Capitolo 3 - Vivo o morto?

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I giorni che seguirono furono per Kyle un vero inferno. La morfina gli aveva dato l'impressione di non stare poi così male, ma quando questa finì il suo effetto il giovane iniziò a sentire il dolore sempre più forte. Anche se gli antidolorifici facevano il loro lavoro, le fitte pulsanti al torace rimanevano lo stesso e continuavano a tormentarlo senza sosta, insieme alla terribile sensazione di poter soffocare da un momento all'altro. Respirare era diventato faticoso, e Kyle non riusciva nemmeno a immaginare la fine di tutto quel dolore.

Il dottor Cooler era un uomo non più molto giovane e davvero saggio, e sapeva bene quello che faceva. Kyle ricordava di averlo conosciuto molto tempo prima, quando era ancora alle prime armi ed era andato a chiedergli i risultati di un'autopsia per un caso parecchio complicato. Sin da allora lo aveva trovato simpatico e aveva pensato che fosse una persona di cui ci si poteva fidare, cosa che il giovane aveva scoperto essere vera negli ultimi giorni, dato che Cooler lo aveva curato con attenzione e pazienza senza mai fargli domande personali e dimostrandosi sempre gentile.

Eppure, più il tempo passava, più il giovane iniziava a dubitare delle parole che il dottore gli aveva rivolto dopo il suo risveglio: "Ti ho somministrato i migliori farmaci in commercio, per cui la tua guarigione dovrebbe essere un po' più rapida. Se te ne starai buono e tranquillo per due settimane il dolore sparirà quasi del tutto. Fidati di me, farò in modo di rimetterti in sesto alla perfezione."

Kyle avrebbe voluto crederci, ma ultimamente era davvero difficile farlo.

Nemmeno di notte riusciva a trovare un po' di pace e a riposarsi, perché gli incubi lo perseguitavano ogni volta che chiudeva gli occhi. Sognava Kenneth che lo spingeva giù da un'altissima torre, e poi si vedeva precipitare e precipitare, senza mai arrivare a schiantarsi a terra, rendendosi successivamente conto di avere tra le braccia il sospettato dell'omicidio di McKeyne. Quest'ultimo teneva sempre un coltello in mano e, con un sorriso crudele, ogni volta glielo piantava nel petto più e più volte dicendo: "Se sono morto è colpa tua!"

Quel terribile incubo finiva sempre per farlo svegliare di soprassalto, sudato e terrorizzato, con il petto in fiamme. Tutte le volte si sentiva in preda all'angoscia e gli servivano alcuni minuti per calmarsi, senza contare che non si azzardava a riaddormentarsi per paura di fare nuovamente quel sogno. Quel supplizio gli aveva tolto la possibilità di riposarsi completamente per alcune notti, e Kyle, sempre più stanco e debilitato, cominciava a sentire di più il dolore. Ormai non era più in grado di resistere al sonno, così una notte decise di dormire senza pensare a quali sogni avrebbe potuto fare. Era troppo stanco persino per avere paura.

Il solito incubo arrivò, stranamente in ritardo, in modo diverso e inaspettato. Kyle stava ancora precipitando insieme all'uomo dai capelli castani che, invece di colpirlo come al solito, si limitò solamente a guardarlo con disprezzo. Dalla sua bocca uscirono, oltre ai singhiozzi, alcune parole: "Se tu avessi capito quello che stava per succedere, tutto questo non sarebbe accaduto. Se solo tu non ci fossi stato io sarei ancora vivo!" L'uomo a quel punto estrasse dalla tasca una pistola.

Kyle non disse nulla e attese il colpo, che però non arrivò. Improvvisamente dietro di lui comparve Kenneth, che con un braccio gli strinse la gola e iniziò a soffocarlo, mentre con la mano libera impugnò un coltello. La lama calò su Kyle conficcandosi nel suo cuore, cominciando a spostarsi verso destra, e poi di nuovo a sinistra e poi a destra in un frenetico movimento che sembrava non avere fine. Kyle era agonizzante e non riusciva più a respirare. Allungò le mani verso l'alto come se avesse voluto fermare la caduta e, guardando l'uomo che teneva ancora in mano la pistola, sussurrò: "Perdonami".

Subito dopo le sue braccia persero forza e caddero inermi accanto ai fianchi, mentre gli occhi riuscirono a vedere solo il sangue disperdersi nell'aria, prima di chiudersi inesorabilmente.

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