01Agosto 1976 Germania.
RUSHLuglio 1976
Mi tolgo il casco e lo poggio sul mio armadietto, la stessa cosa faccio con i guanti.
Si è appena concluso il Gran premio d'Olanda e come le volte precedenti ho riconfermato il mio primo posto e il titolo di campione del mondo. Mi sento abbastanza soddisfatto della mia vittoria e per festeggiare stasera uscirò con Marlene, mia moglie.
-Portala a ballare- mi ha detto Clay appena sono sceso dal podio, ovviamente questi non sono fatti suoi ma mi ha dato un'idea che si potrà rivelare ottima. Stringo il nodo della cravatta e sistemo le pieghe della giacca blu, a discapito delle apperenze sono molto contento di questa uscita.
''Niki''
Mi giro di colpo quando sento il mio nome, la voce è familiare. Come immaginavo, James.
''Come siamo eleganti, dove vai di bello?''
Mi chiede.
Preferirei continuare ad ignorarlo ma le buone maniere prendono il sopravvento, a volte capita anche a me di averle.
''A cena fuori con mia moglie, come dovresti fare tu''
''Dovrei andare a cena con tua moglie?''
Lo fulmino con lo sguardo e lui si lascia scappare tranquillamente una risatina.
''Fanculo James''
Chiudo l'armadietto e faccio per andarmene, ma non riesco a fare più di tre passi che mi blocca.
''Aspetta Niki''
Il suo tono di voce è strano...serio, quasi.
''Cosa vuoi?''
Il mio invece è quello di sempre, freddo.
''Volevo congratularmi con te per la vittoria di oggi, sei stato bravo''
''Grazie. Ora se non ti dispiace...''
Lo lascio così e me ne vado.
''La prossima volta ti batto!''
Mi grida da lontano. Le sue parole non mi toccano, sono solo parole i fatti sono quelli che contano e i fatti sono che io sono il migliore.
Entro in macchina e accendo la radio.
''Pilota di formula1 in ospedale a causa di un incidente sul circuito d'Olanda''
La donna alla radio ha appena dato la notizia, io lo sapevo già...Ero lì quando la sua macchina ha sbandato andandosi a scontrare contro un altra macchina, finendo poi fuori strada. Nulla di grave si è solo rotto un ginocchio, non potrà correre per un bel pò di tempo e forse è questa la cosa più brutta.
Ogni anno uno di noi perde la vita. Vi starete chiedendo chi mai sceglierebbe un lavoro così? Persone pazze, sballate, in cerca di fama e vittorie, che farebbero di tutto per lasciare il segno, anche morire. Ecco cosa siamo noi piloti, ecco cosa sono io. Eppure mi reputo più intelligente degli altri perchè sono disposto a rischiare sì ma solo il 20% non un punto di più. Non voglio certo ammazzarmi, voglio godermi la vita, le vittorie, i podi, la fama, la mia donna.Cambio programma alla radio, metto un pò di musica a basso volume e mi rilasso cercando di non pensare a nulla.
Fuori il tempo è bello, fa parecchio caldo e si preannuncia una discreta serata. Gli ultimi bagliori scarlatti lasciano il posto ad un cielo colorato di un blu notte, pallido, ricolmo di stelle. La luna alla mia destra si innalza possente e illumina tutto ciò che la circonda, è al primo posto rispetto a tutto il resto.
Proprio come un pilota.
Proprio come mi sento io...Quando arrivo a casa mia posteggio la macchina in garage ed entro. Non mi levo nemmeno la giacca, mi limito a posare le chiavi nel mobile che si trova all'entrata e mi guardo un attimo allo specchio.
''Marlene''
La chiamo per vedere dov'è e se è pronta...so come sono le donne tutto il giorno non gli basta per sistemarsi.
''Sono in bagnoo''
Mi grida.
Forse è convinta che io non riesca a sentirla, in realtà ci sento ancora benissimo.
Mi butto letteralmente sul divano e aspetto che esce. Accavallo la gamba destra sull'altra, le braccia sopra lo schenale del divano completamente distese e accendo la televisione. Trasmetteranno prima o poi qualcosa di decente (?).
''Tesoro...''
Volto la testa di scatto verso di lei. Rimango imbalsamanto come un idiota a fissarla, gli occhi spalancati.
''Che c'è?''
Mi dice lei con fare quasi preoccupato.
''Sei bellissima''
''Scemo! Mi hai fatto spaventare!''
Le sorrido, poi mi alzo dal divano e mi avvicino a lei. La prendo dai fianchi e l'avvicino a me, fino a che il suo corpo è completamente schiacciato sul mio. Sento il suo calore, il respiro affannato sulla mia pelle, sul mio collo. Le sue labbra sulle mie...
''Dobbiamo andare''Mi dice fermandosi un secondo ma poi continua a baciarmi ignorando le sue stesse parole.
Adesso siamo troppo eccitati per fermarci qua.
Le afferrò la maglietta e l'aiuto a levarsela, la getto a terra e vedo nel suo volto una nota di disaccordo. Non mi importa di nulla...
''Niki''
Sussurra il mio nome gettando la testa all'indietro mentre io le bacio il collo segnando una scia rossa ad ogni mio passaggio. Ormai si è arresa, adesso è nelle mie mani.