per voler uccidere mio fratello, può anche uscire, prima che la situazione degeneri in modo negativo per lei.»
«Lui è andato a letto con la mia promessa!» urlò e il maggiore si girò verso il più piccolo, che si avvicinò, mettendosi in agitazione.
«Io e Lauren ci amiamo, lei non ti ama, tu vuoi lei solo per le tue schifose voglie!»
«Come ti permetti!»
«Mi permetto questo e altro perché quando stava male per colpa tua veniva da me piangendo e mi si spezzava il cuore! Ha soli diciassette anni e tu la tratti come se fosse la tua schiava e non oso immaginare cosa le farai quando dovrà venire a vivere da te, che per avere una donna al tuo fianco ti sei fatto promettere una ragazza, non sei riuscito nemmeno a fare innamorare qualcuno di te!»
Senza che Edward potesse accorgersene, James sferrò a Damien un pugno, facendolo accasciare.
Il maggiore, nonostante portasse sempre rispetto agli adulti, non seppe trattenersi e lo spinse, facendolo sbattere contro il muro.
«Vada immediatamente fuori da questa casa e non ritorni mai più!» urlò e l'uomo, dopo avergli scoccato un'occhiata malevola, andò via.
«Come stai?» chiese al fratello porgendogli una mano per rialzarsi.
«Bene.»
«Che hai combinato?»
«L'ho già detto.»
«Come ti è saltato in mente?»
«Eravamo alla festa di Capodanno e ci siamo visti, eravamo entrambi soli e... È successo, Edward! Solo che ci ha visti e evidentemente è riuscito a scoprire dove vivo.»
«È promessa, Damien!»
«Ci amiamo!»
«L'amore non fa sempre bene.»
«Allora è meglio che io la lasci con quello che non fa altro che metterle le mani addosso?!»
«Non puoi farci niente.»
«In realtà una cosa potremmo farla...»
«Che vuoi dire?»
«Volevamo scappare insieme. Andare via, lontano.»
«Cosa?! Damien, hai diciassette anni, non puoi prenderti una responsabilità del genere! Come farete a vivere? Non avrete una casa, non avrete un lavoro, amici, famiglia!»
«Ha una cugina che le vuole bene dall'altra parte del regno...»
«E se non potesse ospitarvi? Se non volesse prendersi la responsabilità di due minorenni in fuga a casa sua?»
Il ragazzo abbassò la testa, restando in silenzio.
«Damien, io lo dico per il tuo bene e anche per quello della ragazza, perché non è facile avere una famiglia sopra le spalle. Se le cose andassero male... Voglio che tu sia al sicuro.»
Sorprendentemente il minore abbracciò il fratello, come se fossero ritornati piccoli, e Edward sentì la sua maglietta bagnarsi.
«È da tanto che non te lo dico, ma ti voglio bene.»
«Anche io, anche io...»||spazioautrice||
Buonasera! Sono passati soltanto 3 giorni, ma mi andava da aggiornare. Scusate se ci sono degli errori, ma stanotte è uscita la prima puntata della sesta stagione di TW e io l'ho già vista due volte (la seconda l'ho finita poco fa) e quindi non ho il pieno utilizzo del mio cervello, al momento. Questo capitolo non è nulla di che, lo so, ed è pure piccolino. È più incentrato su Charlotte e Damien che sugli altri, ma vabbe, anche loro hanno delle storie e verranno svolte, anche se non come quelle dei protagonisti, ovviamente.
Boh, non so che dire, domani ho compito di spagnolo T.T alla prossima!
~Rob ❤️
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Kalos
Fantasy|IN REVISIONE| [19.09.16 #251 fantasia] [12.11.16 #251 fantasia] [01.12.16 #150 fantasia] [18.12.16 #144 fantasia] [21.12.16 #138 fantasia] Jane era diversa e lei lo sapeva. Sapeva anche che nessuno doveva venire a conoscenza del suo segreto, o avre...