Capitolo 9

488 39 3
                                    

-Non mi sembrava carino lasciarti sanguinare. E poi così rischi di sporcare tutto il resto della casa- le rispondo ridendo mentre tampono le sue ferite con un batuffolo di cotone zuppo di disinfettante. Mi lascio inebriare dal suo odore. Poso il cotone e prendo due cerotti grandi che poso rispettivamente su ogni ginocchio.

-Fatto. Avrei dovuto fare infermieristica, altro che scienze della comunicazione.

Parlo, ma non ricevo nessuna risposta indietro. Mi alzo e guardo la mia "interlocutrice" per essere certo che sia ancora nel mondo dei vivi. E rimango ancora più sconvolto quando scopro che mi sta fissando. Sì, certamente non è la prima volta nel giro di una mezz'ora. Ma stavolta è, non so, diverso. E' come se mi stesse vedendo per la prima volta.Oppure come se avessi fatto qualcosa che non si aspettava minimamente.

E io, come poche volte nella mia vita non ho la risposta pronta. 

Io. Dennis. Non so come comportarmi con una ragazza. Io che nel campo ho più che una esperienza, e mai ho avuto difficoltà del genere. Insomma riesco a gestire contemporaneamente due relazioni, senza aver avuto mai conseguenze, senza aver mai titubato, ho sempre avuto tutto sotto controllo. So come interagire col sesso femminile.

Ma dannazione! Lei ha mandato tutte le mie convinzioni a quel paese.

Mi viene in mente solo adesso del fatto che frequenta la mia stessa università e che quindi possibilmente può incontrare Sarah, di cui conosceva già il nome senza che glielo abbia detto io, quindi questo aumenta le probabilità che la possa conoscere. Io non so assolutamente niente di questa ragazzina, fino a pochi giorni prima non sapevo neanche della sua stessa esistenza pur essendo stati nella stessa aula per anni. Non la conosco, e non so se posso fidarmi, è venuta a conoscenza del fatto che tradisco Sarah, e se ha ascoltato ha anche capito che non c'è stato un solo episodio, non posso permettere che lo dica a qualcuno. Non deve succedere.

Ora comincio a preoccuparmi seriamente. Inizialmente non avevo completamente messo in conto tutto ciò.

-Sai che non devi dire niente a nessuno di quello che hai visto, vero?- Sa a cosa mi riferisco.

-Non sono il tipo che si fa gli affari degli altri- lascia andare quella espressione strana, e si riprende la sua solita maschera da ragazza fredda e controllata.

-Ah beh, io te lo chiedo, perché non ti conosco e appunto non so che tipo sei.

-Te lo sto dicendo ora.

-Ci sono molte altre cose però che vorrei sapere- tipo tutto.

-Cosa vorresti sapere?- Si alza dal letto dove era prima seduta. Ecco lo sapevo si è messa sull'attenti. Appena si fanno delle domande a cui dovrebbe rispondere lei scappa. E lo so, quella è la faccia di una che è pronta a darsela a gambe. Infatti la vedo dirigersi verso la finestra a testa bassa.

Ma io voglio le mie risposte. Le pretendo.

Con uno scatto fulmineo riesco a superarla e raggiungere la finestra e chiuderla prima che lo faccia lei. Vedo nel suo viso la disapprovazione. Mette su un broncio infantile che mi fa sorridere e dice -Perché hai chiuso?

-Tu non te ne andrai se non risponderai alle mie domande.

-E chi me lo impedirà? Tu?- mi schernisce.

-Sì, io- ovvio.

-Potrei stenderti con un pugno se lo voglio- lo dice, ma non ci crede neanche lei, ma guardatela, è così minuta e magra che a stento riesce a reggersi in piedi.

-Come ti chiami?- il suo sguardo si fa di fuoco, avanza con un passo deciso alzando una mano serrata a pugno diretta proprio verso il mio mento, che poi però si ferma a mezz'aria. Rimango impassibile ad osservarla dall'alto in basso, soffocando nella gola una risata.

Ritrae lentamente il pugno e mormora arrabbiata con se stessa -No non posso- riferendosi al fatto di usare la forza per evitare l'interrogatorio. Sono praticamente il doppio di lei, menomale che se n'è accorta prima di un confronto diretto.

In questo momento sta sicuramente pensando a un modo per potersene andare, la vedo guardare verso la porta, ma scuote la testa con dissenso, per poi abbassarla e arrendersi al mio volere. Si avvicina zoppicante a me, e io mi siedo sul davanzale pronto a ricevere le mie risposte.

-Nome, prego.

-Davvero non sai come mi chiamo?

No, non lo so -A quanto pare no, mai nessuno ci ha presentati.

-Io però il tuo lo conosco, Dennis.

Cavolo, è avanti la ragazza -Concedimi il lusso di essere alla pari allora.

-Mi chiamo Bianca- lo dice guardandomi negli occhi, con un sorriso spezzato in viso.

Bianca

Mi blocco brevemente ad analizzare questo nome, e niente, non mi dice niente, mai sentito prima. Sono davvero così sbadato da non essermi mai accorto di lei? Mi chiedo come ho fatto lungo questi anni a non aver mai sentito parlare di lei, ad essere così cieco. Ora che la vedo, so che è impossibile dimenticarla, non notarla, doveva irrompere con prepotenza nel lungo dove vivo per farmi accorgere della sua esistenza.

-Ci ho pensato tanto sai? Finalmente posso dare un nome alla ragazza della finestra- ho passato diverse notti, dopo le sue visite, a cercare di indovinare il suo nome, a pensare quale nome potesse stare bene con la sua faccia, con i suoi capelli lunghi castani e il suo corpo esile.

Ho pensato a tanti nomi, che credevo fossero perfetti. Ma venendo a conoscenza di quello vero mi rendo conto di quanto tutti gli altri facessero schifo, e non c'entrassero proprio niente con lei. Bianca è il suo nome. Sembra quasi essere stato inventato apposta per lei.

Bianca.

Lascia la finestra apertaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora