U n o ♂

146 21 21
                                    

«Ehi! Fai piano!» 

Iseul sbuffò, non le piaceva portare a spasso il suo cane.
La strattonava sempre e, quando scendeva le scale,
rischiava di cadere ad ogni gradino per la forza con cui
quella bestiolina di media grandezza la tirava.
Chiariamoci, lei amava Choco ma non riusciva a gestirlo,
non era un uomo e non aveva una forza sovrumana;
ergo, ogni volta che cercava di fargli fare una passeggiata,
era lei che veniva portata dal cane e non il contrario. 

Aish ma quanta energia hai? Dai vai con calma!
Non fece in tempo a pensare quella semplice frase che il cielo
blu della sera, coperto da una coltre più scura di nubi,
venne attraversato da una saetta bianca e velocissima e,
pochi secondi dopo, si sentì un rombo tremendo. 

«No! La pioggia no!» 

Si portò la mano libera sulla guancia cercando di capire
cosa effettivamente dovesse fare.
I temporali non le piacevano, odiava i rumori forti,
ragion per cui ogni volta che c'erano in programma
dei fuochi d'artificio lei decideva di sparire per un po'.
Solitamente cercava un posto riparato, magari un bagno o,
tanto meglio, un negozio, in cui il suono provocato
dai botti della polvere da sparo venivano coperti dalla musica. 

«Andiamo, veloce!» 

Se prima voleva far rallentare il cane.. beh, ci ripensò vivamente.
Casa sua non era molto lontana, doveva solo arrivarci.
Ecco, quella era la parte più dura. Arrivarci.
Mentre iniziava ad accelerare il passo, non aveva tenuto
conto di un piccolo ma non insignificante particolare:
il suo animaletto era più veloce di lei e, come detto prima,
era anche molto più forte. Quindi, non appena le prime gocce
di pioggia iniziarono a bagnare l'asfalto scuro della strada
e non appena Iseul si mise a correre, quest'ultimo iniziò
ad avanzare come un treno, pensando che la sua padroncina volesse
giocare, tanto da strattonarla e farle perdere la stretta sul guinzaglio. 

«Merda! Choco torna qui!» 

Se ti prendo ti riduco ad uno spiedino!
Quell'adorabile palla di pelo non accennava a rallentare,
né tanto meno a fermarsi. Iseul non poteva fermarsi,
girare i tacchi e tornare a casa senza la sua bestiola e,
probabilmente, se lo avesse fatto davvero
se ne sarebbe pentita per tutta la vita. Quel cane la sfiancava,
sì, ma era pur sempre il suo Choco ed era insostituibile.
Un altro tuono scosse la fine tranquillità che si era creata dopo il
boato precedente e la ragazza fece un piccolo salto per lo spavento.
Doveva trovare almeno un posto riparato,
non poteva rimanere fuori ancora molto.
Per di più, non avendo controllato le previsioni (eddai, chi guarda
il meteo prima di uscire per far fare la pipì al cane?!)
era uscita in infradito e con una tuta orribile,
era vestita talmente male che anche i maniaci
le sarebbero rimasti a debita distanza.
Almeno non doveva temere per la sua incolumità. 

Stava ancora rincorrendo il cane quando sentì un
piccolo tocco sulla spalla. E poi un altro. E poi un altro ancora.
E quei piccoli tocchi vennero assorbiti e si espansero nel tessuto
della sua tuta, facendole sentire un fastidioso senso di umidità.
Quello che temeva di più si stava avverando, aveva iniziato a
gocciolare e lei si sentiva già zuppa.
Merda, merda, merda.. 

«Choco vieni qua!» 

Quell'ordine uscì dalla sua bocca più come una supplica,
seguito da un piccolo verso lamentoso e dal movimento ancora
più veloce delle sue gambe per acciuffare la bestiolina pelosa.
Mano a mano che i secondi passavano lo scrosciare
della pioggia si intensificava, come il numero delle
gocce che cadevano dal cielo.
Molto presto i capelli della ragazza si bagnarono
e si appiccicarono sempre primi insistentemente
contro il suo viso, cosa che la infastidiva e non le
permetteva di tenere d'occhio la macchiolina che stava fuggendo.
Gli ordini che lei provava ad impartirgli durante la corsa,
inutile dirlo, erano vani e per lei era davvero frustrante,
le sembrava di parlare ad un muro. 

Tuesday ♂ Jung HoseokWhere stories live. Discover now